Raggiunto da FundsPeople a margine del meeting di Firenze, il presidente spiega gli obiettivi di crescita, non soltanto numerica ma anche patrimoniale, della fondazione. In futuro? prepararsi alle sfide digitali.
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Investire per far conoscere Efpa e, soprattutto, il professionista certificato, a un “pubblico indistinto”. È la dichiarazione d’intenti della fondazione italiana affiliata alla European Financial Planning Association (Efpa) espressa dal suo presidente, Marco Deroma, raggiunto da FundsPeople a Firenze, a margine dell’Efpa Meeting 2023. Un obiettivo chiaro, confermato dai numeri e dalla crescita della fondazione nell’ultimo lustro sotto la presidenza di Deroma: dai 5.700 professionisti certificati di inizio mandato, si è passati a fine 2022 a 9.853 (una crescita superiore al 72%). Tuttavia, come detto, non sono più i soli professionisti i destinatari dell’azione di Efpa, entra in scena il cliente finale, “ossia il soggetto con cui il consulente si confronta e a cui sono rivolti gli sforzi della formazione continua”.
Qui si inserisce un altro dato, quello legato alla parallela crescita patrimoniale della fondazione che, sempre al 31 dicembre dello scorso anno, contava su un patrimonio di quasi 600 mila euro. “Nei primi anni di Efpa è mancato il coinvolgimento del pubblico indistinto”, afferma il presidente, ricordando come l’entità operi in Italia ormai dal 2001. “Ecco che l’approccio ai giornali, ai quotidiani generalisti, è stato alla base della crescita dei nostri investimenti. Un approccio che richiede importi importanti e che anche nei prossimi anni continueremo a portare avanti”. La strategia, dunque, è chiara: “La domanda del consulente certificato deve arrivare dal mercato. Vogliamo dare un significato ai numeri in crescita sia dei consulenti certificati, sia degli utili della nostra gestione? Più siamo e più riusciamo a investire, maggiore sarà il numero dei clienti che conosce e chiede consulenti finanziari certificati”.
In parallelo evolve la vocazione “etica” di Efpa Italia, confermata anche dal risicato numero di professionisti “radiati” dal Registro dei Certificati Efpa. Nel 2022, il dato comunicato dall’OCF è stato di un ridotto 0,047 per cento. Ebbene, l’incidenza percentuale dei professionisti certificati sottoposti a un procedimento disciplinare è stata dello 0,016. “Un altro passaggio nel percorso di sviluppo di Efpa è legato alla ‘qualità’ dei professionisti”, sottolinea Deroma che, da questo punto di vista, richiama anche l’avvio operativo, nel 2022, della commissione per i principi etici e deontologici di Efpa Italia.
Sfide digitali
Su questo sforzo collettivo si affaccia, poi, un futuro di sfide “digitali”, al centro dello stesso evento fiorentino che, già nel titolo (“AI: Alternative Intelligence. Ritorno al futuro del consulente finanziario”) gioca con il sottotesto di AI come “alternative intelligence” e non “artificial intelligence”. Qual è, dunque, “l’intelligenza alternativa” che può mettere in campo il consulente finanziario? E quali le caratteristiche del consulente di oggi rispetto al consulente pre-AI? Davanti a questo interrogativo Deroma richiama la forte digitalizzazione del settore spinta dalla pandemia. “È importante capire che il maggiore impulso è arrivato in quegli anni e i diversi tipi di risposte date da società e mondo del lavoro riassumibili, da un lato, in un tentativo di ‘tornare alla normalità’ dei rapporti personali precedente al Covid, e dall’altro nell’azione di chi, come Efpa Italia, ha capito di trovarsi di fronte a un nuovo paradigma del lavoro e che, quindi, sul digitale ha investito in modo convinto e importante”.
Tuttavia, affrontare un mondo sempre più digitale significa trovarsi di fronte a prove difficili, commenta il presidente, “l’intelligenza artificiale riuscirà a dare un impulso importante a piattaforme che stentavano a comprendere la clientela finale (come i robo advisor). Nel corso del meeting si è parlato del vantaggio competitivo del consulente, in grado di captare le emozioni del proprio interlocutore (a differenza di un algoritmo), ma è emerso come anche questo vantaggio sia soltanto questione di tempo. Allora l’AI rappresenta una sfida davvero importante per la nostra professione, e questo significa – conclude Deroma – che l’asticella di conoscenze di chi vuole rimanere sul mercato dovrà inevitabilmente alzarsi”.