Il terzo studio Capital Group sull’adozione degli ESG da parte degli investitori rileva, tra gli altri risultati, come le allocazioni alle obbligazioni ESG dovrebbero aumentare con il calo dell'inflazione e il picco dei tassi d'interesse.
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Ancora una crescita, seppure di un solo punto percentuale, nell’adozione degli ESG da parte degli investitori globali. Tuttavia, il modesto aumento è motivato dall’entità del dato, pari al 90 per cento. È quanto rileva il terzo Capital Group ESG Global Study, che ha raccolto le opinioni di 1.130 investitori in tutto il mondo, attraverso un sondaggio online condotto da CoreData Research tra marzo e maggio 2023. “Considerando che l'adozione è ormai così diffusa, forse era lecito aspettarsi aumenti più contenuti”, si legge nell’introduzione allo studio in cui si specifica come “le risposte di quest'anno indicano tuttavia che alcune barriere di vecchia data stanno iniziando a diminuire”. Il riferimento va al fatto che gli investitori continuano, sì, a segnalare la qualità dei dati, la complessità normativa e l'informativa sui fondi come ostacoli all'adozione. Tuttavia “il livello di sfida rappresentato da ciascuna di queste aree è diminuito. Gli investitori sembrano sentirsi più proattivi e più responsabilizzati”.
Greenwashing
Anche alla luce di questa nuova sensibilità gli investitori sono più attenti al tema del greenwashing (e il 50% ritiene che stia aumentando rispetto al 48% del 2022). “Questo cambiamento di percezione – specificano da Capital Group – potrebbe essere dovuto a una maggiore informazione da parte dei media e a un'azione normativa più incisiva sul greenwashing, piuttosto che a un aumento delle disfunzioni”.
Altro dato interessante è poi quello riferito alla quota di investitori che hanno adottato l'ESG e crede che abbia il potenziale per aumentare i rendimenti. Quasi sei su dieci (il 57%) affermano che incorporare l'analisi ESG può far emergere interessanti opportunità di investimento. E quasi la metà (45%) ritiene che l'integrazione dell'ESG possa migliorare i risultati degli investimenti a lungo termine. Da qui anche la preferenza per le strategie attive, indicata dal 74% dei rispondenti.
Il campione analizzato comprende 565 investitori istituzionali globali (fondi pensione, family office, compagnie di assicurazione, fondi sovrani, fondazioni, fondi a contribuzione definita) e 565 investitori wholesale globali (fondi di fondi, gestori di fondi discrezionali, banche private, broker-dealer di filiali, consulenti di investimento, consulenti indipendenti, divisione investimenti di compagnie di assicurazione). Gli investitori hanno sede in 25 Paesi e regioni, tra cui Europa (50%), Asia-Pacifico (32%) e Nord America (18%). Il campione comprende anche chi applica criteri ESG (90%) e chi non applica criteri ESG (10%).
Asset class
Nel dettaglio delle singole asset class, quella azionaria rimane la preferita in ambito ESG, con l’81% delle preferenze (contro l’80% del 2022), segue l’obbligazionaria al 58%, invariata rispetto agli anni precedenti, ma circa un terzo degli investitori dichiara di voler aumentare le allocazioni ai fondi obbligazionari ESG con il calo dell'inflazione e il picco dei tassi di interesse. Infine quella alternativa (44% contro il 47% del 2022). Tuttavia, Sebbene le variazioni regionali all'interno dei titoli azionari siano minime, una percentuale maggiore di investitori EMEA utilizza il reddito fisso (61%) per implementare l'ESG rispetto ai colleghi del Nord America (43%). Inoltre, gli investitori dell'Asia-Pacifico sono più propensi a impiegare strumenti alternativi (54% contro il 44% a livello globale).
Quattro investitori su dieci (40%), inoltre, ritengono che le proprie strategie azionarie ESG abbiano un bias di stile verso i titoli growth, ma c'è una crescente domanda di fondi ESG multitematici, con il 40% che afferma che questi potrebbero diversificare i rischi derivanti dal bias di stile.
"Questo è il terzo anno consecutivo che conduciamo un'indagine ESG globale e vediamo che gli investitori a livello globale continuano a privilegiare un approccio attivo con una ricerca fondamentale, in quanto ciò aiuta a identificare le società con piani di transizione credibili che saranno fondamentali per un'ulteriore adozione dell'ESG", ha dichiarato Jessica Ground, global head of ESG, Capital Group. "Le risposte di quest'anno suggeriscono un crescente interesse per i fondi multitematici”, afferma l’esperta, indicando come questi ultimi siano in grado di “offrire una copertura più ampia dello spettro ESG e contribuire a neutralizzare la volatilità dello style bias”. Un’altra area di interesse riguarda i fondi obbligazionari ESG, alla luce di uno scenario in cui “i tassi di interesse raggiungono il massimo”.
Opportunità di investimento
Le aziende “in transizione”, ossia le società al lavoro per trasformare i propri modelli di business in un futuro sostenibile, si qualificano come fondamentali per cogliere le opportunità di investimento, tanto che quasi sei investitori globali su dieci (il 59%) ritengono che le strategie che si concentrano su aziende leader (società best in class in settori sostenibili con elevati rating ESG) perderanno opportunità di investimento; mentre la percentuale di chi si concentra su una combinazione di leader e di società in transizione è raddoppiata, passando dal 23% di due o tre anni fa all'attuale 46 per cento. Si prevede che questa percentuale salirà al 54% nei prossimi due o tre anni.
Gli ostacoli di lungo periodo all’adozione dell’ESG
La coerenza e l’affidabilità dei dati sono ancora tra i principali ostacoli all’adozione degli ESG, secondo quanto indica circa la metà degli investitori globali (il 54%), anche se in calo rispetto al 62% del 2021 anni fa. Per sopperire a questa lacuna, gli investitori si rivolgono a più fonti per: il 40% si affida alla ricerca proprietaria dei gestori attivi e il 40% conduce una propria analisi ESG. In assenza di una definizione ESG a livello di settore, quasi quattro investitori istituzionali su dieci (39%) hanno creato una propria serie di definizioni ESG per garantire che i team adottino un approccio coerente. Più di un terzo (35%) ha sviluppato un proprio approccio interno alla categorizzazione dei fondi ESG.