Volatilità, inflazione e incertezze geopolitiche sono gli ingredienti base di questo anno “concitato” per i mercati finanziari. Le banche centrali, poi, dismessi gli abiti di colombe, hanno avviato una “aggressiva” stagione di rialzi dei tassi. Questo anche perché il dato dell’inflazione, atteso in crescita nel 2022, è “esploso” su entrambe le sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti ha toccato a giugno il 9,1% su base annua, aggravato dall’aumento dei costi dell’energia (+41% sull’anno) e degli alimentari (+12,2%: il dato più elevato dal 1979). In Europa l’inflazione complessiva a giugno segna +8,6% su base annua. E mentre l’Italia (con le stime preliminari che indicano un’inflazione all’8% a giugno) ha scelto di occupare una posizione scomoda anticipando la chiamata alle urne al 25 settembre (con uno spread atteso a 300 punti base), da più parti la parola “stagflazione” non è più un tabù. E neanche la paventata “recessione”. Uno scenario complesso che richiede, lato operatori di mercato, “una maggiore capacità di analisi” nel determinare le scelte di investimento.
Titoli value in affanno. L’attenzione si sposta sul growth (ma di qualità)

Roel Dierckens (Unsplash)
Questo è un articolo riservato agli utenti FundsPeople. Se sei già registrato, accedi tramite il pulsante Login. Se non hai ancora un account, ti invitiamo a registrarti per scoprire tutti i contenuti che FundsPeople ha da offrire.