Private banking, nel 2023 crescono le masse (ma anche le sfide cruciali per il settore)

cs XIX FORUM
Foto ceduta

Alla conferenza stampa della XIX edizione del Forum AIPB si parla di generazioni ma anche di risultati positivi. I dati lo dimostrano: nel 2023 il settore ha registrato una crescita dell’8,2%, raggiungendo i 1.076 miliardi di euro di asset. “Significa aver recuperato circa il 60% di ciò che si era perduto nel 2022”, dice Andrea Ragaini, presidente dell’associazione. Ma non è solo un anno “quantitativamente positivo”. Per il manager il 2023 è anche un anno “qualitativamente fruttuso”. “La soddisfazione dei clienti è ai massimi storici, grazie alla professionalità, propositività e personalizzazione dei private banker”.

Se da un lato, quindi, il settore sembra godere di buona salute (soprattutto guardando ai dati di raccolta, in rosso, del risparmio gestito), ci sono ancora parecchie sfide che il private banking deve portare avanti, in uno scenario economico e finanziario difficile e in perenne trasformazione. Come spiega Ragaini, bisogna: rafforzare il presidio delle future generazioni di clientela con un approccio alla consulenza multigenerazionale, ampliare il concetto di protezione che non si limita solo all’ambito finanziario, cogliere le opportunità offerte dall’utilizzo dei dati e dall’intelligenza artificiale. A queste tre sfide si aggiunge la necessità di attrarre nuove generazioni all’interno del settore, per portare nuove competenze, assicurandosi però di non disperdere quelle maturate nel tempo e promuovendo la creazione di squadre multigenerazionali.

“Nei prossimi anni si assisterà a ingenti passaggi di ricchezza da parte dell’attuale generazione di clienti verso la successiva” afferma. AIPB stima 180 miliardi di euro entro cinque anni e 300 miliardi entro il 2033. Già nel 2023 sono passati di mano 22 miliardi. “Sarà quindi fondamentale rinnovare il patto di fiducia con una nuova generazione di clienti, favorendo un maggiore coinvolgimento e imparando a conoscerli fin da subito, indagandone priorità di vita, aspettative sul servizio e sistema di valori”.

La ricomposizione dei portafogli

Inflazione e volontà di preservare il valore del patrimonio nel tempo hanno influenzato la ricomposizione del portafoglio finanziario. Le preferenze delle famiglie private si sono infatti orientate nel primo semestre verso gli investimenti che hanno maggiormente beneficiato dell’aumento dei tassi. Titoli di Stato e obbligazioni sono così cresciuti del 33% sul valore totale degli asset gestiti dal settore. Il contributo delle azioni, invece, è stato marginale. I fondi di investimento e le gestioni patrimoniali hanno registrato una crescita positiva, ma significativamente inferiore (pari al 4,3% delle masse gestite) mentre il comparto assicurativo ha subito un calo dell’1,7 per cento.

“Nel 2023 si sono interrotte tendenze di lungo periodo: la liquidità è calata dopo dieci anni di crescita ininterrotta, e il comparto del risparmio amministrato, dopo quindici anni di flessione, ha subìto un deciso rimbalzo” ricorda Ragaini. “Siamo molto felici che in questo contesto sia cresciuta in modo rilevante la consulenza evoluta a pagamento (+25% nel solo primo semestre 2023), a conferma dell’unicità del modello di servizio del private banking”. 

La preoccupazione per salute, longevità e benessere della famiglia hanno invece influito sul bisogno di protezione delle famiglie private, ambito in cui le priorità hanno assunto caratteristiche differenziate se osservate tenendo in considerazione l’età anagrafica dei clienti. “Si tratta di obiettivi articolati su cui i clienti si confronterebbero volentieri con il proprio banker e che trovano negli strumenti di pianificazione finanziaria e di protezione assicurativa il loro punto di sintesi”.

Cinque generazioni di clienti

Oggi il private banking sta gestendo contemporaneamente cinque generazioni di clienti, che hanno pesi molto diversi tra loro: quella che arriva ai 44 anni (9% dell’AuM); quella compresa tra i 45 e i 54 anni (11%); la fascia 55-64 (25%); quella inclusa tra i 65 e i 74 anni (23%); infine, il 32% dei clienti che hanno più di 74 anni. Ognuna di queste generazioni presenta bisogni, aspettative e desiderata diversi, di cui bisogna tenere conto. Ad esempio, nella consulenza sulla gestione del patrimonio di un cliente di 55-64 anni, il private banker si troverà mediamente di fronte a bisogni che coinvolgono anche la presenza di un figlio under 40 anni e un genitore over 70.

Nei prossimi anni, come già detto, l’industria assisterà a passaggi di ricchezza: il private banking dovrà essere in grado di far dialogare le diverse generazioni, riducendo la quota di clienti (pari al 69% tra i 65 e i 74 anni e al 58% tra gli over 74) che non coinvolge i figli nella gestione del patrimonio e aumentando la percentuale di chi confermerà il consulente di famiglia (solo il 23% tra i 45 e 65 anni).