Prospettive economiche globali per il 2021

Contributo a cura di John Greenwood, Chief Economist di Invesco. Contenuto sponsorizzato.

Dopo un anno dominato dalla pandemia, sul piano delle prospettive economiche, tre sono i fattori importanti da considerare: 1) l’impatto e la durata dei continui lockdown e del conseguente danno alle economie; 2) la scala e la struttura delle politiche di stimolo economico attuate durante la crisi sanitaria; 3) la rapidità e l’efficacia dello sviluppo e della distribuzione in tutto il mondo di un vaccino efficace

A fronte dei nuovi lockdown nazionali attuati nelle principali economie europee come Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito e dei nuovi record di contagi giornalieri registrati negli Stati Uniti, ritieniamo che nel quarto trimestre del 2020 il PIL reale possa subire cali, per poi seguire una traiettoria al momento indefinita nel 2021. Il prossimo anno potrebbe iniziare con un primo trimestre debole nell’emisfero settentrionale dovuto alla persistenza dell’epidemia, seguito da forti rimbalzi relativi sostenuti dalle politiche di stimoli monetari e fiscali su ampia scala attuate da banche centrali e governi di tutto il mondo, soprattutto in caso di disponibilità di un vaccino.

Poiché la distribuzione di quantitativi adeguati di dosi di vaccino richiederà probabilmente gran parte del primo semestre del 2021, ci aspettiamo un ritorno a una sorta di normalità nel secondo semestre dell’anno. Quando ci sarà una percezione diffusa di ritorno alla normalità e consumatori e imprese di servizi avranno riacquistato fiducia, ci aspettiamo una significativa trasformazione del contesto economico, in netto contrasto con il lungo periodo di crescita anemica e inferiore alla media seguito alla crisi finanziaria globale. La principale ragione di tale diversità di prospettive è la quantità record di stimoli messi in atto sotto forma di espansione monetaria e della spesa fiscale.

Benché gli unici segnali in proposito siano finora stati gli enormi rialzi dei mercati azionari globali, la prossima fase del processo di trasmissione potrebbe iniziare nel secondo semestre del 2021, quando famiglie e imprese cominceranno a spendere i risparmi accumulati nel 2020. Ciò significa che consumi, investimenti e occupazione sono destinati a recuperare a un ritmo decisamente più rapido rispetto a quello di una tipica fase post-recessione, generando così un rimbalzo sorprendentemente robusto: ciò avverrà solo quando saranno ampiamente superati incertezze e distanziamento sociale.

Prevediamo che la teorica terza fase del processo di trasmissione, aumento dell’inflazione dei prezzi al consumo, si concretizzerà non prima del 2022, e forse più tardi se consumatori e imprese resteranno prudenti, conservando maggiori disponibilità di denaro a titolo precauzionale, o perché le banche centrali e i decisori politici opereranno in modo tale da limitare o neutralizzare l’impatto degli stimoli del 2020.

Il versante asiatico

Le economie di Cina e altri Paesi dell’Asia orientale, contrariamente a quelle sviluppate, sono sulla via di una ripresa costante, seppure non spettacolare, favorita da modeste riduzioni dei tassi d’interesse e dei coefficienti di riserva obbligatoria. Sebbene l’Asia abbia indubbiamente contenuto meglio l’epidemia, la regione avrà ancora difficoltà a far virare in positivo l’economia, in un quadro in cui la domanda di esportazioni asiatiche è meno esuberante rispetto a una tipica ripresa trascinata dalle esportazioni. Cina e Giappone riporteranno una buona crescita della domanda interna, ma le esportazioni, tradizionale punto di forza, registreranno una ripresa più lenta.

Stati Uniti

Le prospettive per gli Stati Uniti scaturiranno dall’equilibrio tra due forze opposte: da una parte l’entità del supporto monetario e fiscale combinato, e dall’altra l’incapacità dell’amministrazione Trump uscente di elaborare un piano nazionale coordinato di risposta alla pandemia, incapacità che continua a causare profonde turbative in settori chiave come compagnie aeree, hotel e ospitalità. Nel complesso, ci aspettiamo una crescita del PIL reale USA del 3,8% nel 2021, con un’inflazione probabilmente ancora contenuta al 2,2% sulla scia dei precedenti cali dei prezzi del petrolio e delle perduranti battute d’arresto della spesa in servizi.

Europa

Nell’area euro, il fatto che la Banca Centrale Europea (BCE) abbia continuato ad affidarsi alle banche per concedere prestiti, si è tradotto in una crescita monetaria notevolmente inferiore a quella che si sarebbe registrata qualora la BCE avesse acquistato titoli da investitori istituzionali non bancari nel quadro del suo Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP). Ciò nonostante, riteniamo che l’economia dell’area euro continuerà a essere supportata da condizioni monetarie favorevoli e dall’atteggiamento pro-crescita della BCE e delle autorità di vigilanza. Per il 2021 si aspetta una crescita del PIL reale del 4,5% con un’inflazione di appena l’1%. Per quanto riguarda il Regno Unito, le imprese continueranno a risentire dell’incertezza associata alle trattative sulla Brexit in atto tra il Paese e l’Unione Europea e che la crescita del PIL reale rimarrà al di sotto del livello tendenziale fino a quando sia raggiunto un accordo commerciale completo e dettagliato con l’UE. Per il Regno Unito, ci aspettiamo una crescita del PIL reale del 6% nel 2021 e un’inflazione dell’1,2%, seppure con un margine di errore elevato.

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Riservato agli investitori professionali in Italia. Il presente documento ha puro titolo informativo. Laddove le persone o l'azienda abbiano espresso opinioni, si basano sulle attuali condizioni di mercato, possono differire da quelle di altri professionisti dell'investimento e sono soggette a modifiche senza preavviso. Il presente documento è pubblicato inItalia da Invesco Management S.A., President Building, 37A Avenue JF Kennedy, L-1855 Lussemburgo, regolamentata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier, Lussemburgo.

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