COP 27: dopotutto, non una COP persa

Timothée Jaulin. Foto concessa (Amundi)
Timothée Jaulin. Foto concessa (Amundi)

Contributo a cura di Timothée Jaulin, head of ESG Development & Advocacy, Special Operations di Amundi. Contenuto sponsorizzato.

Dal 6 al 20 novembre 2022 i capi di stato, i ministri, i negoziatori e ancora i rappresentanti delle imprese, della società civile, i sindaci e le organizzazioni ambientali si sono riuniti a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per il più grande convegno annuale sul cambiamento climatico. In occasione della 27a Conferenza delle Parti1(COP27) della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), i paesi si sono ritrovati per discutere sui piani d’azione finalizzati al raggiungimento degli obiettivi climatici collettivi globali, come convenuto nell'ambito dell'Accordo di Parigi.

Per la quinta volta la COP è stata ospitata in Africa, un continente responsabile solo del 3% delle emissioni globali, ma sproporzionatamente esposto agli impatti negativi del cambiamento climatico. In una lettera inviata alle parti e ai vari osservatori in vista della COP27, il Presidente egiziano designato della COP27 ha sottolineato la necessità di “ripristinare il ‘grande compromesso’ al centro dell'Accordo di Parigi e il processo climatico collettivo multilaterale, in base al quale i paesi in via di sviluppo hanno accettato di intensificare i propri sforzi per affrontare una crisi di cui sono molto meno responsabili, in cambio di un adeguato sostegno finanziario e di altri mezzi per l’implementazione.”

Questa lettera è arrivata pochi mesi dopo che il primo ministro delle Barbados, Mia Mottley, ha lanciato l’iniziativa Bridgetown, un appello volto a ripensare il sistema finanziario globale, con un focus sulla riforma della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Dopo un anno caratterizzato da aumento degli eventi meteorologici estremi, temperature record e una crescente crisi energetica in tutto il mondo, la COP27 doveva focalizzarsi sul piano di attuazione e sui mercati emergenti: tenutasi in Egitto, offriva la possibilità di portare punti di vista tipicamente più marginalizzati durante le discussioni e di stringere stretti legami di collaborazione tra le nazioni sviluppate e quelle in via di sviluppo.

Le nazioni erano inoltre tenute a illustrare come stanno implementando gli impegni presi in occasione della COP26, tra cui l’urgente riduzione delle emissioni di gas serra, il rafforzamento della resilienza, la preparazione agli inevitabili impatti del cambiamento climatico e il finanziamento dell'azione per il clima nei paesi in via di sviluppo. Gli impegni assunti dai governi in vista della COP27 hanno migliorato gli scenari annunciati da 1,8°C a 1,7°C (rispetto al 2,1°C prima della COP26). Tuttavia, l'attuazione delle misure necessarie rimane il compito più arduo in un difficile contesto macroeconomico.

Durante la COP, i leader del G20 hanno concordato di proseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C, confermando di essere in linea con l'obiettivo di temperatura più ambizioso dell’Accordo di Parigi del 2015. Dal vertice di Bali sono emersi anche importanti annunci come la Just energy transition partnership (JETP). Tirando le somme, sia dell'annuncio del G20 che di quello della COP27, siamo ancora molto lontani dal raggiungere l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2°C. Tuttavia l’attenzione sulla JETP per la progressiva eliminazione del carbone rappresenta una speranza poiché con essa si inizia ad affrontare seriamente la questione relativa ai 9.000 o più centrali di carbone.

I punti chiave emersi nel corso della COP27

Perdite e danni: programma di risarcimento e adattamento

I paesi hanno deciso di compensare i paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico con dei finanziamenti per perdite e danni.

La somma impegnata fino a questo momento è ben al di sotto delle centinaia di miliardi di dollari che gli esperti stimano saranno necessarie ogni anno entro il 2030 per assistere le comunità nell’attività di riparazione e ricostruzione dopo le calamità.

Ripensare il sistema finanziario globale

Prende piede l’iniziativa Bridgetown, promossa dal Primo Ministro delle Barbados, finalizzata a mobilitare le istituzioni finanziarie internazionali, con il contributo del FMI.

La JETP dovrebbe diventare il quadro di riferimento per il finanziamento dell’azione in favore del clima nei paesi in via di sviluppo.

I debt for nature swaps sono stati identificati tra i principali strumenti per facilitare la riduzione del debito dei paesi emergenti.

Agenda innovativa

I paesi con oltre il 50% del PIL mondiale hanno definito delle “azioni prioritarie” specifiche per settore al fine di decarbonizzare l’acciaio, l’energia e i trasporti entro la COP28. Hanno inoltre promesso di aumentare la produzione di idrogeno a basse emissioni e di accelerare la transizione verso un’agricoltura sostenibile.

Riconfermare l'obiettivo net zero

Durante la COP27 non sono stai raggiunti nuovi accordi tra i paesi per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, nonostante gli impegni aggiuntivi e l’impegno dei paesi nel conseguire l’obiettivo di 1,5°C.


Fonti e note

1 “Parti”: le 197 nazioni che hanno aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) nel 1992

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