Anatomia di una recessione: Fast&Furious 75

Jeffrey Schulze - Josh Jamner. foto concessa ( Franklin Templeton)
Jeffrey Schulze - Josh Jamner. foto concessa ( Franklin Templeton)

CONTRIBUTO a cura di Jeffrey Schulze, CFA, director, investment strategist e di Josh Jamner, CFA. vice president, investment strategy analyst di ClearBridge Ivestments, gruppo FranklinTempleton. Contenuto sponsorizzato.

Un’inflazione CPI all’8,6% a fronte dell’obiettivo del 2% della Federal Reserve (Fed) è come viaggiare a 75 miglia all’ora in una zona dove la velocità massima è di 25: un grosso problema. A cominciare dall’autunno scorso la Fed ha premuto sempre più sul freno, sperando di rallentare l’economia prima che si verifichi un incidente. Il 15 giugno ha schiacciato i freni al massimo, alzando i tassi d’interesse di 75 punti base, e incrementando le possibilità di un errore politico, perché l’eccessivo inasprimento, cercando di risolvere un problema (l’inflazione) ne crea involontariamente un secondo, rallentando l’economia fino al punto da provocare una recessione invece di un atterraggio “piuttosto morbido”. Proseguendo con l’analogia di un’auto che procede a tutta velocità, le manovre repentine della Fed rischiano di provocare un testacoda per l’economia.

A inizio giugno il mercato stimava un secondo rialzo consecutivo dei tassi d’interesse di 50 punti base. A metà mese sono emersi due data point che hanno dato il via al passaggio a 75 punti base. Il primo è stato il Consumer Price Index (CPI) di maggio, che ha superato le previsioni con i prezzi più alti dell’energia. Il secondo è stato il Michigan Index of Consumer Sentiment che a giugno ha riportato cifre pessime, scese attualmente al livello più basso della storia.

Il 13 giugno alcuni articoli pubblicati da The Wall Street Journal1 e Bloomberg2 suggerivano che la Fed avrebbe potuto considerare un rialzo più aggressivo di 75 punti base, dopo le cifre elevate del CPI e dati preoccupanti relativi al sentiment dei consumatori.  La provenienza da “voci non ufficiali” e la possibilità che si trattasse di una fuga di notizie intenzionale relative al rialzo della Fed, nel giro di pochi minuti hanno portato i mercati a scontare nei prezzi un rialzo di 75 punti base. Questi articoli riportavano anche proiezioni di ulteriori rialzi dei tassi di 3,25 punti base per quest’anno. La Fed ha già realizzato la prima previsione, mentre la seconda è attualmente sostenuta dalle minute della Fed, che indicano un rialzo decisamente maggiore entro la fine dell’anno da parte dei membri del Federal Open Market Committee (FOMC).

Se questi ulteriori rialzi si concretizzassero nel secondo semestre di quest’anno, rappresenterebbero il secondo rialzo complessivo più ampio nel giro di 12 mesi a partire dalla metà degli anni Cinquanta. Quest’inasprimento rapido e rilevante raffredderebbe eventualmente l’economia, che stava già rallentando con la normalizzazione post-pandemia e la riapertura delle attività, oltre che con l’aumento dei prezzi dell’energia.

Siamo di fronte a un ciclo speciale?

*I tassi mostrati per queste date sono quelli dell’ultimo rialzo nel primo anno e non i tassi un anno dopo il primo rialzo del ciclo.

**Cambiamento nel primo anno del tasso dei Fed Fund implicito nei Fed Fund Futures. Dati al 15 giugno 2022. Fonte: Bloomberg, Chicago Board of Trade.

Purtroppo la politica monetaria non è idonea a gestire shock legati alle forniture come il rincaro dell’energia dovuto a un conflitto geopolitico. La Fed può continuare ad alzare i tassi in modo aggressivo, ma se i prezzi dell’energia saliranno ulteriormente o resteranno elevati per motivi geopolitici, l’inflazione headline e l’inflazione prevista potrebbero non migliorare molto. Sebbene la politica monetaria abbia un effetto ritardante e si possa ragionevolmente prevedere un rallentamento dell’inflazione dovuto ai rialzi dei tassi, l’impatto attualmente potrebbe essere minore. Di conseguenza appare plausibile che si possa prevedere un inasprimento ancora maggiore, prima che la Fed si fermi, rafforzando il rischio di un errore politico lungo il percorso. La torta richiede ancora tempo per la cottura, ma siamo convinti che l’economia abbia imboccato attualmente una strada lungo la quale sta diventando più probabile una recessione piuttosto che un atterraggio abbastanza morbido.

