La volatilità e l'arte della costruzione del portafoglio

Stephanie Bigou (Natixis IM)
Stephanie Bigou, immagine concessa da Natixis IM

CONTRIBUTO a cura di Stephanie Bigou, Global Macro senior fund manager di Seeyond. Contenuto sponsorizzato da Natixis IM.

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Per la maggior parte degli investitori, volatilità è sinonimo di rischio. Una volatilità alta prelude a un rischio notevole e, quasi sempre, è un momento favorevole per gettarsi a capofitto su asset difensivi come le obbligazioni governative. Però, in una fase in cui gran parte del mercato obbligazionario mondiale offre rendimenti negativi, addirittura peggiori in termini reali, la struttura 60/40 potrebbe avere i giorni contati, soprattutto via via che l'inflazione si surriscalda e le correlazioni tra azioni e obbligazioni diventano positive.

Allora, a che cosa possono affidarsi gli investitori se la volatilità inizia a salire? Forse alla volatilità stessa che, negli ultimi anni, è diventata un'asset class misurabile a cui gli investitori più sofisticati fanno sempre maggiore ricorso nella costruzione di portafogli bilanciati a lungo termine.

Volatilità come asset class

Mentre gran parte delle asset class sono implicitamente long o short volatility (convessità), noi consideriamo la volatilità come una variabile fondamentale e un'asset class a sé stante che va sfruttata a proprio vantaggio, anziché temuta. Fa parte del DNA di Seeyond e la utilizziamo in vario modo ai fini del nostro processo d'investimento e della costruzione del portafoglio. In parole povere, la volatilità ci permette di misurare il rischio e di allocare il capitale.

Ma possiamo anche usarla come asset difensivo (long volatility) o come asset di rischio (short volatility) in modalità con cui molti investitori potrebbero non avere dimestichezza o non essere in grado di applicare in autonomia. Questa competenza specialistica diventa cruciale in un momento come questo in cui le correlazioni tra azioni e obbligazioni diventano positive (cioè azioni e obbligazioni salgono e scendono insieme), su uno sfondo di inflazione crescente e di probabile aumento della volatilità nei mesi e negli anni a venire.

Un nuovo regime?

È risaputo che volatilità e ciclo economico sono strettamente correlati. In genere, la volatilità raggiunge un picco al centro della crisi (come avvenuto a marzo 2020) per poi normalizzarsi gradualmente man mano che i fondamentali migliorano e che banche centrali e governi optano per politiche più accomodanti. Ed è proprio quanto si è verificato finora. Tuttavia, mentre il ciclo economico si avvia verso la maturità, la politica monetaria diventa restrittiva e anche i rendimenti iniziano a salire. Le condizioni finanziarie si inaspriscono e, alla fine, la crescita inizia a rallentare. È a questo punto che le strutture a termine dei rendimenti tendono ad appiattirsi, segno premonitore della risalita della volatilità negli anni successivi.

In questo momento, vista la reazione delle banche centrali davanti all'aumento dell'inflazione e alla luce della vigorosa ripresa economica, ci attendiamo che la volatilità salirà gradualmente nei prossimi mesi, proprio come stanno facendo i rendimenti. Dovrebbe poi stabilizzarsi su un livello appena più elevato, per tornare poi a salire quando il ciclo si avvierà verso le fasi finali.

Perciò, a meno che le banche centrali non compiano una virata di 180 gradi e diventino molto più accomodanti, probabilmente ci lasceremo alle spalle il precedente regime di bassa volatilità. È quindi opportuno che gli investitori riflettano su come affrontare un panorama finanziario più volatile nei mesi e negli anni a venire.

Costruzione del portafoglio

Mentre ci addentriamo in un regime caratterizzato da una maggiore volatilità, gli investitori hanno vari modi per incorporarla nel portafoglio. Il primo consiste in strategie azionarie o multi-asset che gestiscono o utilizzano la volatilità in modo attivo. Si tratta di strategie che, spesso, usano la volatilità per ridurre il rischio sull'azionario, aspetto di particolare rilevanza quando le correlazioni tra azioni e obbligazioni diventano positive e l'inflazione si alza.

Per esempio, le azioni possono essere calibrate in funzione dei rispettivi livelli di volatilità e di correlazione e, attraverso questi metodi, è possibile costruire un portafoglio azionario difensivo capace di attenuare la volatilità generale. Si potrebbe pensare quasi a un portafoglio azionario a volatilità minima, se non fosse per il fatto che viene costruito con una modalità attiva e fortemente quantitativa, anziché limitarsi a una strategia smart beta come per gli ETF.

Nel caso delle strategie macro o multi-asset, nel frattempo è possibile impostare la gestione su livelli specifici di volatilità e allocare le risorse su mercati e asset class diversi allo scopo di ridurre la volatilità. Mentre la maggior parte delle strategie multi-asset o macro sono orientate verso un livello specifico di volatilità, ben poche sono specializzate sulla volatilità o la usano come vera e propria asset class, per esempio a fini di hedging sugli indici azionari.

Esistono infine strategie o coperture overlay 'long volatility' a sé stanti, utilizzabili dai clienti per rafforzare il portafoglio, che possono offrire una solida copertura difensiva nelle fasi di drawdown.

Alla luce delle recenti difficoltà dei portafogli con una struttura 60/40, sono sempre più numerosi gli investitori in cerca di vera diversificazione e di asset difensivi che consentano di rimanere investiti in attivi di rischio. Un overlay difensivo come quello appena descritto potrebbe essere proprio la risposta che stanno cercando.

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Informazioni importanti

Scritto nel mese di ottobre 2021. Le analisi, le opinioni e alcuni temi e processi d'investimento citati nel presente documento rappresentano il punto di vista di Seeyond alla data indicata. Non vi è alcuna garanzia che gli sviluppi si verifichino come previsto in questo materiale.

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