Arusa (Invesco): “Sugli ETF Bitcoin l’Europa cinque anni avanti rispetto agli Stati Uniti”

Fabrizio Arusa
Fabrizio Arusa

Siamo abituati a riconoscere al mercato finanziario americano un primato in fatto di lancio di nuovi prodotti, temi di investimento all’avanguardia e operazioni finanziarie dirompenti. Quanto accade con i prodotti passivi a replica di bitcoin, già disponibili in Europa ma ancora vietati nel nuovo continente, però, rappresenta un’eccezione meritevole di attenzione. L’interesse degli investitori per le criptovalute non ha precedenti nel mondo della finanza ma vecchio e nuovo continente sono divisi nel tentativo di disciplinarne l'utilizzo.

Al boom di interesse per le monete digitali è corrisposta infatti negli ultimi anni la proliferazione di piattaforme funzionali alla loro compravendita. Ai problemi di trasparenza e tracciabilità che queste tecnologie però presentano, il legislatore europeo ha risposto nella primavera di quest’anno con il regolamento Markets in crypto-asset (Mica), mentre negli Stati Uniti ancora persiste un vuoto normativo. Il Bitcoin da solo rappresenta oggi il 42% dell'intero mercato delle criptovalute e, con oltre due miliardi di dollari di questa valuta digitale scambiati ogni giorno sulle borse digitali di tutto il mondo, si pone di fatto come la più liquida. Nonostante le sue dimensioni, però, molti investitori professionali trovano ancora difficoltà nel trovare un approccio istituzionale sufficientemente solido per investire.

“In Europa le autorità di vigilanza regolamentari, nel tentativo di tutelare la clientela retail, si sono mosse limitando l'operatività di alcune piattaforme ai clienti istituzionali”, ricorda Fabrizio Arusa, Senior Relationship Manager ETF Specialist di Invesco. La gestione passiva però offre una strada alternativa e democratica all’investimento in monete digitali. “Gli ETF nascono focalizzandosi su tre pilastri, convenienza, trasparenza e liquidità, con l'obiettivo di offrire uno strumento semplice per qualsiasi tipologia di investitore” e per questo possono rappresentare un’alternativa prudente per accedere a un asset class così controversa.

ETP Bitcoin

Sul fronte dei veicoli di investimento a replica, ETC o gli ETF a spot Bitcoin, la scelta del legislatore europeo fin dal 2019 è stata di regolamentarne l’uso e le emissioni invece che lasciare il mercato scoperto, come al contrario accade negli Stati Uniti, dove sono disponibili solo gli ETF con strategie future-based. “Come Invesco abbiamo quotato sul mercato europeo uno dei primi ETC a replica fisica sui bitcoin nel novembre 2021”. L’Invesco Physical Bitcoin ETP è garantito al 100% da partecipazioni in asset digitali sottostanti e ha l'obiettivo di fornire la performance di prezzo del Bitcoin, meno una commissione fissa annuale dello 0,99%. Mercato regolamentato e autorevolezza di una casa terza come Invesco, che ha obblighi di garantire liquidità e liquidabilità, conferiscono all’investitore la possibilità di accedere all’asset class in maniera tutelata. Si attende ora con impazienza l’apertura del mercato americano. “Anche negli Stati Uniti abbiamo provato a lanciare il Physical Bitcoin, abbiamo fatto richiesta alla Securities and Exchange Commission (SEC) nel 2022, ma ancora non abbiamo ricevuto il via libera”. Insieme a Invesco, in attesa di una decisione dell’autorità di vigilanza circa l’approvazione delle richieste di ETF su bitcoin, attesa per la metà di ottobre, anche WisdomTree e Valkyrie. L’ETC di Invesco oggi registra 80 milioni di euro di Aum e riscuote interesse di pubblico sia retail che istituzionale.