Le variabili macro determinate dalle decisioni delle banche centrali sui tassi di interesse e dalle incognite legate a una prosecuzione dello scenario inflattivo incidono sulle attese degli esperti per il 2022. Il tutto, mentre la pandemia impone alla politica e alla finanza di riformulare strategie e priorità d’azione. L’azionario resta ancora l’asset class favorita dagli esperti delle società italiane, che mantengono alta l’attenzione anche sul reddito fisso (soprattutto su scadenze brevi). Buone prospettive anche sull’azionario tricolore, mentre il PNRR si conferma, ancora una volta, il nodo strategico su cui basare le prospettive di crescita economica, finanziaria e sociale del nostro Paese. FundsPeople ha interrogato alcune tra le principali realtà finanziarie italiane e raccolto le analisi di diversi interlocutori, suddividendo il lavoro in due puntate. Oggi online la seconda (la prima puntata, pubblicata ieri, è visionabile qui).
Scenario 2022, le previsioni degli esperti delle società italiane (2)

Secondo Vincent Chaigneau, head of Research di Generali Investments, nel 2022, la rimozione del supporto politico (seppur cauta) e le valutazioni elevate “ridurranno drasticamente i rendimenti futuri da beta”. Con la normalizzazione politica andranno a erodersi anche i benefici della diversificazione mentre la volatilità “sarà significativamente più alta” a causa dell’impegno delle banche centrali in equilibrio tra lotta all'inflazione e controllo delle condizioni finanziarie. I rischi principali individuati da Chaigneau sono legati a un eventuale errore politico; una transizione energetica disordinata; e una variante “che sfugga alla protezione dei vaccini”. A fronte di queste incognite, dunque, “un’asset allocation tattica, strategie di hedging e generazione di alfa diventeranno sempre più importanti”. Da un lato l’azionario resta al centro delle considerazioni della società, che indica come la “variabile finanziaria più importante da osservare” sia quella dei tassi reali a lungo termine. Per contro, in attesa delle prossime decisioni delle banche centrali, l’obbligazionario continua a fare i conti con la volatilità. Già nel 2021 si è assistito a un disallineamento tra aspettative sulla politica monetaria e rendimenti reali a lungo, “ci aspettiamo che il meccanismo di autocorrezione (sostenibilità del debito, dipendenza finanziaria ed economica dai bassi rendimenti reali a lungo termine) contenga il rialzo dei rendimenti obbligazionari nel 2022, ma la direzione di marcia è verso Nord”, sostiene l’esperto. Sul fronte credito la visione è costruttiva (fondamentali solidi e ripresa in corso dovrebbero contenere gli spread), e si attende un contributo positivo dall’implementazione del greening plan della BCE. In area equity la società indica “una lieve preferenza per le azioni europee”. Il focus sull’Italia, alla luce del rimbalzo del PIL nel 2021 e del buon andamento della campagna vaccinale, insiste sul driver di crescita rappresentato dall’attuazione del Recovery Plan. Tuttavia la variabile “elezione del nuovo Presidente della Repubblica”, sottolinea Chaigneau, “metterà alla prova la solidità della molto eterogenea coalizione che sostiene il Governo Draghi e potrebbe rallentare il suo ambizioso programma di riforme”, l’esperto indica il rischio elezioni anticipate “a cui però diamo una bassa probabilità”.
1/6L’attesa di Hedge Invest SGR nel 2022 va in direzione di “performance positive per l’azionario italiano, in particolare nel segmento delle piccole e medie imprese”, dove prevede una crescita a doppia cifra. A confermare la view, Luca Mori, gestore delegato del fondo HI Algebris Italia ELTIF di Hedge Invest, che sottolinea come il consensus stimi una crescita del PIL pari al 4,4% “a dimostrazione che il nostro Paese continuerà a beneficiare della ripresa post-pandemica”. Un altro elemento di “slancio per il mercato azionario locale” sarà legato all’applicazione del Recovery Fund, “con le valutazioni di mercato che non riflettono ancora del tutto gli effetti di tale piano, soprattutto nel segmento infrastrutture e digitale (le due aree di maggiore focus del PNRR)”, afferma Mori ribadendo come anche il Governo Draghi e le sue riforme siano “uno dei motivi di ottimismo a nostro avviso, dato che contribuiranno a consolidare la fiducia del mercato sulla ripresa italiana”. Infine, guardando alle valutazioni, “il mercato italiano offre livelli attraenti, soprattutto rispetto ad altri mercati”. Questo slancio non è però esente da rischi, “e in tal senso la principale fonte di preoccupazione è l’inflazione e la conseguente risposta a livello di politiche monetarie. Tuttavia, sebbene ciò contribuirà a mantenere elevata la volatilità nei primi mesi dell’anno – continua Mori –, ci aspettiamo una mitigazione nel corso del 2022, dato che i prezzi energetici dovrebbero normalizzarsi nel corso del primo semestre”. Sul fronte della risposta monetaria, l’esperto si aspetta che le banche centrali agiscano prontamente “con misure meno stringenti se l’inasprimento dovesse rappresentare un freno eccessivo per la ripresa post-Covid”. A livello di aree da favorire, conclude l’esperto, “nel medio-lungo periodo riteniamo che occorra focalizzarsi sugli ambiti di focus del PNRR, ovvero infrastrutture e digitalizzazione”.
