Outlook trimestrale Fidelity: tra resilienza e fragilità

Andrew_McCaffery, Global Chief Investment Officer, Asset Management (Fidelity International)
Andrew_McCaffery, Immagine concessa (Fidelity International)

A cura di Andrew McCaffery, global chief investment officer, Asset Management di Fidelity International. Contenuto sponsorizzato.

 

Resilienza ora, fragilità dopo

La "recessione con la migliore bandiera della storia" non è ancora arrivata. L'eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia e la persistente rigidità dei mercati del lavoro fanno sì che le condizioni finanziarie impieghino più tempo del previsto per evolvere. Ma la recessione arriverà quando gli effetti ritardati delle politiche si faranno sentire. Resistere ora significa gettare i semi della fragilità in futuro. Una recessione ciclica, in cui la disoccupazione negli Stati Uniti salirà al 4,4-6,5% nei prossimi 12 mesi, è l'esito più probabile. Un atterraggio morbido sembra ormai fuori portata.

Il lungo gioco della Cina

Dopo un inizio entusiasmante, il rimbalzo della Cina alla fine della sua politica di zero-Covid sta deludendo gli investitori. Le stime degli utili sono in ribasso, la disoccupazione giovanile è ai massimi storici e i consumatori cinesi non hanno ripreso la loro voglia di spendere. Ciò non significa che il rimbalzo della Cina abbia fatto il suo corso. Forse non è una sorpresa che la fiducia dei consumatori sia in sordina dopo tre anni di severe restrizioni. Ci sono anche altri aspetti positivi, come le politiche monetarie e fiscali accomodanti e il miglioramento del quadro normativo. Ulteriori misure di stimolo potrebbero arrivare presto. Nel frattempo, il divario tra le aspettative del mercato e la realtà della ripresa ha lasciato le azioni cinesi a uno sconto significativo.

Il sentimento aziendale si stabilizza

All'inizio dell'anno i nostri analisti avevano osservato un peggioramento dell'umore delle società da loro seguite, spingendoci a chiederci se il sentimento aziendale fosse in fase di stallo o semplicemente di riposo. Il rialzo di giugno suggerisce la seconda ipotesi, soprattutto perché sembra che sia stato scongiurato un vero e proprio crollo del settore finanziario. Ciononostante, consideriamo il miglioramento del sentiment dei dirigenti aziendali come un possibile segnale di compiacimento, visti i ritardi delle politiche. Il persistere di pressioni elevate sui costi salariali in tutti i mercati sviluppati suggerisce che le banche centrali sono ben lungi dall'aver finito, anche se è probabile che i costi non legati al lavoro diventino deflazionistici in questo trimestre. La maggior parte dei nostri analisti prevede ancora una recessione nei prossimi 12 mesi.