La crescita mondiale dovrebbe migliorare, il rischio politico sarà fonte di preoccupazione nel 2017 e nei Paesi emergenti sarà alimentato dal rischio sicurezza.
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Come ogni anno, in occasione della conferenza rischio paese, Coface ha analizzato lo scenario macroeconomico globale, focalizzandosi sul rischio paese e sul rischio settoriale nel mondo. Coface è tra i leader mondiali nell’assicurazione dei crediti, è presente in 67 Paesi e offre i propri servizi alle imprese clienti in 100 nazioni.
Dopo due anni consecutivi di rallentamento, la crescita mondiale dovrebbe registrare un leggero miglioramento nel 2017 (da +2,5% a +2,7%), stimolata da un recupero dell’attività nei Paesi emergenti (+4,1%), grazie alla ripresa in Brasile e in Russia che compensa il rallentamento della Cina. I Paesi avanzati assisteranno ad una crescita stabile (+1,6%). La debole crescita del commercio mondiale (prevista a +2,4% per il 2017, dopo una media di +2,2% tra il 2008 e il 2015) potrebbe essere frenata dalle politiche protezionistiche di Donald Trump. Nel breve termine, queste misure dovrebbero avere effetti più contenuti sull’economia americana alla fine del ciclo (+1,8%) rispetto ad altri Paesi come l’America Centrale e alcuni Paesi asiatici (Vietnam e Tailandia) che esportano in misura consistente verso gli Stati Uniti.
Il rischio politico sarà nuovamente fonte di preoccupazione nel 2017
La situazione politica in Europa è caratterizzata da incertezza, con le elezioni in Francia, Germania, Olanda e probabilmente in Italia e l’attesa per le modalità della Brexit. Nell’ultimo anno l’indicatore di rischio politico europeo di Coface è aumentato in media di 13 punti in Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito. Nel caso in cui si verificasse uno shock politico rilevante, di ampiezza paragonabile a quella del referendum britannico, la crescita europea potrebbe ridursi di 0,5 punti. Nei Paesi emergenti, il rischio politico è alimentato dal malcontento sociale e dal crescente rischio sicurezza. La Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), a causa della Russia e la regione Nord Africa/Medio Oriente (in particolare per la situazione in Turchia e Arabia Saudita), presentano i rischi più elevati fra tutti i maggiori Paesi emergenti. Il rischio sicurezza (che comprende gli atti di terrorismo, i conflitti e gli omicidi) è un nuovo componente dell’indicatore di rischio politico emergente. Non sorprende che sia più alto in Russia e in Turchia.
Rischio di credito: l’elevato indebitamento delle imprese minaccia il settore bancario nei Paesi emergenti
Nelle economie avanzate il livello delle insolvenze d’impresa dovrebbe continuare a ridursi anche se la creazione di nuove imprese resta spesso al di sotto dei livelli pre-crisi: -19,8% in Germania, -5,1% negli Stati Uniti e -4,1% in Italia (variazione tra il 2015 e il picco del periodo pre-crisi). I finanziamenti concessi alle imprese fortemente indebitate limitano la disponibilità di risorse per le imprese più giovani in forte crescita.
L’indebitamento eccessivo delle imprese coinvolge anche i Paesi emergenti. Le imprese emergenti sono fra le più indebitate (oltre il 160% del PIL) e il loro debito è aumentato di 12 punti di PIL fra il secondo trimestre 2015 e il secondo trimestre 2016. Il tasso di crediti in sofferenza del settore bancario cresce nettamente in Russia, India, Brasile e Cina, con un simultaneo irrigidimento delle condizioni di finanziamento.
Miglioramento delle valutazioni in Europa e in Africa Subsahariana
Per la prima volta dalla metà del 2015, i miglioramenti delle valutazioni rischio paese di Coface sono più numerosi dei peggioramenti. La Spagna è stata promossa ad A3, mentre Islanda e Cipro (in cui si attenuano i rischi legati ai controlli dei capitali), sono rispettivamente valutate A2 e B. I Paesi dell’Europa centrale continuano a migliorare in classifica fra i 160 Paesi valutati da Coface. L’Estonia (A2), la Serbia (B) e la Bosnia-Herzegovina (C) registrano miglioramenti nel loro ambiente economico e la crescita in questi Paesi si attesta su livelli incoraggianti. La Bulgaria (A4) conferma la ripresa con una crescita moderata e il continuo consolidamento del suo settore bancario. Nell’Africa Subsahariana, i piccoli Paesi vanno meglio dei grandi. Si segnalano due Paesi: il Ghana (B), che ha passato il test di maturità democratica lo scorso dicembre e vanta una buona gestione dei conti pubblici e il Kenya (A4), che registra una ripresa del turismo e un aumento degli investimenti pubblici.