Nella terza parte della tavola rotonda con i gestori PIR abbiamo cercato di capire in che maniera viene gestito il rischio Paese/mercato in un portafoglio investito almeno al 70% in Italia.
Dopo i chiarimenti forniti recentemente dall’Agenzia delle Entrate, l’uso delle coperture su strumenti PIR compliant si è drasticamente ridimensionato: principalmente perché la copertura è permessa ora solo per la componente PIR, lasciando aperto il rischio sul 30% di investimento libero. “Gli investimenti in equity sono quindi facilmente copribili con i futures sul FTSE Mib e il future di recente costituzione FTSE Pir mid Cap”, spiega Francesca Cerminara, responsabile bond e valute di Zenit SGR. “Sulla componente obbligazionaria, invece, viene gestito il rischio tasso di interesse attraverso i future governativi, e utilizzando il future sul BTP si incorpora anche una quota parte di copertura dal rischio Paese Italia”.
Salvatore Cirino, gestore azionario Italia di UBI Pramerica SGR, ci spiega: “Il nostro ricorso all'uso dei derivati è molto limitato e non utilizziamo strumenti specifici per la gestione del rischio liquidità e del rischio Paese. In generale, utilizziamo derivati principalmente per prendere posizioni attive su specifiche asset class, attraverso l'impiego di futures e opzioni, in momenti di particolare sottovalutazione o nell'ipotesi in cui ci sia un catalyst positivo nel breve termine da cui la determinata asset class possa trarre beneficio”.
Per fronteggiare la bassa liquidità che caratterizza alcuni titoli, specie nel segmento AIM, “si cerca di limitare l’esposizione verso gli stessi nei nostri portafogli”, spiega Settimio Stigliano, head of italian equities di Arca Fondi SGR. “Inoltre, in questi casi, è necessario più che mai monitorare frequentemente l’andamento della società, per prevenire in tempi adeguati eventuali cambiamenti nel business e nella società ed effettuare gli opportuni cambiamenti. È fondamentale tenere contatti frequenti con le società in modo da capire il livello di sostenibilità del business".
“L’unico strumento utilizzato a copertura del rischio mercato sono i futures su indice", spiega Giacomo Tilotta, european equity portfolio manager di AcomeA SGR. “Per noi però l'uso di questo strumento assume una rilevanza meramente tattica e opportunistica, in grado di metterci nelle condizioni di sfruttare in maniera rapida ed efficiente determinate situazioni. In questo modo ci mettiamo nelle condizioni, da un lato di proteggere il portafoglio, dall'altro di beneficiare di opportunità di breve periodo laddove si presentassero”.
Anche Carlo De Vanna, gestore Fondersel PMI di Ersel SGR, utilizza derivati di copertura solo in misura marginale e per periodi limitati. “Vengono utilizzati per rispondere all’esigenza di isolare e coprire il rischio direzionale del mercato. Alla fine del 2016 abbiamo introdotto Leadersel PMI HD (dove HD sta per Hedging Dinamico) che unisce la stessa politica di investimento degli altri due fondi, ma con una strategia di copertura guidata da segnali quantitativi. Le analisi di back testing e l’esperienza sul campo hanno mostrato risultati interessanti nel medio periodo, con un ritorno leggermente più alto del fondo long only ma con una volatilità dimezzata. Utilizzare derivati sarebbe un po' contro natura dato che di norma i nostri clienti ci selezionano proprio perché vogliono investire sull’Italia”, fa notare De Vanna.
Gabriele Montalbetti invece, gestore di Consultinvest SGR, spiega che “al momento non vengono utilizzati strumenti di copertura, ma se le condizioni di mercato lo dovessero giustificare, potrebbero essere utilizzati solo derivati quotati (futures o opzioni). In generale le posizioni vengono dimensionate in base alla capitalizzazione e alla liquidità degli scambi sul titolo”, conclude Montalbetti.