La mancata introduzione di novità nella politica monetaria condotta da Mario Draghi ha deluso i mercati. Tuttavia, per le società di gestione le parole del governatore sembrano far presagire ulteriori stimoli a dicembre.
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L’ultima riunione della BCE non passerà alla storia come una di quelle in cui Mario Draghi ha dichiarato che farà il possibile per salvare l’euro. Tuttavia, si è distinta per la sottigliezza delle parole utilizzate: Draghi si è limitato a confermare il buon andamento degli stimoli attuali ma il mercato ha voluto interpretare le sue parole come la spia di un possibile asso nella manica da tirar fuori nel caso l’inflazione persistesse e non ci fossero segnali di ripresa.
“Ci sono ancora i margini per un ampliamento del QE da parte della BCE nei prossimi mesi se la situazione economica dovesse permetterlo ma pare che il Consiglio direttivo voglia accertarsi che qualsiasi ulteriore stimolo venga definito nel dettaglio per risolvere alcuni dei limiti della politica monetaria”, afferma Chris Iggo, CIO Global Fixed Income di AXA IM. L’esperto si riferisce al fatto che ogni programma ha le sue specifiche condizioni sulla tipologia di asset da acquistare “che attualmente impediscono che la BCE compri bond con un rendimento inferiore al tasso dei depositi della BCE e che tendono anche a dare priorità all’acquisto di obbligazioni core rispetto a quelle periferiche”.
Iggo sostiene che ogni segno di debolezza percepibile nel breve termine nel mercato obbligazionario “dipenda dalle variazioni di prospettiva sullo scenario economico globale, tra cui i continui adattamenti delle previsioni di aumento dei tassi da parte della Fed a settembre o a dicembre e i notevoli guadagni che gli investitori hanno accumulato nell’obbligazionario globale dall’inizio del 2016”.
Cosa può fare la BCE e quando
Andrew Bosomworth, direttore della gestione dei portafogli in Germania per PIMCO, afferma senza mezzi termini: “Prevediamo nuove misure di allentamento nella riunione del 12 dicembre”. L'ipotesi della società di gestione è che “la BCE adotterà diverse misure di alleggerimento, come il taglio del tasso sui depositi, l’estensione del QE e un allentamento delle restrizioni allo schema di sottoscrizione del capitale impiegato per l’acquisto dei titoli di Stato”. L’applicazione di tali misure porterà a una compressione dei differenziali dei titoli sovrani dei Paesi periferici rispetto a quelli tedeschi, così come una riduzione dei differenziali delle obbligazioni societarie e un miglioramento delle curve dei tassi dei Paesi dell’area europea.
Il gestore precisa che l’allentamento dello schema di sottoscrizione del capitale corrispondente al debito sovrano potrebbe avere importanti ripercussioni sulla curva dei tassi tedesca: “Qualsiasi estensione del QE peggiorerà il problema del Bundesbank di trovare e acquisire un volume sufficiende di bund senza alterare troppo la curva dei rendimenti e senza riaccendere le preoccupazioni sulla stabilità finanziaria. Ad esempio, l’appiattimento della curva dei tassi potrebbe intaccare i modelli di business dei settori bancario e assicurativo, un problema che la Banca del Giappone sta iniziando ad affrontare nel contesto del suo programma di QE”, spiega Bosomworth.
Secono i suoi calcoli, l’attuale QE rappresenterà un 17% del PIL della zona euro a marzo del 2017, data di chiusura. Tuttavia, da PIMCO portano questa previsione al 23% del PIL entro dicembre del 2017, ragion per cui il bilancio della BCE potrebbe raggiungere un livello simile a quello della Banca d’Inghilterra e della Federal Reserve. “La riduzione graduale del programma di QE non dovrebbe essere preso in considerazione finché la previsione di inflazione a due anni formulata dalla BCE non raggiungerà un 1,8%-2%, il che sembra poco probabile prima del 2019”, aggiunge il gestore.
Da Allianz Global Investors, il gestore Brian Tomlinson appare molto più concreto rispetto a quali misure potrebbe annunciare la BCE prima della fine dell’anno: “Potrebbe ampliare il QE per altri sei mesi, da marzo del 2017 a settembre del 2017, ma non mi sorprenderebbe se lo estendesse ulteriormente. Potrebbe anche allentare i limiti di volume delle obbligazioni acquistabili per ogni emissione: adesso è del 35% e potrebbe arrivare fino al 45% o al 50%”, spiega. Allo stesso tempo, Tomlinson prevede che l’istituzione finanziaria “potrebbe incrementare il numero di obbligazioni con diversa durata per includere quelle di durata più breve”. L'ipotesi che invece esclude l’esperto è un intervento sul mercato azionario: “La BCE comprerebbe azioni solo se dovesse verificarsi un’altra crisi finanziaria. Non è un novità del resto, ci sono 18 Banche centrali a livello globale che lo stanno facendo”.
Anche gli esperti di Groupama AM indicano un possibile cambiamento nelle condizioni sugli acquisti: “La BCE è consapevole del rischio di poca liquidità per poter comprare. Per far fronte a questo problema di adeguamento, esistono commissioni competenti per trovare soluzioni tecniche per mantenere gli acquisti mensili sugli 80 miliardi di euro. Questi adattamenti dovrebbero essere annunciati prima della fine dell’anno”. Tra le opzioni disponibili, dalla società di gestione francese elencano un ampio ventaglio di possibilità: eliminare il tetto di acquisto al di sotto della tassa di deposito del -0,40%, portare dal 33% al 40% o 50% il tetto di partecipazione di un’obbligazione, ampliare le scadenze ammissibili al di sotto dei 2 anni o oltre i 30 anni, o addirittura cambiare i criteri di ripartizione di acquisto tra i Paesi. Dalla società affermano che “l’estensione del QE oltre marzo del 2017 sembra logicamente evidente e che dovrebbe essere annunciata ufficialmente prima della fine dell’anno”.