Covip: tutti i numeri della previdenza complementare a fine 2023

Sara Farshchi (Unsplash)

Aumentano posizioni in essere, risorse e rendimenti dei fondi pensione. A certificare la buona salute della previdenza complementare nel 2023 i dati Covip aggiornati a fine dicembre che indicano una crescita del 4% delle posizioni in essere rispetto al 2022, e risultati positivi per tutte le tipologie di forme pensionistiche (con valori più elevati per quelle con una maggiore esposizione azionaria).

Posizioni in essere

A fine 2023 Covip registra 10,7 milioni di posizioni in forme pensionistiche complementari (incluse quelle di coloro che aderiscono a più forme) per un totale di 9,610 milioni di iscritti.

I fondi pensione negoziali vedono 211mila nuove posizioni (+5,5%) per un totale che supera i 4 milioni. Nel dettaglio la Commissione di vigilanza rileva una forte crescita del fondo nel settore edile (87.700 posizioni), “destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro”; e nel pubblico impiego (+37.600), “per il quale è attiva l’adesione anche tramite silenzio-assenso per i lavoratori di nuova assunzione”; segue il fondo destinato al settore del commercio, turismo e servizi (+15.700 posizioni).

L’aumento più marcato interessa tuttavia i fondi aperti, con 109 mila posizioni in più (+5,9%), mentre i PIP crescono di 83 mila posizioni (+2,2%). Alla fine dell’anno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,950 milioni e 3,781 milioni.

Le risorse

Insieme all’aumento delle posizioni in essere si rileva una crescita dell’8,2% delle risorse destinate alle prestazioni che totalizzano 222,6 miliardi di euro, rispetto ai 205,6 miliardi di fine 2022. Tuttavia, a determinare circa i tre quinti di questo incremento è il miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite.

L’attivo netto è di 67,9 miliardi nei fondi negoziali (+11,1% rispetto alla fine del 2022), 32,6 miliardi nei fondi aperti (+16,3%) e a 49,9 miliardi nei PIP (+9,8%).

Nel corso del 2023 l’ammontare dei contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP è pari a 14,7 miliardi di euro, in crescita del 5,7% sul 2022. L’incremento risulta del 7,7% nei fondi negoziali e del 7,4 nei fondi aperti, mentre è minore nei PIP (2,3%).

I rendimenti

Come anticipato, nel corso dell’anno tutte le tipologie di forme pensionistiche e di comparti registrano in media risultati positivi. Emergono i comparti azionari, con rendimenti del 10% in media nei fondi negoziali, dell’11,3% nei fondi aperti e dell’11,4% nei PIP.

Bene anche il dato nelle linee bilanciate, con risultati in media pari al 6,9% nei fondi negoziali, all’8,3 nei fondi aperti e al 7,1 nei PIP. Più contenuti i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti.

Fonte: Covip.

Da una valutazione dei rendimenti “su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale”, negli ultimi dieci anni (da inizio 2014 a fine 2023) i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4-4,5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3 per cento. Si confermano le scarse performance di linee garantite e obbligazionarie, che mostrano rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,8 per cento. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4 per cento.

Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.