2/6Una crescita “sopra il potenziale nelle principali aree geografiche occidentali, con eventuali rischi al ribasso legati all’evoluzione della variante Omicron”. Sono le caratteristiche distintive per il 2022 individuate da Fideuram AM SGR. “Sul fronte dell’inflazione – spiega Luca Vaiani, head of investment strategy and senior Portfolio manager della società –, crediamo che possa trovare un punto di massimo a breve, per poi scendere a livelli prossimi ai target delle banche centrali all’inizio del 2023”. Davanti a questa aspettativa, lo scenario per gli asset rischiosi si configura come “più equilibrato rispetto al 2021 e i rendimenti attesi inferiori”. Secondo l'esperto, la crescita degli utili “continuerà a essere l’elemento di supporto per i mercati azionari e vediamo spazi perché continuino a essere robusti e a eccedere le aspettative anche nel 2022”. Tuttavia le attese sono un per un ritmo di crescita inferiore. “I multipli sono invece il fattore di vulnerabilità legato a un’evoluzione meno accomodante delle condizioni finanziarie a seguito del tentativo di normalizzazione della politica monetaria da parte delle banche centrali”. Nel complesso, però, “il bilanciamento dei rischi e le valutazioni relative sono ancora favorevoli alle azioni rispetto alle obbligazioni”. L’anno si è aperto con un nuovo incremento nei contagi, ma “in assenza di ulteriori restrizioni causate dalla diffusione del virus, il mix di crescita e inflazione è compatibile con un rialzo dei rendimenti sui titoli governativi”. Infine, “il rischio di sottostimare la persistenza dell’inflazione ci porta ad affiancare al sottopeso di duration una marginale allocazione in attivi reali, come per esempio le materie prime e i titoli obbligazionari inflation linked, dovrebbe aiutare a coprire l’esposizione tradizionale ai tassi d’interesse rispetto ai rischi d’inflazione”, conclude Vaiani
3/6“Mentre entriamo nel 2022, il nostro scenario macro rimane sostanzialmente invariato”, afferma Fabrizio Quirighetti CIO e head of Multi-Asset di Decalia. Alla luce di un quadro globale che “rimane complessivamente favorevole alle azioni e alle attività reali rispetto alle obbligazioni e alla liquidità”, la posizione della società si conferma “modestamente rialzista sulle azioni e chiaramente sottopesata sulle obbligazioni”. Dopo una temporanea cautela nei mesi estivi “abbiamo aumentato di nuovo il rischio nei portafogli in ottobre”, afferma il CIO che conferma come nonostante la rapida diffusione di Omicron, la tesi d'investimento positiva resti “intatta”. Secondo l’esperto “il futuro percorso dei tassi reali sarà il motore principale dei mercati obbligazionari, creditizi e azionari (così come le rotazioni dei fattori/stili)” e resta l’attesa per una volatilità “destinata ad aumentare” man mano che la ripresa economica matura, “l'inflazione si dimostra più solida che in passato e il sostegno della politica monetaria si affievolisce gradualmente – afferma Quirighetti –. In altre parole, la ‘Fed Put’ non è scomparsa, è solo stata ridotta”. Nella distribuzione degli equilibri in portafoglio “continuiamo a sostenere un posizionamento azionario bilanciato e di elevata qualità, sia in termini di settori che di stili”. La posizione sull’obbligazionario vede ancora “una strategia a bilanciere sui tassi, soprattutto sulla curva del dollaro”. La società mantiene un leggero sovrappeso sul segmento delle obbligazioni a elevato rendimento e sul debito dei mercati emergenti, “dove continuiamo a privilegiare gli investimenti gestiti attivamente (la selettività rimane fondamentale)”.
