Come approcciare il debito dei mercati emergenti in un contesto di mercato sfidante? Se ne è discusso nel corso della prima parte della tavola rotonda di FundsPeople dedicata all'asset class.
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Come approcciare il debito dei mercati emergenti in un contesto di mercato sfidante? Se ne è discusso nel corso della prima parte della tavola rotonda di FundsPeople dedicata all'asset class.
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I Paesi dei mercati emergenti devono affrontare una serie di sfide, dagli shock climatici ai conflitti geopolitici, dalla stretta della liquidità globale all’aumento dei default. Gli investitori si trovano in particolare di fronte alla possibilità di uno scenario in cui i tassi di interesse rimarranno elevati a lungo. Inoltre, i rischi di recessione soprattutto in Europa e quelli geopolitici aumentano l’avversione verso gli strumenti finanziari più volatili. Nonostante i venti contrari, i mercati emergenti continuano a attrarre le attenzioni degli investitori. Del resto i mercati emergenti tendono ad avere una crescita economica più rapida rispetto ai mercati sviluppati. Questo è spesso dovuto a una combinazione di fattori, come la modernizzazione dell'infrastruttura, l'aumento della classe media e l'adozione di nuove tecnologie. Se ne è discusso nella prima parte della tavola rotonda di FundsPeople dedicata al tema.
I commenti si riferiscono al contesto del 26 ottobre 2023.
Il contesto economico globale, complice il deciso rialzo dell’inflazione nell’ultimo anno e le rapide risposte delle banche centrali, rimane incerto. Per questo occorre cautela nella valutazione delle singole asset class. “Negli ultimi mesi si è verificata una tempesta perfetta sui mercati emergenti che motiva a nostro avviso, una view cauta e un approccio neutrale sull'asset class”, spiega a riguardo Lella Russo di Banca Aletti. “Sebbene in una prospettiva di lungo termine - prosegue - il comparto presenti elementi di interesse, riteniamo infatti che non si possa ignorare la maggiore attrattiva in termini di rischio-rendimento offerta dall’obbligazionario governativo e dai corporate investment grade. Il contesto attuale ci induce pertanto a essere selettivi e a puntare sulla qualità, selezionando strategie con rating elevati, benché con valutazioni più moderate. Riteniamo infatti che questo sia un approccio più consapevole al rischio insito in questa asset class. Pensiamo inoltre che il ciclo dei rialzi dei tassi da parte della Fed debba essere completato, prima di guardare a questa asset class in modo più costruttivo”. In tal senso, secondo Russo “gli indicatori tecnici di raccolta sul comparto potrebbero essere un fattore di supporto, considerato che negli ultimi mesi e trimestri si è registrato un notevole deflusso di capitali. Gli investitori sono quindi sottopesati e credo che l’atteggiamento resterà più attendista, prima di tornare ad investire sul comparto. Una volta che il mercato avrà prezzato anche un rallentamento del ciclo macro, a riprova dell’efficacia delle politiche restrittive, ritengo che l’asset class potrebbe confermarsi più attrattiva”.
1/5Una visione sulla singola asset class, dunque, che nell’opinione di fund selector e portfolio manager è da inserirsi all’interno dell’analisi sull’andamento complessivo dei mercati e dell’economia. “La mia visione sul debito dei mercati emergenti è connessa al quadro globale”, sostiene Antonio Cannizzaro, portfolio selection manager di Eurizon Capital. “Stiamo assistendo a una notevole volatilità sugli asset a reddito fisso, sia sui mercati sviluppati sia su quelli emergenti”, prosegue Cannizzaro, secondo cui “ci troviamo in un periodo di transizione: le prospettive di crescita globale sono incerte e il ciclo di restringimento dei tassi sta finendo. Inoltre, i cambiamenti climatici e geopolitici aumentano le tensioni”. Riguardo agli asset emergenti, “negli ultimi mesi abbiamo assistito a notevoli movimenti di prezzi e le valutazioni sono diventate più interessanti. Il dubbio è se lo siano abbastanza per entrare nell’asset class. Sarei portato a rispondere: non ancora. Fra l’altro, gli emittenti con rating più basso, come le triple ‘C’, potrebbero scontare un aumento dei rischi di default. Penso a Paesi coinvolti in una ristrutturazione con il FMI come lo Sri Lanka o lo Zambia, solo per citarne alcuni. Insomma, nel breve termine la volatilità potrebbe rimanere. Nel medio-lungo periodo però i rendimenti dell'asset class potrebbero diventare interessanti. È importante essere selettivi: per le strategie attive, le opportunità di generare alfa sono elevate”, conclude l’esperto.
