Private banking: ecco come riposizionare i portafogli nel medio lungo periodo

presentazione AIPB
Foto ceduta

Un percorso lento ma costante, a detta di Andrea Ragaini, presidente dell’Associazione italiana private banking. Nonostante il comparto rappresenti ancora solo lo 0,8% del totale delle masse private. Parliamo di investimenti alternativi. Nelle scelte di portafoglio, alla conferenza stampa sull’outlook 2024, realizzato dall’ufficio studi AIPB, spicca infatti un dato interessante: gli asset alternativi sono destinati a crescere. L’indagine mostra un grafico che si focalizza sull’allocazione ideale nel medio lungo periodo, stilato in base al questionario che l’associazione ha sottoposto a 18 asset manager associati. Gli investimenti nei mercati privati (private equity, private debt, credito/npl ed hedge fund) sono da sovrappesare sia nel breve (44%) che nel medio termine (63%) in quanto il 21% si attende rendimenti superiori al 10% e la metà tra il 5 e il 10 per cento. In particolare sono da prediligere private equity, private debt e infrastrutture (54%).

Fonte: AIPB Outlook, 2024.

“Si tratta di un processo molto lento, direi anche culturale, ma i mercati privati dovranno conquistare ancora spazio all’interno dei portafogli private che, già dal 2023, hanno mostrato una netta predominanza della componente obbligazionaria”, spiega Ragaini.

Portafoglio private (nel breve, medio e lungo periodo)

Allargando lo sguardo a tutte le asset class, infatti, nel processo di ricomposizione dei portafogli private quest’anno i bond continuano a farla da padrone. Ma c’è anche un sovrappeso, appunto, in strumenti alternativi. Stabile l’equity e il real estate, mentre la liquidità cala. Per il 2025 e 2026 invece gli asset manager si dicono neutrali sul comparto obbligazionario. Salgono invece gli investimenti alternativi e l’azionario. “Nel breve periodo, le scelte d’investimento privilegiano il comparto obbligazionario, con rendimenti attesi tra il 5 e il 10 per cento. Verso il comparto azionario e gli investimenti alternativi, gli operatori esprimono invece cautela a causa dei timori sulla crescita economica (78%) e sulla tenuta degli utili societari”, afferma il presidente AIPB. “A partire dal 2025 l’outlook si inverte a favore di questi ultimi, ma con uno stile di investimento che privilegia l’high quality e l’high momentum”. 

In dettaglio, vengono privilegiate le obbligazioni investment grade (76%), seguite dai titoli governativi (71%). Dal punto di vista geografico gli Usa si confermano l’area di maggiore interesse seguiti dall’Europa (rispettivamente 71% e 59%). La vera novità è che la Cina chiude la classifica (prevalentemente per i rischi legati al settore immobiliare), assieme al Giappone (per la politica monetaria ultra-espansiva a favore del mercato interno).

Anche sull’azionario gli asset manager privilegiano gli Usa e il Giappone, seguiti con distacco dall’Europa. La Cina e i mercati emergenti restano neutrali. A livello settoriale, invece, gli unici ad avere un significativo giudizio di sovrappeso sono l’healthcare (57%), la tecnologia (50%) e il settore bancario (46%).

Lo scenario globale

Lo studio approfondisce tre elementi rilevanti per le scelte di investimento: le previsioni sulla crescita economica (positiva in Usa, lieve se non in calo in Europa), il rientro dell’inflazione (raggiungimento del target nel 2025) e l’evoluzione dei tassi di interesse (primo taglio atteso a giugno). Della Cina preoccupano la crisi del settore immobiliare locale (39%) e la prosecuzione di tensioni con gli Usa (28%). 

Su tutto però campeggia il rischio geopolitico: allo stallo del conflitto russo-ucraino si aggiungono i timori di un’escalation del conflitto tra Israele e Hamas attraverso un allargamento al Medio Oriente e all'Arabia. Si sommano poi le preoccupazioni legate alla crescita dell’inflazione a seguito degli attacchi degli Houthi yemeniti alle navi in transito nel canale di Suez.

Fonte: AIPB Outlook, 2024.

 L’indagine si chiude con una valutazione dei megatrend di lungo periodo, che potranno avere un impatto strutturale nell’economia mondiale. Ai primi due posti troviamo temi legati alla transizione digitale: progresso tecnologico, reputato ad alto impatto dal 100% degli asset manager e intelligenza artificiale (impatto alto per l’89%), seguiti da cambiamento climatico e invecchiamento della popolazione.