Fondi Paese, il case study del Regno Unito

La gestione attiva in alcuni mercati può fare la differenza, grazie all’expertise locale del fund manager e alla relazione diretta con le aziende, che consentono di cogliere le migliori opportunità in un universo ampio e diversificato. Questa è la filosofia dei fondi Paese, che sono in grado di offrire un alpha aggiuntivo al portafoglio azionario, focalizzando tutte le analisi su un’unica area. In occasione della tavola rotonda virtuale sui Country funds abbiamo chiesto ad alcuni fund buyer se effettivamente usano questa tipologia di prodotti per diversificare la parte core equity e abbiamo preso come esempio il caso del mercato azionario del Regno Unito, altamente variegato, per capire come un gestore attivo opera per la creazione di valore.

In un contesto di alte valutazioni azionarie e bassi tassi di interesse, quali sono le aree geografiche in cui trovare maggiori opportunità e diversificare le fonti di rendimento? È la domanda che abbiamo rivolto ai fund buyer che hanno partecipato alla discussione. Secondo Jacopo Ciuffardi, fund selector di Fideuram AM SGR, nel medio lungo termine si può creare alpha anche grazie al livello di dispersione di determinati mercati. “Da questo punto di vista il Regno Unito può rappresentare un tassello interessante, soprattutto nel gruppo di società orientate al mercato domestico”, specifica il fund selector. “Al momento, dal punto di vista azionario preferiamo aree come l’Europa, i mercati emergenti e il Giappone, sebbene gli Stati Uniti abbiano fondamentali solidi. Questo perché le nostre scelte sono orientate dal livello dei tassi e l’azionario US è maggiormente growth e quindi più esposto a queste dinamiche”, spiega. “Il Giappone invece è stato inserito in un’ottica tattica, dove, al momento, notiamo componenti value cicliche”, conclude.

Christophe Jaubert, chief investment officer e head of Research Multi-management di Mediolanum International Funds afferma che fino a poco tempo fa l’SGR era fortemente ottimista sui mercati emergenti, “ma il rialzo dei tassi negli Stati Uniti ha cambiato radicalmente il quadro. A ciò si unisce la lenta somministrazione dei vaccini in quelle aree, che ci ha spinto a rivedere le posizioni ed ad essere neutrali. Favoriamo, invece, UK ed Europa in generale, dove non ci sono le valutazioni elevate degli Stati Uniti, ma comunque buone prospettive di ripresa”, chiarisce il CIO.

Le opportunità del Regno Unito

Il Regno Unito è particolarmente avanti con la campagna vaccinale e aspira presto all’immunità di gregge. Guardando al suo mercato azionario, le basse valutazioni rispetto i principali mercati mondiali lasciano intendere che sia il momento di puntare sull’equity inglese. Tuttavia si tratta di un mercato molto diversificato, quindi è necessario un processo di selezione accurato per investirci in maniera redditizia. Il FTSE 350, per esempio, è caratterizzato per 2/3 da società i cui business sono internazionali, con prodotti e servizi venduti in tutto il mondo, che consentono al tempo stesso una diversificazione del rischio.

Anthony Cross, portfolio manager di Liontrust spiega che il modo migliore per creare alpha nel mercato UK è quello di basare il processo di investimento sul vantaggio competitivo. “La strategia parte con l’individuare le società caratterizzate da importanti asset intangibili che siano in grado di creare barriere di competizione. Queste sono le aziende che possono sviluppare un pricing power e ambire ad una crescita sostenibile nel tempo”, spiega il gestore. Sono tre i beni immateriali a cui fa riferimento: proprietà intellettuale, grandi reti di distribuzione, sia su larga scala, che quelle guidate dai dati, e un alto reddito ricorrente. “In poche parole cerchiamo le aziende con una crescita quality del business”, aggiunge. “Utilizziamo un team di analisi indipendente che guarda al ritorno del cashflow sul capitale investito delle varie aziende, per capire quanto valore stiano ottenendo dalla loro attività. Una misura della crescita nel lungo termine”, continua il fund manager.

 “Un altro punto di forza è conoscere la cultura aziendale della società che si acquista, è questo può avvenire solo attraverso una relazione vicina e diretta”, sottolinea. “Infine, facciamo un’analisi complessiva dei rischi e accurata, da quelli normativi, ai liability risks, unitamente a quelli legati ai criteri ESG”, conclude Anthony Cross.