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L’outlook sui mercati emergenti “è sfidante a causa di alcuni fattori quali: politiche monetarie restrittive a livello globale che drenano liquidità, tassi e rendimenti più elevati nei paesi sviluppati core, aumento della volatilità e rischi geopolitici”, evidenzia Andrea Florio, manager di Zurich Bank. “In uno scenario di questo tipo - continua - è senza dubbio complesso trovare la giusta posizione. Sarà dunque necessario adottare un approccio costruttivo basato su una diversificazione di tipo globale combinata con il giusto orizzonte temporale di medio lungo periodo, possibilmente all’interno di un robusto portafoglio bilanciato che permetterà di bilanciare il giusto rapporto rischio rendimento”. Investire nei mercati emergenti può infatti contribuire a diversificare un portafoglio, poiché spesso presentano una correlazione inferiore rispetto ai mercati sviluppati. Inoltre molti mercati emergenti sono ricchi di risorse naturali e hanno una popolazione giovane e in crescita. Questi fattori possono rappresentare opportunità per gli investitori interessati a settori come l'energia, le materie prime e i beni di consumo. “Affinchè il debito emergente aumenti la propria attrattività sarà senza dubbio necessario che lo stesso inizi a prezzare un risk-premia adeguato simile al regime higher for longer recepito dai mercati core”, conclude Florio.
3/5Le politiche economiche e monetarie degli Stati Uniti, come i tassi di interesse stabiliti dalla Federal Reserve, possono avere un impatto significativo sui flussi di investimento verso i mercati emergenti, in particolare nei confronti del debito. “Ci aspettiamo un contesto migliore per il debito dei mercati emergenti e per il reddito fisso in generale nel momento in cui avremo evidenza del raggiungimento del picco dei tassi da parte della Fed”, sostiene Matteo Belleri, senior portfolio manager di Banca Patrimoni Sella. “Se consideriamo le condizioni dell’asset class nel 2022 - sottolinea -, probabilmente si è verificata una tempesta perfetta dettata dal conflitto russo-ucraino che ha portato all’aumento dei prezzi delle materie prime e dell'inflazione, oltre a generare forti deflussi dall'asset class che sono proseguiti anche nel corso di quest'anno. In questo contesto, nella prima metà del 2023 l'asset class ha comunque mostrato una certa resilienza in termini di performance aggregata, se consideriamo che il dollaro è rimasto forte e i tassi dei Treasury sono aumentati. Successivamente l’ulteriore aumento dei rendimenti dei Treasury ha rappresentato un forte catalizzatore per un sell off che si è concentrato in particolare in alcune aree del debito dei mercati. Ci sono, in ogni caso, alcuni Paesi che sono già ben posizionati per beneficiare del contesto attuale, penso a paesi come Messico e Brasile che hanno tassi reali attrattivi e all’India con il graduale processo di inclusione negli indici obbligazionari”.
4/5Per navigare i mercati di oggi, “crediamo sia necessario essere tattici e dare maggior peso ai fattori macro economici e alle decisioni top-down e meno alle allocazioni per singolo Paese”, sostiene Bryan Carter, head of Global Emerging Markets Debt di HSBC Global Asset Management. “Nei nostri fondi obbligazionari emergenti, ad esempio - evidenzia -, abbiamo ridotto la quantità delle operazioni sui singoli paesi, aumentando il peso delle decisioni top-down relative ai fattori macro, come la tempistica dell’esposizioni di duration, delle operazioni di allocazione degli spread e soprattutto alla ricerca della qualità all’interno dell’asset class. Non vi è mai stato prima un peso maggiore di singole ‘A’ o rating superiore nell'asset class, siamo oltre il 25%. Allo stesso tempo, l’indice non ha mai avuto un numero maggiore di Paesi con rating ‘B’ o inferiore e alcuni di questi sono in default. I tassi di interesse sono ancora un motivo per essere cauti nei confronti dei mercati emergenti in questo momento, ma non sarà così per sempre”. Secondo Carter “si tratta di un’asset class in cui ci si è sempre concentrati sul carry, ma ora è necessario puntare sulla duration. La scadenza media del debito dei mercati emergenti e di un portafoglio sovrano è di quasi dieci anni, una durata all’incirca doppia rispetto all'indice dei titoli di Stato tradizionali o dei Treasury. Se la corsa dei tassi di interesse si fermasse, quindi, le opportunità di rendimento nel comparto potrebbero aumentare notevolmente”.
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