Tassi e valute, sorvegliati speciali

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Allef Vinicius, Unsplash

Sul mercato dei tassi il mese di gennaio è stato caratterizzato da un generale rialzo sia negli USA che in Europa, motivato soprattutto dai dati macroeconomici delle due aree, sincronizzati come non accadeva da tempo, e dal chiaro intento di entrambe le Banche centrali di proseguire con le rispettive politiche monetarie.

“Se da un lato abbiamo una Federal Reserve chiaramente indirizzata al rialzo dei tassi (con almeno due rialzi pienamente prezzati nella curva americana e almeno un 30% per il terzo rialzo entro dicembre) dall’altro la Banca centrale europea è ancora lontana da un rialzo dei tassi ma a più riprese sta comunicando al mercato che molto probabilmente questo sarà l’anno della fine del QE, qualcosa che sta facendo riprezzare la parte europea delle curve, sia periferiche che core”, commenta Carlo Bodo, responsabile team obbligazionario Ersel AM SGR.

“In particolare”, ricorda l’esperto, “è stata soprattutto la BCE a guidare un po’ al rialzo i tassi in un primo momento con le dichiarazioni di Draghi in conferenza stampa e poi con alcune dichiarazioni di alcuni membri dei diversi istituti”. Bodo si riferisce nello specifico al governatore della Banca centrale olandese che ha dichiarato che potremmo avere un’interruzione del programma di acquisti già da settembre.

Dichiarazioni che sono successivamente rientrate ma che si sono fatte sentire sui mercati che hanno reagito negativamente alla possibilità del venir meno del QE così come ha reagito negativamente il cambio EUR/USD, particolarmente sensibile in questa fase alle dichiarazioni delle Banche centrali oltre che alle politiche di bilancio che si stanno vedendo negli USA.

“La debolezza del dollaro e la forza dell’EUR/USD generano incertezza in più e rovinano un po’ il compito della BCE. Un EUR/USD che sale riduce le possibilità di riassorimento del QE europeo e danneggia la possibilità della BCE di rientrare in tempi rapidi dalle proprie politiche espansive”, commenta Bodo. Se a questo aggiungiamo un movimento positivo del petrolio, apprezzatosi di 6-7 punti nel corso di gennaio, abbiamo una situazione piuttosto impegnativa lato tassi.

Credito

Per quanto riguarda il credito, in Europa non si è assistito a un allargamento significativo parallelamente al movimento dei tassi. “Il credito ha continuato a stringere soprattutto nelle componenti più safe fino a pochi giorni fa. Ha subito leggermente l’ultimo movimento di rialzo dei tassi ma per il momento non ci sono segnali allarmanti sugli spread di credito”. Secondo Bodo “più che preoccuparsi per il livello assoluto dei tassi forse le curve di credito hanno sentito il fatto che la curva americana ha smesso di appiattirsi”, un segnale positivo sulla crescita che potrebbe essere la variabile da osservare per capire cosa farà il credito nei prossimi mesi.