Il ClearBridge Recession Risk Dashboard ancora non riflette queste dinamiche, che rappresentano shock esogeni non facilmente catturati dai data point disponibili. Inoltre, al momento le condizioni economiche sono robuste, un sentiment ribadito dallo stesso presidente della Fed Powell nella conferenza stampa del FOMC, quando ha affermato di non vedere segni di un rallentamento più diffuso. Un indicatore è peggiorato: gli spread creditizi sono infatti passati da giallo a rosso, ei mercati iniziano a riflettere queste dinamiche. Nei prossimi mesi ci attendiamo altri peggioramenti nel dashboard per indicatori quali le licenze edilizie, il sentiment per i posti di lavoro, le richieste di sussidi di disoccupazione, le vendite retail, i nuovi ordinativi ISM e la curva dei rendimenti. Potrebbe volerci qualche tempo prima che sia visibile, vista la salute dei consumi, ma in ultima analisi siano convinti che gli effetti ritardati di una politica monetaria più rigida prevarranno sui consumi, il propulsore di due terzi dell’economia. Stiamo cominciando a vederne i primi segni, con un raffreddamento dell’attività nel mercato abitativo e congelamenti delle assunzioni o licenziamenti, principalmente nel settore tecnologico.

 ClearBridge Recession Risk Dashboard

Fonte: ClearBridge Investments.

Andando avanti, una recessione non è certa. La politica della Fed può nuovamente invertirsi, e possono emergere altri sviluppi positivi. Siamo convinti che strumenti quali il ClearBridge Recession Risk Dashboard possano aiutare gli investitori a monitorare l’evoluzione dell’economia, che probabilmente si dimostrerà tutt’altro che lineare. Avevamo suggerito che la Fed fosse alquanto indipendente dai dati, salvo un momento di rottura, mentre questi tendono a riportare i tassi dei fondi federali a neutrali a fronte di un’inflazione troppo elevata prima di rivalutare le condizioni. Ora sembra che la Fed sia arrivata al suo “momento di rottura.” La nostra conclusione tuttavia è invariata: siamo convinti che gli investitori di lungo termine dovrebbero continuare a essere pazienti mentre attraversiamo l’anno di transizione. Ciò che è cambiato sono le dimensioni di quello che potrebbe accadere, non la direzione dell’economia.

Fonti e note

  1. Fonte: The Wall Street Journal, “Fed Likely to Consider 0.75-Percentage-Point Rate Rise This Week”, 13 giugno 2022.
  2. Fonte: Bloomberg, “Inflation Data Likely Push Fed to Consider 75 Basis-Point Hike”, 13 giugno 2022.

Definizioni

Il ClearBridge Recession Risk Dashboard è un gruppo di 12 indicatori che esaminano lo stato di salute dell’economia statunitense e le probabilità di una recessione.

Il Federal Reserve Board (“Fed”), è responsabile della formulazione di politiche statunitensi ideate per favorire la crescita economica, la piena occupazione, prezzi stabili e un modello sostenibile di scambi e pagamenti internazionali.

L’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) misura la variazione media dei prezzi al consumo statunitensi nel tempo in un paniere fisso di beni e servizi determinato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso neutrale è il tasso dei federal fund teorico al quale l’impostazione della politica monetaria della Federal Reserve non è né accomodante né restrittiva. È il tasso d’interesse reale a breve termine congruente con il mantenimento dell’economia della piena occupazione con una stabilità dei prezzi associata.

Il Federal Open Market Committee (FOMC) è un organismo politico del Federal Reserve System responsabile della formulazione di una politica concepita per promuovere la crescita economica, prezzi stabili e un modello sostenibile per il commercio e i pagamenti internazionali.

Uno spread creditizio è la differenza di rendimento tra due tipi diversi di titoli obbligazionari con scadenze analoghe, dove lo spread è dovuto a una differenza di affidabilità creditizia.

Disclaimer

QUALI SONO I RISCHI?

La performance passata non costituisce una garanzia di risultati futuri.  Va ricordato che non è possibile investire direttamente in un indice. I rendimenti degli indici non gestiti non riflettono alcuna commissione, spesa od onere di vendita.

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