Il processo di selezione dei fondi della private bank e centro di investimento del Gruppo Banco BPM si basa su una suddivisione dei compiti legata alle specificità di ciascun elemento del team.
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Un processo di selezione che procede per gradi e segue una logica di ‘filiera’. Il primo passaggio è la macro-research “che delinea lo scenario macroeconomico di mercato. Segue un comitato trimestrale da cui scaturiscono le decisioni di investimento e, in base a queste, con il modello quali-quantitativo di scoring sviluppato internamente, si ha l’output dei fondi che interessano alla società da allocare nei portafogli consigliati”. Filippo Pietro Zafferoni, team leader fund selection, consulenza e active advisory di Banca Aletti riassume in questi passaggi il nucleo dell’attività di selezione dei fondi della private bank e centro di investimento del Gruppo Banco BPM. Attività imperniata su una suddivisione dei compiti legata alle specificità di ciascun elemento del team che “partecipa al completo ai comitati di fund selection, ciascun professionista con le proprie caratteristiche”.
La squadra dedicata alla fund selection “pura” lavora all’interno divisione Investimenti e Wealth management del Gruppo, sotto la responsabilità di Roberto Arosio, e oltre a Zafferoni si compone di altri otto elementi, con due professioniste dedicate più specificamente all’analisi quantitativa: Ilaria Michelini, che segue implementazione modello, monitoraggio prodotti, verifica parametri di rischio e Paola Gasperoni, dedicata all’analisi dei dati. Il tema ESG, che pure è presente lungo tutto il processo di selezione, vede impegnata in prima linea Barbara Ietto (CESGA), mentre Giuseppe Taormina e Sara Librera si occupano più strettamente della parte normativa (in cui la sostenibilità sta assumendo un peso via via crescente). Il tema dei fondi liquid alternative e del comparto illiquidi è affidato a Marco Castagna, che viene da una lunga esperienza nel settore; mentre Simone Basilico, specializzato in economia comportamentale, segue da vicino il processo di “behavioral advisory” che Banca Aletti affianca al processo tradizionale, “è la persona che associa i prodotti ai bisogni dei clienti”, afferma Zafferoni. Valeria Pozzi cura la comunicazione e l’output delle liste. Tutto il team di fund selection, infine, cura la parte degli incontri con i gestori e “rientra sotto l’ombrello della consulenza e active advisory di cui è responsabile Matteo Petri e, a livello sinergico, lavora col team portfolio management di cui è team leader Davide Fossati”, conclude l’esperto.
1/4Il lavoro, si è detto, affonda le basi nello scenario di mercato. E la selezione dei fondi passa tramite “un imbuto”, come lo definisce Zafferoni: “Abbiamo una trentina di accordi di partnership con società terze e oltre 5 mila Isin inseriti nel nostro modello quantitativo”. Da qui il primo filtraggio, “legato alla semplice ‘numerica’, dal momento che prendiamo in considerazione strumenti che abbiano almeno 100 milioni di size e un track record di tre anni, rarissime eccezioni con almeno un anno di storia sono disciplinate da manuale metodologico”, precisa l’esperto. Il primo screening individua dunque i comparti che, alla luce della selezione quantitativa impostata su indici di rischio corretti per la performance, ottengono i migliori risultati.
Il passaggio successivo è il dialogo con il gestore, “il livello di analisi qualitativo si focalizza sulle soluzioni che ci interessano, per andare a colpire i vari bucket di asset allocation che, di volta in volta, necessitiamo di colmare”. L’analisi qualitativa, poi, si avvale di un “pagellino che stiliamo in base alla frequenza degli incontri con ogni singolo partner, alla qualità della rendicontazione dei fondi, dell’informativa finanziaria a disposizione, alla trasparenza dei dati, alla possibilità di lookthrough all’interno dei portafogli di fondi. Ricerchiamo un’anima nei partner, insomma, con la selezione e la condivisione di know how e competenze, e cercando di ragionare in una logica di ‘best of’ che migliora il nostro processo di advisory”. Si tratta della parte “preminente” del modello, e “l’output che ne consegue è una buy list denominata‘guida investimenti’, composta di un centinaio di Isin suddivisi nei nostri cluster di asset class”. Un’ulteriore suddivisione interessa appunto i cluster: “ Pochi sono ‘ad ampia delega’ – afferma il team leader – e si suddividono tra flessibili, conservativi, moderati e aggressivi, alternativi e absolute return. I restanti ‘direzionali’ sono equamente distribuiti tra azionari e obbligazionari”.
2/4In questo processo il gestore si configura come “elemento di differenziazione”. La conoscenza dei professionisti funge quindi da discrimine tra due prodotti con caratteristiche simili. “Ci sono gestori che conosciamo da 15 anni, passati attraverso diverse esperienze e che hanno affrontato le varie crisi dal 2008 a oggi, quindi si innesca una fidelizzazione dovuta alle capacità di superare i momenti più difficoltosi dei mercati finanziari”. Emerge ancora una volta, nell’analisi dell’universo della selezione dei fondi, come l’elemento soggettivo, ripartito tra capacità del gestore e “sensibilità” del fund selector nel definire il rapporto professionale con quest’ultimo, travalichi il solo dato quantitativo. “I freddi numeri per quanto importanti e non opinabili, sono a uso di tutti, la percezione individuale si esalta con l’analisi qualitativa e con il rapporto che si è in grado di instaurare con il portfolio manager, con l’empatia che si instaura con il gestore, questo porta a comprendere meglio anche le sue strategie di investimento e le distintività che si possono incontrare con i competitor”, rimarca Zafferoni.
3/4A oggi, l’attenzione di Banca Aletti (in linea con le peculiarità del team di fund selection) si concentra su tre nuclei di interesse: sostenibilità, alternativi e illiquidi. Nel dettaglio, nonostante un 2022 “minato dalla situazione bellica”, gli ESG continuano a confermarsi come “un trend di lunghissimo termine” e l’importanza riservata a questi prodotti “è testimoniata anche dal crescente numero degli stessi all’interno del ‘mercato dei fondi’”, afferma Zafferoni che sottolinea come Banca Aletti abbia ritenuto opportuno utilizzare le competenze di Barbara Ietto “impegnata, con i colleghi che la supportano, a segmentare i prodotti nella nuova scala di sostenibilità delineata dagli aggiornamenti normativi”.
Allo stesso modo, l’esperto riporta come il 2022 abbia messo in luce la necessità di “asset di decorrelazione sui mercati principali”. Da qui l’impegno di una figura specializzata, Marco Castagna, in grado di fornire “una supervisione importante sia sui fondi liquid alternative sia sugli illiquidi tout court”. Anche sui tematici la private bank porta avanti uno studio legato alle correlazioni: “In questo caso è più complesso trovare una ‘distintività’ a livello di temi – afferma –, e noi gestiamo i rischi di concentrazioni emittenti e settori secondo nostra tassonomia, dal momento che molti fondi indicati come tematici presentano correlazioni molto alte”. Per questo motivo, conclude Zafferoni, “cerchiamo di limitarne l’uso a quelli che si adeguano alle logiche di mercato che vogliamo cavalcare”.
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