4/6Marco Mencini, senior portfolio manager di Plenisfer Investments SGR concentra l’attenzione su un dettaglio: la reazione dei mercati a fronte dell’annuncio del rialzo dei tassi negli USA. A dicembre la FED ha annunciato l’intenzione di procedere con tre aumenti all’anno fino al 2024, “che a oggi il consensus di mercato stima in 225 bps”. Mencini ricorda come un rialzo dei tassi “di almeno 100 bps” non si verifichi dalla crisi del 2008, e già a dicembre 2018, la sola ipotesi di un aumento “sostanziale” determinò un crollo di circa il 20% dei mercati azionari globali. Tale reazione, tuttavia, non si è manifestata dopo gli annunci dello scorso dicembre. Secondo Mencini, in questa occasione, la banca centrale USA ha “trasmesso la sensazione di avere ‘sotto controllo la situazione’” e tra gli operatori si sarebbe diffusa l’idea “che l’economia continuerà a crescere, seppure a ritmi più moderati, e che l’inflazione possa stabilizzarsi nel medio termine intorno al 3% o 4%”. “In Plenisfer riteniamo, tuttavia, che il mercato non stia prezzando pienamente lo scenario di rialzo dei tassi e dell’inflazione in cui gli investitori dovranno muoversi nel 2022”, afferma l'esperto. L’attesa di un ritorno dell’economia a livelli pre pandemici nel 2022, comporterebbe un ritorno dei tassi ai livelli del periodo precedente (tra il 2 e il 2,5% dagli attuali 1-1,8%). “È il ‘goldilock scenario', che pesa le notizie positive (economia in crescita e chiarezza nelle politiche monetarie) senza vedere i rischi connessi alle incertezze dettate dall’inflazione e da possibili rallentamenti nella crescita economica”. Tuttavia, se l’inflazione dovesse rivelarsi strutturale la stretta monetaria potrebbe accelerare. Per questo motivo Plenisfer ritiene che “l’anno appena iniziato, sarà non solo l’anno dei tassi e del tapering, ma anche della volatilità”. Nello scenario descritto di rialzo dei tassi, “continuerà a essere privilegiato l’azionario” pur aumentando l’attenzione sui titoli che hanno raggiunto elevate valorizzazioni, “in particolare nel settore tech che tradizionalmente risente di tali rialzi, mentre saranno avvantaggiati i settori ciclici e i titoli value”. Sul fronte del reddito fisso “riteniamo invece che sarà ancora più necessaria un’elevata attenzione alla duration dell’esposizione. Con tale approccio potrebbero esserci occasioni di acquisto su alcune parti del credito con scadenze a medio-breve termine, e prevalentemente high yield, in settori meno esposti alle dinamiche di inflazione”, con un occhio all’ampliamento degli spread dei titoli governativi periferici (Italia, Spagna, Portogallo) “che potrebbe avere ricadute negative sui bond corporate, in primis high grade poiché molti investitori, specie i fondi di credito high grade, potranno trovare nei titoli governativi un’alternativa valida e immediata ai loro asset abituali”.
5/6Parlano di una “situazione ereditata” dal 2021 Guido Brera e Alberto Tocchio rispettivamente CIO e responsabile Gestioni Collettive di Kairos. I due esperti sostengono però che economia e utili societari “avranno una lieve decrescita” pur confermando (in linea con altri osservatori) che “le due variabili cruciali saranno quelle del livello di inflazione e delle conseguenti politiche delle Banche Centrali”. L’ipotesi base riflette una “crescita globale del 5%, un’inflazione annuale poco sopra ai livelli attuali e un azionario sicuramente più volatile, ma comunque in performance positiva con ben poche alternative a livello di asset class”. Lo scenario base, tuttavia, “può essere facilmente deragliato sia dalla presenza di una situazione di ‘riaperture’ ulteriormente ritardata, che da un’inflazione in grossa crescita, soprattutto per quel che riguarda i primi mesi dell’anno”. Il 2022, dunque, si presenta come un anno in cui “le variabili in gioco mostrano un contesto più volatile: crediamo che possa essere un mercato dove gli investitori attivi riusciranno a fare la differenza, navigando tra i diversi scenari in misura dinamica. L’Europa si pone come l’area geografica più promettente sia come attrattività valutativa relativa, sia come potenziale di crescita, aiutata dalla Banca Centrale, dai piani fiscali e anche dalla ricca allocazione ESG”.
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