Accordo di Parigi: un punto di svolta

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Autore: Hannah Busing, (Unsplash)

La COP21 tenutasi a Parigi nel 2015 ha rappresentato un punto di svolta nella lotta contro il cambiamento climatico. Mentre le precedenti COP avevano fatto progressi nel fissare gli obiettivi e definire la tabella di marcia per gli stati per contrastare il riscaldamento globale, l'Accordo di Parigi ha segnato una pietra miliare, aprendo una nuova fase nei negoziati attorno a questa sfida epocale. Per la prima volta, un trattato internazionale legalmente vincolante sul cambiamento climatico è stato messo nero su bianco e adottato da 196 Stati. L'accordo è stato firmato il 12 dicembre 2015 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016.

Quali sono i suoi obiettivi?

L'obiettivo è limitare il riscaldamento globale ben al di sotto della soglia di 2ºC, preferibilmente contenendo l’incremento a 1,5ºC, rispetto ai livelli preindustriali. L'accordo vincolante che è stato firmato ha avuto un significato profondo, perché per la prima volta ha unito tutti i Paesi sotto una causa comune.

Come viene garantito il rispetto dell'Accordo di Parigi?

Come spiegato nel dettaglio sul sito web della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), l'Accordo di Parigi opera su un ciclo di cinque anni. I Paesi devono presentare i loro piani d'azione per il clima, noti come Nationally Determined Contributions (NDCs), al fine di raggiungere gli obiettivi stabiliti nell'accordo. Inoltre, i Paesi all’interno di questi contributi comunicano le iniziative che intendono intraprendere per raggiungere la resilienza e adattarsi agli effetti dell'aumento delle temperature. Finora sono stati presentati 190 piani sul cambiamento climatico, che coprono circa il 99% delle emissioni di tutti i firmatari della Convenzione.

In che modo i Paesi si sostengono a vicenda?

L'Accordo di Parigi fornisce un quadro per il sostegno finanziario, tecnico e di sviluppo di competenze ai Paesi che ne hanno bisogno. Sul piano finanziario, l'iniziativa spetta ai Paesi sviluppati nella misura in cui forniscono assistenza finanziaria ai Paesi meno dotati e più vulnerabili. Tuttavia, anche altre entità sono incoraggiate per la prima volta a fornire contributi volontari. I finanziamenti per il clima sono necessari per la mitigazione, poiché servono investimenti su larga scala per ridurre significativamente le emissioni.

L'accordo menziona la creazione di un pacchetto finanziario per assistere i Paesi meno sviluppati, che mobiliterebbe 100 miliardi di dollari all'anno dal 2020. Finora questo obiettivo non è stato raggiunto, e la sua revisione è stata fissata per il 2025. Tuttavia, tutto fa pensare che questo sarà un punto centrale che verrà discusso nel Conferenza di Glasgow di quest'anno. Quindi, la finanza privata giocherà un ruolo cruciale nel sostenere la lotta contro il cambiamento climatico.

Monitoraggio dell'Accordo di Parigi

Con l'Accordo di Parigi, i Paesi hanno stabilito un quadro di trasparenza rafforzata. A partire dal 2024, i Paesi riferiranno in modo trasparente sulle azioni intraprese e sui progressi compiuti nella mitigazione del cambiamento climatico. Sono anche previste procedure internazionali per la revisione dei rapporti presentati.

Cosa è stato fatto finora?

L'ONU indica alcuni risultati, anche se piuttosto vaghi su fatti concreti. "Sempre più Paesi, regioni, città e aziende stanno fissando obiettivi di neutralità del carbonio. Le soluzioni a zero emissioni stanno diventando competitive in tutti i settori economici e coprono già il 25% delle emissioni. Questa tendenza è più evidente nei settori dell'energia e dei trasporti, e ha creato molte nuove opportunità di business per gli early movers". Tuttavia, lo stesso organismo internazionale sa che c'è ancora molta strada da fare per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Uno studio preliminare del 2019 ha mostrato che i gas serra sono aumentati a livello globale nel 2019 e le emissioni di carbonio sono cresciute di oltre lo 0,5%.