Crisi energetica: l’Europa si prepara a un inverno difficile

Gas
Justus Menke, immagine concessa (Unsplash)

L’Europa si prepara a un inverno difficile. Le restrizioni dei flussi di gas naturale dalla Russia verso i Paesi UE dopo l’invasione dell’Ucraina di febbraio continuano a rappresentare una minaccia per le economie del continente. Il gasdotto Nord Stream 1, il principale canale che rifornisce la Germania e di conseguenza l’Europa, due giorni fa ha subito un nuovo stop per attività di manutenzione, secondo quanto dichiarato dall’azienda che lo gestisce la controllata da Mosca Gazprom, e dovrebbe riprendere le attività nella giornata di domani, 3 settembre. Una situazione analoga a quella verificatasi alla fine del mese di luglio, quando il gasdotto era stato chiuso con un’analoga motivazione per poi tornare in funzione ma a un regime dimezzato.

La Russia è uno dei maggiori esportatori di gas per il Vecchio Continente e la riduzione delle forniture mette in seria difficoltà l’obiettivo dell'UE di riempire i siti di stoccaggio per l’inverno. “I notevoli miglioramenti nell’accumulo di gas e il declino della domanda di gas potrebbero non essere sufficienti per compensare il fabbisogno di consumo europeo nei prossimi mesi invernali”, è l’avvertimento lanciato dal team di strategie sul credito globale di Algebris.

Come conseguenza di questo shock dell’offerta, il prezzo del gas sul TTF (Title Transfer Facility) di Amsterdam, il punto di scambio di riferimento per l’Europa, nelle ultime settimane è schizzato alle stelle, raggiungendo lo scorso venerdì il record di 339 euro al megawattora. In settimana le quotazioni sono scese sotto i 300 euro, in calo in questi giorni attorno ai 240 euro al megawattora. Ma la perturbazione sui costi della materia prima potrebbe continuare, con pesanti conseguenze per le attività economiche. “Ad Amsterdam il tasso forward è aumentato di nove volte dalla scorsa primavera”, osserva Rob Lambert, Senior Corporate Analyst di BlueBay Asset Management. “Questo sta a sua volta influenzando le prospettive della produzione industriale e alimentando i timori di recessione”, fa notare l’esperto che aggiunge: “I prezzi del gas e quindi dell'elettricità, dato che il gas è l'elemento che fissa il prezzo marginale, sembrano destinati a rimanere volatili fino al 2023”.

Inflazione energetica

L’impennata dei costi dell’energia sta avendo un forte impatto sull'inflazione dell'Eurozona. Ieri ha registrato un nuovo rialzo, attestandosi al 9,1% in agosto, rispetto all'8,9% di luglio. E nel dettaglio, secondo i dati di Eurostat, il comparto dell'energia è quello che sta influendo maggiormente sulla corsa dei prezzi, in rialzo ad agosto del 38,3% per cento. “Ci aspettiamo che ulteriori aumenti mantengano elevata l’inflazione energetica e l’inflazione complessiva nella seconda metà di quest’anno, che a sua volta ridurrà la capacità di spesa delle famiglie”, afferma Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist di Schroders. Il gas naturale viene utilizzato per riscaldare circa la metà delle abitazioni europee e alimenta una buona parte del settore industriale e molti governi stanno predisponendo dei piani di razionamento della materia prima per l’inverno. “Nonostante i notevoli investimenti nelle energie rinnovabili, queste rappresentano ancora meno del 20% del mix energetico europeo”, osserva Lambert. “Per cui la dipendenza dal gas naturale per il riscaldamento, il raffreddamento e il settore industriale rimarrà elevata”, analizza.

Germania e Italia in difficoltà

“Siamo in una fase di crisi del gas e la Germania ne è l'epicentro”, continua Lambert. Secondo l’agenzia dell’UE per la cooperazione dei legislatori sull’energia, l’economia tedesca dipende dall’energia affidabile e a basso costo dalla Russia per circa il 49% per alimentare la sua industria manifatturiera. “Attualmente la Germania non possiede alcun terminal per importare gas liquefatto GNL che possa compensare la riduzione delle importazioni attraverso il gasdotto Nord Stream 1”, osserva Randeep Somel, gestore del M&G (Lux) Climate Solutions Fund. A luglio l’indice tedesco IFO business climate è sceso a 88,6 punti, in calo dai 92,2 di giugno, toccando il valore minimo da giugno 2020. “Ciò indica che le aziende si aspettano che il business diventi molto più difficile nei mesi a venire”, dice. Secondo Lambert ci sono poche soluzioni a breve termine per compensare la cessazione delle forniture di gas russo. “L'Europa ha messo in atto piani per aggiungere oltre 100 miliardi di metri cubi di capacità di rigassificazione di GNL, un aumento del 50% rispetto all'attuale capacità, ma questo richiederà diversi anni”, osserva. “L'attuale capacità di rigassificazione è inoltre concentrata in regioni come la Spagna, che non hanno la capacità di interconnessione necessaria per raggiungere i mercati che ne hanno più bisogno, come la Germania e l'Italia”, dice. Proprio dall’Italia giunge l’allarme di Confindustria. Secondo quanto dichiarato dal suo Presidente Carlo Bonomi, nel caso la Russia sospendesse completamente l'invio di gas, e se la quota di materia prima mancante fosse tutta incidente sul comparto industriale “vorrebbe dire spegnere quasi un quinto dell'industria italiana”, ha dichiarato.

Fonte: M&G Investments

Guardando alla primavera

La Germania ha iniziato la costruzione di quattro terminal galleggianti per importare gas liquefatto alternativo al gas russo e due siti permanenti su terraferma. Nelle speranze del governo tedesco due dei quattro siti galleggianti dovrebbero essere operativi prima della fine dell’anno. Inoltre, sono stati firmati contratti con il Qatar, l’Azerbaijan, il Canada e gli USA per consegne di GNL. E anche Italia, Francia, Grecia, Olanda e Polonia stanno costruendo nuovi impianti. “Resta da vedere quanto rapidamente possa essere messa in opera l’infrastruttura per cominciare a ricevere le consegne”, osserva Somel. Malgrado la complessità del momento, l’esperto di M&G Investments rintraccia dei segnali positivi. Ma prima bisognerà superare lo scoglio dei prossimi mesi. “Quest’inverno sarà probabilmente difficile per i consumatori, così come per le industrie in tutta Europa”, commenta. “Tra un anno esatto dovremmo essere in una posizione molto migliore, poiché le importazioni di energia non saranno così concentrate da un solo produttore”, spiega. Inoltre, l’esperto di M&G guarda con fiducia al piano della Commissione Europea RePowerEU. “Aiuterà a promuovere la sicurezza energetica e stimolerà il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione”, analizza. “Nonostante l’UE avesse già in essere un piano di decarbonizzazione, questi traguardi saranno anticipati”, prosegue. “Come parte del piano di diversificazione delle fonti energetiche, l’UE propone di aumentare al 45% l’obiettivo di energia pulita per il 2030 dall’attuale 40%. Inoltre, metterà a disposizione un capitale fino a 210 miliardi di euro oltre a un piano per ridurre la burocrazia, in modo da portare a termine molto più rapidamente i progetti nel solare e nell’eolico”, conclude.