A cura di Luca Grassadonia, CFA, membro di CFA Society Italy.
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A cura di Luca Grassadonia, CFA, membro di CFA Society Italy.
Un risparmiatore con almeno un prodotto finanziario in portafoglio, molto probabilmente avrà sentito parlare di investimenti cosiddetti “sostenibili”. Quello che non sa, però, è che altrettanto probabilmente avrà già in portafoglio almeno un prodotto di investimento che segue una politica di sostenibilità, senza che nessuno gliel’abbia detto.
Sorpreso? È comprensibile. In effetti, sepolto tra le righe della mole di documenti obbligatori che accompagnano ormai qualsiasi prodotto finanziario, che siano fondi, gestioni o polizze assicurative, oggi è molto probabile trovare un vincolo sconosciuto di questo tipo.
Secondo l’ultimo rapporto di Eurosif, associazione europea che si occupa di monitorare gli investimenti sostenibili, sulla base di un questionario diffuso tra tutti i gestori italiani a fine 2017, il 69,5% delle masse in gestione segue almeno una tra le strategie di investimento sostenibile oggi riconosciute.
Ma come è possibile che questo accada? Prima di rispondere alla domanda, tuttavia, bisogna comprendere che cos’è la sostenibilità. Per sostenibilità si intende uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le possibilità del futuro. L'investimento sostenibile è un approccio che considera i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nella gestione del portafoglio.
Dunque, secondo il rapporto Eurosif, la politica d’investimento sostenibile più diffusa in Italia è quella detta di “esclusione”. Ciò significa in concreto che ad esempio, una certa gestione assicurativa in apparenza tradizionale non investe in società dei settori tabacco, alcol e armamenti. Ma è capitato anche per anni che fondi etici per definizione non potessero investire in banche e assicurazioni, le stesse che vendevano il loro prodotto. L’esclusione è solo una delle tante strategie di investimento sostenibile. In questa sede non è il caso di elencarle tutte. Ciò che interessa sapere è che purtroppo nessuna di esse ha mai mostrato di poter migliorare di per sé il rapporto rischio/rendimento di un portafoglio, tanto che i gestori tendono a sovrapporle tra di loro per tentare di migliorare i risultati.
Il vero plusvalore dell’investimento sostenibile risiede in altro. Ma adesso arriva la risposta.
Ricordo bene come anni fa, in una saletta semi deserta al Salone del Risparmio di Milano, il responsabile di una banca affermò che “la sostenibilità è una bella storia da raccontare, ma non è ancora giunto il suo momento”. Ecco, ad oggi sono stati contati più di 350 tra fondi e polizze assicurative in Europa che fanno riferimento esplicito alla sostenibilità, perciò sembra che per l’industria del risparmio quel momento sia arrivato.
La buona notizia in tutto questo è che ogni storia deve basarsi su un fondo di verità, e nel tuo caso la verità è che l’approccio sostenibile può migliorare radicalmente la performance di un’azienda e quindi di un investimento, a patto di essere specifico per questo scopo.
L’applicazione della sostenibilità al mondo finanziario dipende dalla definizione del concetto di materialità, ovvero: quali informazioni non finanziarie hanno un impatto sulla salute di un’azienda e sul benessere dei suoi investitori? Questa definizione proviene dall’oltreoceano, dal Sustainability Accounting Standards Board (SASB).
SASB è un'organizzazione indipendente la cui missione è sviluppare standard contabili che aiutino le aziende a divulgare agli investitori le informazioni non finanziarie utili per decidere. Gli standard SASB sono progettati per passare il vaglio della Securities and Exchange Commission (SEC), e sono indicati dalla Commissione Europea come utilizzabili nella relazione al bilancio d’esercizio.
Le tematiche di sostenibilità di interesse per gli investitori sono quelle che hanno maggiori probabilità di avere un impatto sulla performance operativa e sulla situazione finanziaria di un'azienda.
Concentrandosi sui fattori di sostenibilità rilevanti per le decisioni di investimento, gli standard SASB producono informazioni utili per il management e per gli investitori. Le ricerche condotte da Harvard, Oxford e London Business School hanno ormai dimostrato che tale focus è correlato positivamente alla performance aziendale in termini di fatturato, ritorno sugli investimenti e sul capitale proprio, oltre che alla crescita degli utili.
La dinamica di un mondo che cambia e l'attenzione degli investitori è facilmente comprensibile nei nostri mercati finanziari, dove la differenza tra i valori contabili di bilancio e i valori di mercato cresce di anno in anno.
Nel 1975, solo il 17% delle attività dello S&P 500 era intangibile; nel 2015, il numero era pari all'84%. Se le valutazioni di mercato sono sempre più basate su beni immateriali, in un'economia guidata dalla conoscenza, i bilanci tradizionali raccontano una parte sempre più piccola della realtà.
La contabilità convenzionale non considera le risorse non finanziarie - come il capitale umano, sociale e ambientale - come attività, anche se rappresentano innegabilmente fonti di valore futuro. Questo spiega perché gli investitori guardano ora oltre il bilancio: perché le questioni di sostenibilità sono questioni di business.
Giunti a questo punto, abbiamo capito che per scegliere con successo un qualsiasi prodotto finanziario si può verificare se la politica d’investimento segua una metodologia come quella di SASB che, a differenza dei concorrenti che analizzano solo i dati contabili, utilizza i dati non finanziari rilevanti per la performance operativa e finanziaria dell’azienda, in modo da governare il 100% del valore dell’investimento e produrre il massimo risultato per l’investitore.
So che non sarà semplice, però esistono degli specialisti sul mercato che seguono questi principi, ed ora che sappiamo cosa cercare sarà molto più facile scovarli navigando tra le pagine di questo sito.