Con la legge di Stabilità 2015 queste polizze rischiano di diventare meno interessanti specie nel confronto con rendimenti e tassazione dei titoli di stato. Parla Alessandro Foti, dello studio De Berti Jacchia Franchini Forlani.
Alla luce della legge di Stabilità le polizze vita unit-linked si fanno meno interessanti dal punto di vista fiscale quale strumento di pianificazione patrimoniale ai fini successori. In base all’articolo 44, comma 23, infatti, si revoca il regime di esonero dalla legge accordato agli eredi sui rendimenti finanziari generati dagli attivi vestiti in polizza. Resta invece l’esonero di quanto percepito dagli eredi ai fini dell’imposta di successione anche se, pure in questo caso, non si sa quanto tempo durerà. Le polizze vita cosiddette “unit-linked”, finora intese come vantaggioso strumento per la gestione del passaggio generazionale, quindi, potrebbero ben presto esser considerate meno attraenti.
Spiega Alessandro Foti, esperto fiscale dello studio De Berti Jacchia Franchini Forlani: “con la Legge di Stabilità 2015 (la cui bozza è stata di recente approvata dal Consiglio dei Ministri, ma sicuramente soggetta a modifica), infatti, il governo intende introdurre talune norme che, qualora confermate definitivamente, potrebbero ridimensionare la convenienza di tale strumento specie se raffrontato con rendimenti e tassazione dei titoli di stato. Tali norme, in particolare, introdurrebbero la tassazione ai fini Irpef dei capitali percepiti dai beneficiari di una polizza vita in caso di morte del contraente, mantenendo esclusa la sola componente attribuibile al rischio demografico. Ogni ulteriore plusvalenza costituirebbe, invece, un rendimento finanziario tassabile al 26% (con aliquote minori per le somme maturate prima dell’1° luglio di quest’anno)”.
L’intervento legislativo, per un verso, si colloca nell’ambito degli interventi del governo volti a uniformare la tassazione dei rendimenti finanziari (ad eccezione di quelli dei titoli di stato e strumenti analoghi mantenuti al 12,5%), per altro verso, rappresenta un mezzo teso a scoraggiare un utilizzo da molti considerato improprio delle polizze vita come strumento di pianificazione successoria 'aggressiva'. Conclude il professionista: “deve aggiungersi, tuttavia, che nonostante con il provvedimento in parola si prospetti un minor vantaggio fiscale per coloro che intendano utilizzare le polizze vita, d’altro canto, per i beneficiari continuerebbero a sussistere due vantaggi fiscali importanti: il differimento della tassazione sulle plusvalenze al momento del decesso dell’assicurato - così permettendo un migliore rendimento dell’investimento -, e, per ora, l’esclusione delle polizze dal campo di applicazione dell’imposta di successione. In termini più ampi, quindi, è ragionevole affermare che nell’attuale contesto sociale, in cui il numero delle famiglie 'non tradizionali' è in crescita, la flessibilità e le maggiori garanzie sul capitale, costituiscono caratteristiche tali da mantenere ancora vivo un certo interesse verso tale strumento di gestione patrimoniale anche sotto il profilo della pianificazione successoria”.