Dal Forum per la Finanza Sostenibile dieci risposte alle argomentazioni contro gli ESG

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David Van Dijk (Unsplash)

Una dimostrazione “scientifica” volta a ribadire l’infondatezza delle argomentazioni contro la finanza sostenibile. Con il paper “La finanza sostenibile oltre i pregiudizi”, il Forum per la Finanza Sostenibile ha risposto agli “attacchi” recenti ai criteri ESG facendo ricorso a fonti “affidabili e imparziali, casi di studio e best practice”. Il paper, presentato il 16 novembre nell’ambito delle Settimane SRI 2023, è il frutto del lavoro del Forum con i propri soci e risponde a dieci “falsi miti, spesso diffusi da fonti basate su opinioni ideologiche e politiche o condizionate da lobby”, si legge in una nota. “Era prevedibile che con la crescita delle masse gestite con i criteri ESG e il rafforzamento del posizionamento istituzionale europeo della finanza sostenibile si sarebbero sollevate critiche da parte di chi ha interesse a rallentare il processo di giusta transizione”, sottolinea Francesco Bicciato, direttore generale del Forum.

Il dovere fiduciario

Le dieci risposte vanno dunque a toccare una serie di argomenti sensibili per l’universo finanziario, in primis la relazione tra dovere fiduciario, costi, performance e rischio. Sul tema costi, il paper dimostra “che le commissioni in media sono più basse nei prodotti SRI rispetto ai loro omologhi tradizionali”; mentre sul fronte performance (potenzialmente intaccata nel breve termine da eventi inattesi), “i fondi ESG sovraperformano nel medio-lungo periodo”. Un elemento rilevante è rappresentato poi dall’analisi del rischio: l’analisi ESG sottostante ai fondi sostenibili in molti casi consente di identificare minacce altrimenti sottovalutate, rileva il Forum. Emerge che la finanza sostenibile non è contraria al dovere fiduciario, anzi: processo include necessariamente l’integrazione dei fattori ESG e delle pratiche sostenibili”.

Il ruolo degli Stati

Un’altra critica sollevata in tempi recenti sostiene che, nel settore finanziario, gli Stati esercitino soltanto il ruolo di regolatori. Ebbene, il Forum risponde che “nel momento in cui un governo si impegna ad allineare le proprie politiche pubbliche a determinati obiettivi di sostenibilità, per esempio aderendo all’Accordo di Parigi, si posiziona esplicitamente come un attore chiave nell’ambito finanziario”. La stessa prospettiva comunitaria, alla cui base ci sono rilevanti normative (alcune ancora in fase di costruzione), concepisce i governi come partecipanti attivi nelle questioni finanziarie.

Dati e greenwashing

Vi è poi una critica diffusa, che collega la difficoltà nella misurazione della sostenibilità al potenziale greenwashing. “È fondamentale compiere sforzi di standardizzazione e consolidamento per semplificare la raccolta, il reporting e l’analisi dei dati ESG”, si legge nel paper. Il Forum si dice consapevole della presenza di sfide, nonostante le normative europee abbiano contribuito a migliorare trasparenza e qualità delle informazioni disponibili. Tra le criticità rientrano, “un’insufficiente standardizzazione dei dati, lacune nei dati, difficoltà nella comprensione dell’importanza dei temi ESG e potenziali problemi di etichettatura e rating”. Un freno al potenziale rischio greenwashing è dunque la trasparenza. “Ci attendiamo che le norme e i regolamenti siano rafforzati per prevenire e sanzionare il greenwashing, garantendo che i progressi verso una reale sostenibilità non siano solo superficiali, ma portino a cambiamenti concreti e significativi”, si legge ancora nel documento.

Engagement

Un ultimo ambito di analisi riguarda la “fallace” contrapposizione tra gli interessi degli stakeholder e quelli degli shareholder e il tema dell’engagement. L’analisi condotta dal Forum mostra come esternalizzare i costi da parte dell’azienda voglia dire che questi costi saranno a carico della collettività (stakeholder), ma anche degli investitori. Questi ultimi, infatti, dovranno sostenerli sia direttamente, poiché a lungo termine tali costi “nascosti” incideranno sulla redditività e i risultati finanziari dell’azienda investita, sia indirettamente, in qualità di contribuenti. Infine il paper presenta numerosi casi di dialogo tra azionisti e aziende investite con risultati rilevanti. Lo stesso vale per il voto: “Impegnandosi attivamente ed esercitando il diritto di voto, i gestori e gli investitori istituzionali adempiono alle loro responsabilità di amministratori e difendono gli interessi dei loro clienti o beneficiari”.