Le regole auree dell’asset allocation di lungo termine

Fabrizio Bergna
Fabrizio Bergna, responsabile dell'Ufficio Ricerca Mercato di Banca Consulia

Contributo a cura di Fabrizio Bergna, responsabile Ufficio Ricerca Mercato, Monitoraggio & Negoziazione di Banca Consulia.

Le borse sono da sempre legate ai cicli di crescita dell’economia, anche se oggi l’interventismo delle Banche centrali ha raggiunto livelli tali da mettere apparentemente in dubbio questa relazione. Se guardiamo esclusivamente al breve termine, negli investimenti prevale la componente momentum, ma allungando l’orizzonte temporale, diventa cruciale essere esposti ad un trend di crescita dei mercati, siano essi obbligazionari, ma soprattutto azionari. Ma come allocare il capitale in un’ottica di lungo periodo?

Anche le correzioni occasionali vanno inquadrate nell'ambito di una strategia d'investimento di lungo termine, concentrandosi sempre sui propri obiettivi. Un’asset allocation strategica si costruisce rispettando alcuni concetti basilari:

  • Identificazione degli obiettivi in termini di rischio/rendimento, in virtù delle caratteristiche ed esigenze personali del cliente;
  • Stima delle prospettive delle diverse asset class, anche in termini di correlazioni oltre che analisi rischio/rendimento;
  • Monitoraggio e ribilanciamento degli investimenti.

In linea generale un mix equilibrato di valutazioni geografico/settoriali e tematiche, consente di porre le basi per la rivalutazione del capitale nel lungo termine, puntando su strutture di portafoglio la cui diversificazione peculiare possa reggere in diversi contesti di mercato.

Riguardo la scelta dei prodotti da inserire in portafoglio, l’industria è oggi giorno sempre più competitiva, sia lato gestione passiva, che attiva. In questo universo molto ampio occorre ricercare quegli strumenti che ci consentano di lavorare, sia sull’asset allocation che sullo stile gestionale con costi proporzionati. In particolare, le statistiche dimostrano che più il mercato di riferimento è efficiente, più bassa è la probabilità di batterlo attraverso una strategia attiva; al contrario in contesti di asimmetria informativa ed inefficienza del mercato, affidarsi ad un gestore attivo aiuta a creare valore evitando ad esempio rischi specifici, che altrimenti non verrebbero individuati attraverso una gestione passiva.

Inoltre la scelta dei prodotti deve essere anticipata da un’adeguata analisi. Nel nostro caso questa avviene attraverso un modello di ranking interno che prende in considerazione indicatori di performance, rischio ed efficienza. Con l’utilizzo di questo processo di selezione, abbiamo la possibilità di ottenere una suddivisione in termini di opportunità d’investimento degli strumenti finanziari per le differenti asset class e micro asset class. Dopo un primo screening quantitativo, affianchiamo la classica due-diligence su base fondamentale, che si sviluppa sulla conoscenza della società di gestione al confronto diretto con il fund manager, così da verificare la reale bontà del modello e validare la coerenza e bontà dello stile di gestione.