Sdr2024: risparmio gestito, un’industria in “mutazione” per rispondere alle sfide imposte dall’incertezza

SDR2024 Foto FundsPeople

La finanza si confronta oggi con il declino demografico, le sfide geopolitiche, le evoluzioni imposte dalla tecnologia. E l’occasione per discutere di queste "sfide" la fornisce la 14esima edizione del Salone del Risparmio, che ha aperto le porte agli attori del settore a Milano, a partire da oggi, 9 aprile per una tre giorni di confronti e approfondimenti. Oltre 1.500 persone presenti (in presenza e online) alla plenaria di apertura. Non solo: più di 18 mila iscritti all’evento per discutere di uno scenario finanziario (italiano e internazionale) che, lo stesso Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze in apertura dei lavori, definisce “caratterizzato da un’instabilità senza precedenti”.

Oltre 2.300 miliardi di patrimonio gestito

E la responsabilità del settore è forte, anche alla luce di un patrimonio gestito che, a fine febbraio 2024, si attesta a oltre 2.300 miliardi di euro: “Un valore superiore a quello del PIL prodotto dall’Italia nel 2023”, sottolinea il ministro che indica come “l’esperienza maturata sinora risulterà preziosa per affrontare le sfide che il comparto dovrà affrontare nei prossimi anni”. Entra qui in gioco un tema che coinvolge sia le parti finanziarie sia le parti politiche, con ricadute importanti sugli investitori (non soltanto quelli italiani): ossia la Capital Markets Union. “Non è più possibile rinviare le iniziative volte a colmare il gap dell’Europa rispetto alle economie mondiali: questo richiede risorse finanziarie attualmente stimate per 500 miliardi di euro, ma a questa cifra vanno aggiunti ulteriori fabbisogni (come ad esempio il rinforzo della difesa)”. Le molteplici priorità di spesa, prosegue il ministro, rendono evidente che “non sarà possibile fare ricorso soltanto alle risorse pubbliche ma occorrerà mobilitare il capitale privato, con una piena ed effettiva integrazione dei mercati dei capitali europei. Di questo potrà beneficiare anche l’Italia. Qui l’industria del gestito giocherà un ruolo chiave nel canalizzare le risorse delle famiglie verso l’economia reale”.

Le sfide dell’industria

Il compito di accompagnare queste risorse spetta agli attori stessi del settore. Come sottolinea Carlo Trabattoni, presidente Assogestioni nel suo saluto iniziale alla platea “oggi 11 milioni di italiani investono in fondi comuni, strumenti che si sono dimostrati centrali nell’avvio dei risparmiatori verso l’industria del gestito”. Numeri a cui si aggiungono quelli degli investitori istituzionali, e che impongono al settore di guardare ai nuovi equilibri (ricordando il titolo della plenaria d’apertura “Alla ricerca di nuovi equilibri. Investire negli scenari globali”) in cui l’incertezza si articola lungo una serie di elementi, “geopolitica, cambiamenti climatici e tecnologia” che, ricorda il presidente di Assogestioni “stanno cambiando e cambieranno il settore del risparmio gestito”.

Non si tratta di una sfida nuova, ha soltanto cambiato volto, si pensi alla bolla Dot-com, alla crisi del 2008. “Quest’anno Assogestioni celebra 40 anni dalla sua nascita”, afferma Trabattoni, “quattro decenni all’insegna di due principi fondamentali: accompagnare i risparmiatori in una logica di diversificazione nel lungo termine, e il sostegno al tessuto produttivo del Paese e in questo arco di tempo il mercato è maturato”. Per questo motivo “Il tema centrale del salone analizza il contesto multipolare che stiamo vivendo e si i interroga sul cambio di passo dell’industria”. La sfida, dunque, è l’incertezza. E per fronteggiarla è utile l’anctartic mindset, la necessità di cambiare sistema di pensiero per cui la nostra propensione va in direzione della pianificazione e della stabilità. Lo dice Chiara Montanari, operation manager e science manager del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA) nel suo keynote speech. L'ingegnera e scienziata sottolinea la necessità di cambiare atteggiamento con una “propensione più di amore verso l’imprevisto”, l’incertezza, infatti, ci permette di “risvegliarci dai nostri comportamenti automatici”.

La tavola rotonda

Il tema dell’incertezza e la parallela risposta insita in uno sforzo congiunto da parte di regolatori e industria tornano nella riflessione di Cinzia Tagliabue, presidente di Amundi SGR nel corso della tavola rotonda in cui si sono confrontati i tre vicepresidenti di Assogestioni. “Le sfide e le incertezze che il settore si trova ad affrontare toccano temi finanziari, economici e demografici”, afferma Tagliabue indicando come gli stessi asset manager abbiano il ruolo di “adeguare normative e regole per far fronte a questi cambiamenti. “Quando parliamo di industria del risparmio – afferma – parliamo di oltre 29 mila miliardi di investimenti a livello globale (dati Efama)”. I protagonisti del settore, d’altronde sono investitori stabili di lungo periodo “e devono dare un ritorno ai propri clienti per far fronte non solo a obiettivi di medio termine, ma anche a temi più strutturali, come il risparmio pensionistico”. Per rispondere a queste necessità la capital markets union consentirà “un’armonizzazione a livello europeo”. Tuttavia sono anche altri temi che premono: quello della sostenibilità (vedi SFDR) e quello della Retail Investment Strategy “se vogliamo avvicinare la clientela retail dobbiamo parlare di accompagnamento, fiducia e di value for money”. Infine il tema fiscale: “Come asset manager dobbiamo gestire gli shock finanziari di breve termine ma abbiamo obiettivi di lungo periodo, e il regulator ci deve aiutare in questo sforzo con normative fiscali univoche”.

Il posizionamento sul lungo periodo tocca, poi, altri imperativi, primo fra tutti: quello tecnologico. Per Giovanni Sandri, head of southern Europe di BlackRock, il tema della tencologia può essere approcciato secondo due prospettive: “Da un lato consente di indirizzare meglio i nostri investimenti, dall’altro è essa stessa una asset class”. Sandri ricorda come la tencologia sia da sempre presente nell’industria, “ciò che è mancato in questi decenni (ma che è avvenuto in altri settori) è stata la disruption. Si pensi a Apple, Spotify o Amazon, sono industrie che hanno rivoluzionato interi settori”. Certo, non si può dire che questo non avverrà in futuro. In ogni caso Sandri sottolinea come la tecnologia abbia cambiato il suo posizionamento interno nelle società: “Dai tavoli tecnici è passata ai tavoli CEO, ai tavoli dei board”. Questo anche in virtù del posizionarsi essa stessa come un’asset class, “e come investitori osserviamo lo sviluppo di un ecosistema sempre più ricco (anche di infrastrutture dati e di infrastrutture tecnologiche)”.

Uno sguardo “umano” sul futuro del settore è quello fornito da Saverio Perissinotto, amministratore delegato Eurizon, che ricorda come il cliente finale abbia, oggi, “difficoltà a capire un’asset allocation efficiente”. A questo proposito il vicepresidente sottolinea come la tecnologia si posizioni anche come “fattore abilitante per quanto riguarda la cultura finanziaria e le conoscenze, il problema è riuscire a fare una sintesi tra le diverse spinte e canalizzare verso forme di impiego remunerative l’enorme risparmio delle famiglie”. In questo modo, conclude Perissinotto, “gli italiani potranno compiere scelte consapevoli anche di fronte alla complessità e realizzare i propri obiettivi”.