Clima, analisi e gestione dei rischi negli investimenti
Negli ultimi anni i fund selector hanno ampliato il proprio raggio di analisi includendo la valutazione del livello di esposizione dei prodotti di investimento alle questioni legate al cambiamento climatico. Un’attenzione dovuta alla crescente consapevolezza dell'importanza di valutare i rischi finanziari legati agli eventi climatici estremi e ai cambiamenti normativi, oltre che della possibilità di cogliere le opportunità di investimento emergenti in settori come le energie rinnovabili, l'efficienza energetica e le tecnologie di adattamento. Di tecnologie pulite del resto ci sarà sempre maggiore richiesta. A favore di questa tesi, l’approvazione martedì 13 dicembre de un’intesa da parte dei 198 Paesi partecipanti a Cop28 per avviare una “transizione dai combustibili fossili” al fine di raggiungere l'obiettivo di emissioni zero nel 2050. Le opportunità sono dunque molteplici, così come i rischi. In questo senso i fund selector identificano e gestiscono anche i potenziali rischi finanziari legati agli eventi climatici estremi attraverso l'analisi di scenari di stress test. Nella seconda parte della tavola rotonda di Hub ESG si è discusso di indicatori e metriche di selezione utilizzati per valutare il livello di esposizione dei fondi alle questioni legate al cambiamento climatico.
I commenti si riferiscono al contesto dell'8 novembre 2023.
Il punto di partenza di un’analisi di sostenibilità spesso è un approccio rigoroso e consolidato nel tempo. “Il gruppo BCC Iccrea ambisce a rendere sempre più sostenibile l'intera gamma di prodotti e servizi. Per fare questo serve un processo rigoroso e strutturato”, conferma Federico Mondonico, portfolio manager e Sustainable Investment specialist di BCC Risparmio&Previdenza. “Per poter assolvere a questo obiettivo - prosegue - vengono valutati in modo analitico differenti fattori ambientali, sociali e di governance. In BCC Risparmio&Previdenza, in particolare, abbiamo strutturato un modello di rating proprietario sia per la valutazione delle società che per lo scoring dei fondi. Impieghiamo differenti tipi di metriche, provenienti da data provider specializzati. Tra i fattori di analisi vi sono, ad esempio, le emissioni di carbonio per i volumi di vendita, il trattamento dei rifiuti, la presenza di policy per l'utilizzo dell'acqua oppure l'impiego di energia da fonti rinnovabili. Le metriche vengono adoperate seguendo una apposita mappa di materialità”. Secondo Mondonico “un altro aspetto importante dell'analisi è riconoscere il fenomeno del greenwashing. Per noi non basta che un fondo si definisca come Articolo 8 secondo l’SFDR. Occorre una dettagliata analisi anche di stampo qualitativo, che effettuiamo con schede e quesiti opportunamente predisposti, per integrare la nostra analisi finanziaria. Infine monitoriamo con attenzione i PAI, permettendo così di focalizzare l’attenzione sui principali rischi che possono impattare negativamente le nostre decisioni di investimento”.
1/4Tra le problematiche principali nell’approccio ai fondi di investimento vi è la disomogeneità della reportistica e della tassonomia, che diventa ancora più evidente nella valutazione di prodotti provenienti da aree geografiche diverse, con differenti caratteristiche e obblighi normativi. “Nel valutare il livello di esposizione dei fondi alle questioni legate al cambiamento climatico resta il problema della non omogeneità della tassonomia tra Europa e resto del mondo, Stati Uniti compresi”, sostiene Anna Baldassarri, European Financial Advisor, Zurich Bank Private Advisory. “Questa differenza rende poco trasparente la disclosure, che resta il punto di partenza. La qualità del reporting rimane dunque un elemento importante per comprendere il profilo di sostenibilità sia per quanto concerne l’esposizione degli stessi a dinamiche ambientali che per valutare l’esposizione a specifici paesi caratterizzati da un buon livello di sostenibilità”, conclude l’esperta.
2/4“Per tutti i prodotti sottoposti a selezione, ci serviamo dei PAI e procediamo con delle esclusioni”, esordisce Giulia Monaca, portfolio manager di Banca Passadore. “In seguito – continua - per i prodotti tradizionali monitoriamo la percentuale in portafoglio di ciò che è connesso ai fossil fuel: l'idea è cercare di nel tempo ridurre l'esposizione verso questi settori. Per i prodotti definiti come sostenibili utilizziamo delle metriche aggiuntive. In particolare cerchiamo di monitorare la GHG intensity e la carbon footprint delle strategie. Adottiamo un modello proprietario di scoring che integra sia metodi metriche quantitative come l'ESG scoring, con metriche invece più discrezionali. Si analizzano tra le metriche discrezionali l'aderenza, il coinvolgimento di alcuni settori considerati controversi (come ad esempio tabacco, carbone o adult entertainment) o con severe controversie ambientali. Queste metriche e indicatori sono utilissimi al fine di prevenire l'inserimento nel portafoglio di strumenti che possono essere esposti ai rischi collegati alla sostenibilità. Usare scoring, metodologie e indici è un modo per cercare di minimizzare i rischi in portafoglio. Ma cerchiamo di non essere troppo stringenti al fine di non precluderci opportunità emergenti, società che sono attualmente ‘brown’ ma hanno acquisito o stanno investendo in una nuova tecnologia possono diventare in futuro le nuove pioniere ‘green’. Preferiamo non basarci solo su modelli di scoring sostenibili ma affiancare anche un’analisi delle strategie selezionate, in particolare per i fondi attivi, per valutare se il gestore con il proprio processo di investimento riesce a favorire la transizione”.
3/4Sul primato dell’Europa in tema di investimenti sostenibili non ha dubbi Antonio Forte, international sales director Italy di Liontrust . “L’Europa - spiega - è leader nella sostenibilità, tanto che si parla di ‘effetto Bruxelles', ovvero della capacità dell’UE di influenzare altri Stati nel seguire la sua strada. È vero, la tassonomia è ancora diversa tra singoli Stati e tra Europa e Stati Uniti. Tuttavia stiamo assistendo a un processo di trasformazione in cui, sul tema della sostenibilità, gli Stati Uniti stanno seguendo l’esempio europeo. In generale la sostenibilità coinvolge diversi aspetti delle nostre vite, dalle questioni economiche a temi politici di più ampio spettro. All'interno dei nostri fondi Articolo 9 del SFDR gli aspetti ambientali riguardano il 40% degli obiettivi. All’interno di questa percentuale le rinnovabili occupano il 2,5%, mentre i restanti investimenti ricadono su tematiche quali l’aumento dell’efficienza energetica, l’efficientamento di consumi e risorse, l'aumento dell'efficienza dei prodotti dei processi industriali agricoli. La transizione energetica va oltre le rinnovabili. Queste ultime, in termini di rendimento, hanno performato poco negli ultimi anni, complice una tempesta perfetta legata al rialzo dei tassi e costi delle materie prime, e al contempo una struttura ricavi rigida. Adesso lo scenario potrebbe cambiare e riteniamo che le rinnovabili diventeranno rilevanti anche in termini di ritorno”.
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