Dall’inizio dell’anno le dinamiche geografiche sono state molto differenti. I mercati emergenti asiatici infatti, ad eccezione della Cina e della Corea, non sono stati particolarmente brillanti con performance intorno allo zero o leggermente negative; le loro valute hanno tuttavia controbilanciato questa tendenza con apprezzamenti considerevoli specialmente della rupia indiana. Secondo Giovanni Brambilla (nella foto) e Giovanni Buffa di AcomeA SGR l'India infatti, "dopo un 2014 stellare ha mostrato i primi segnali di debolezza, almeno da un punto di visto azionario. L’euforia per l’elezione di Modi sembra sia sparita e il mercato comincia a domandarsi dove siano finite le tanto attese riforme promesse dal neo-eletto premier. Naturalmente era sbagliato ipotizzare che riformare un paese come l’India fosse un compito semplice e facilmente realizzabile ed è probabile che i cambiamenti richiesti al sistema India richiederanno anni prima di essere implementati". Insomma ad AcomeA si tengono sottopesati sul Paese: "A nostro avviso il mercato ha corso un po’ troppo anche considerando che la recente stagione degli utili è stata piuttosto negativa, deludendo le aspettative degli analisti. Pur riconoscendo le potenzialità del Paese nel lungo periodo, l’India ad oggi rimane un growth market e a questi livelli di valutazioni il mercato ci appare piuttosto caro e non coerente con il nostro approccio alla gestione value".
India e Cina, qual è il miglior mercato emergente?

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