Secondo l'ultima Fund Manager Survey di BofA, i gestori si posizionano lunghi in azioni cicliche e liquidità, mentre attendono un appiattimento della curva del reddito fisso e quattro aumenti dei tassi negli Stati Uniti entro il 2022.
Unisciti a FundsPeople, la community con oltre 200.000 professionisti dell'asset management. Accedi a tutti i nostri servizi esclusivi: newsletter giornaliera, breaking news, archivio riviste mensili, speciali e libri.
Il sentiment degli investitori inizia a farsi più cupo. I gestori dei fondi hanno aumentato la loro liquidità e ridotto il loro sovrappeso in azioni in risposta ai timori relativi a un rialzo dei tassi e alle tensioni geopolitiche. È questo il contesto che emerge dall'ultima Fund Manager Survey di BofArelativi al mese di febbraio.
Con il cambio di direzione della politica monetaria si è già assistito a un aumento della volatilità sull'azionario che poi è stata scontata dai mercati. Al momento però è entrata in scena una rinnovata tensione geopolitica. È un rischio che ha raggiunto il precedente picco di gennaio 2020 a causa dell'intensificarsi dei colloqui tra Russia e Ucraina. Solo la scorsa settimana questo è stato citato dai gestori come il quinto più grande rischio per i mercati.
Un bel cambio di tono rispetto al rinnovato ottimismo che emergeva dall'indagine di gennaio, non si tratta però di un pessimismo estremo. In effetti, solo il 30% degli investitori vede un mercato ribassista nell'azionario durante il 2022.
Cambiamenti nei portafogli
Questo sentiment "misto" si riflette anche nel posizionamento del portafoglio. I gestori restano abbastanza esposti ai settori ciclici. In realtà, sono azioni cicliche lunghe e liquidità. In termini assoluti, i maggiori sovrappesi si trovano in settori molto ciclici come ad esempio il bancario, energetico, materie prime. Al contrario, le maggiori sottoponderazioni riguardano il reddito fisso, i titoli statunitensi e il settore tecnologico.
In effetti, i portafogli dei gestori si sono posizionati in modo ancora più ciclico, se possibile. Lo si vede nel grafico relativo alle variazioni mensili nel posizionamento da parte dei gestori di fondi. Aumenta l'esposizione ai mercati emergenti, all'energia, alle azioni britanniche e ai beni di prima necessità. Come detto prima, i gestori hanno ridotto le posizioni nelle azioni del mercato azionario statunitense, tecnologico e industriale.
Pertanto, l'allocazione netta al settore tecnologico è scesa ai minimi di agosto 2006. I flussi di denaro si sono spostati verso il settore energetico, dove l'allocazione netta è rimbalzata al 26%, il suo massimo da marzo 2012.
Lo scenario di base nel reddito fisso: un appiattimento della curva
I timori degli investitori si mostrano con più evidenza nel reddito fisso. Come illustra il grafico seguente, la percentuale di gestori che temono per una curva più piatta è salita alle stelle. È lo scenario di base del 41% dei professionisti, il consenso più alto da febbraio 2005. Pertanto, il rischio di cambio, secondo i gestori, è quello che mina maggiormente la stabilità dei mercati finanziari.
Questo scenario deriva inoltre dalle aspettative circa le prossime mosse della Federal Reserve. Il consenso ora prevede quattro rialzi dei tassi nel 2022. Ma la media dei gestori intervistati nel sondaggio parla addirittura di cinque aumenti, altri ancora ne attendono sei. Inoltre è bene considerare che queste evidenze sono state raccolte prima rispetto alla pubblicazione dell'indice dei prezzi al consumo pubblicato il 10 febbraio scorso negli Stati Uniti.
Le previsioni macroeconomiche dei gestori stanno dunque peggiorando. Dopo un piccolo rimbalzo nel Fund Manager Survey del mese scorso, la percentuale di gestori che ritiene che l'economia globale migliorerà nei prossimi 12 mesi è tornata in negativo. Detto questo, solo il 12% vede una recessione. Pertanto, gli intervistati sono divisi quasi per il 50% tra coloro che ritengono di essere nel mezzo del ciclo economico e quelli che pensano che questa sia già la fase finale del ciclo.