Attivi, Smart Beta e ESG. Il futuro degli ETF secondo Franklin Templeton

Demis Todeschini (Axa IM)
Demis Todeschini (Axa IM)

A cinque anni dallo sbarco dei suoi primi ETF su Piazza Affari, Franklin Templeton festeggia i traguardi raggiunti nel business nei fondi indicizzati in Italia. E potendo contare sul rapido successo ottenuto, guarda con fiducia agli obiettivi futuri. Anche perché quello degli ETF è un mercato florido. E vari segnali indicano che il suo sviluppo possa proseguire con forza anche nei prossimi anni. I numeri parlano chiaro: a fine 2022 l’industria globale degli ETF ha registrato il suo 43esimo mese consecutivo di raccolta positiva. Ad oggi, il patrimonio globale degli ETF è di oltre 9.200 miliardi di dollari e negli ultimi dieci anni è cresciuto a ritmi sostenuti, con un tasso di crescita annuale composto del 16,8%.

Trend globali

L’evento milanese in cui gli ETF di Franklin Templeton hanno spento le prime cinque candeline dalla quotazione su Borsa Italiana, è stata anche l’occasione per fare il punto sui principali trend dell’industria globale dei ‘replicanti’. Tra questi, Caroline Baron, head of ETF Distribution – EMEA, ha citato l’innovazione di prodotto, che si sta concentrando soprattutto sugli ETF ESG, sui tematici, sugli ETF sul reddito fisso e sui veicoli a gestione attiva. Inoltre, l’esperta ha parlato della pressione al ribasso sui costi, che rende gli ETF competitivi e con un elevato potenziale di crescita nel segmento retail. “L’appetito del pubblico retail per gli ETF è uno dei principali trend a sostegno del futuro dell’industria”, ha detto Baron. “Ma per continuare a svilupparsi in questo segmento, serve fare molta educazione su questi tipi di strumenti, per far comprendere il loro funzionamento e i loro vantaggi”, ha detto.

Attualmente, la gamma di ETF di Franklin Templeton abbraccia le più importanti tendenze sul fronte dell’innovazione di prodotto. Annovera molteplici competenze, suddivise in tre grandi gruppi divisi per stili di investimento: ETF passivi, ETF Smart Beta e ETF attivi. “Si tratta di strumenti diversi per raggiungere risultati diversi”, ha spiegato Baron. “Ci distinguiamo negli ETF attivi, dove siamo in grado di sfruttare le nostre capacità di gestore attivo per mettere a punto dei veicoli a gestione discrezionale che puntano non solo a replicare un benchmark ma anche a batterlo”, dice. “Le nostre soluzioni Smart Beta, invece, in cui degli insight attivi possono aggiungere valore alla replica degli indici, sono molto adatte nell’attuale contesto di mercato, per la capacità di contrastare la volatilità”, ha aggiunto.

Jason Xavier, head of ETF Capital Markets EMEA, si è soffermato sull'evoluzione della liquidità degli ETF, mettendo in luce come nei periodi di elevata volatilità delle principali crisi dei mercati dal 2008 a oggi (compresi il crollo del Covid e di recente quello per lo scoppio della guerra in Ucraina) si sono dimostrati liquidi e affidabili. Inoltre, si è soffermato sulla capacità degli ETF nello scoprire i prezzi che può risultare un vantaggio fondamentale per gli investitori. In particolare, secondo Xavier, questo beneficio è maggiore nell’asset class del reddito fisso, per la sua opacità che ne limita la liquidità e il processo di scoperta del prezzo. “L’abilità degli ETF nel portare un mercato sottostante abitualmente negoziato over-the-counter su una sede di negoziazione trasparente favorisce la scoperta dei prezzi”, ha spiegato.

Mercato italiano

“Da quando i primi ETF sono stati lanciati in Italia nel settembre del 2002, più di venti anni fa, di strada se ne è fatta molta”, ha detto Demis Todeschini, ETF Sales Specialist per l'Italia, che ha parlato dell’approccio degli investitori domestici agli ETF. A fine dicembre, il loro un patrimonio era di quasi 109 miliardi di dollari, con una raccolta in un anno difficile come il 2022 positiva per 1,1 miliardi di euro. Tra i trend nostrani presentati da Todeschini vi è quello degli ETF ESG, che nell’ultimo triennio hanno raccolto più dei ‘cugini’ che non integrano criteri ambientali, sociali e di governance. “In un anno complesso come il 2022 la loro raccolta è stata positiva per 2,3 miliardi di euro, mentre gli ETF non ESG hanno avuto flussi negativi per circa 1,3 miliardi di euro”, sottolinea.

Soluzioni in vista di un 2023 volatile

Per il contesto attuale di tassi in rialzo, dopo più di un decennio di politiche monetarie espansive, e di rallentamento del PIL, Franklin Templeton invita gli investitori in ETF ad adottare un approccio più tattico e difensivo. “Possono pertanto cominciare a guardare favorevolmente a programmi di ponderazione alternativa, ad esempio gli ETF smart beta multi-fattoriali, che tengono conto anche dei fondamentali dei titoli, invece di limitarsi alla loro capitalizzazione di mercato”, dice Xavier. Secondo la view di Xavier, nel 2023 con l’inflazione ancora elevata, gli ETF obbligazionari e sui dividendi saranno sul podio della raccolta.

“Un’ottimizzazione dei rendimenti e del reddito avrà indubbiamente un peso maggiore nella costruzione del portafoglio”, afferma. “Siamo convinti che potranno registrare buoni afflussi gli ETF con distribuzione di dividendi globali e regionali, soprattutto quelli che selezionano i titoli migliori in base ai fondamentali tramite un approccio quality e value”, dice. Infine un posto di primo piano nei portafogli sarà occupato dal reddito fisso, tornato prepotentemente alla ribalta negli ultimi mesi. “Con l’aspettativa di cali dei tassi nel 2023, il reddito fisso costituisce un’asset class molto interessante”, dice Xavier. “Siamo anche convinti che possa offrire rendimenti interessanti a fronte di un rischio minore, rispetto agli ultimi anni”, conclude.