Elezioni in Italia, cosa si aspettano gli asset manager dalla potenziale vittoria del centro destra

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Emma Fabbri (Unsplash)

L’Italia si prepara alle elezioni. Un evento normale nel processo democratico che, in questa occasione, assume i caratteri dell’eccezionalità. In primis le elezioni si tengono in anticipo di sei mesi rispetto alla scadenza naturale del governo precedente. E si tengono in autunno, periodo in cui i governi sono impegnati nella definizione delle leggi di bilancio per l’anno successivo. Saranno le prime elezioni in cui si voteranno i rappresentanti di Camera e Senato decurtati di un terzo per una riforma “caldamente” voluta dal M5S, che aveva la maggioranza nelle precedenti elezioni del 2018, e accettata “obtorto collo” dal PD come condizione per concretizzare il governo tecnico a guida Mario Draghi. E, soprattutto, saranno elezioni di cui si conosce ampiamente l’esito: ossia la vittoria della coalizione di centro destra guidata da Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia, come conseguenza della combinazione tra l’attuale legge elettorale (un insieme di proporzionale e maggioritario che avvantaggia le forze politiche più abili nello stringere coalizioni) e la riforma parlamentare.

L’euro fuori dai “mal di pancia” politici

Matteo Ramenghi, CIO di UBS WM Italy, UBS Europe SE, succursale Italia mette sul piatto un’altra novità, “forse la più importante” rispetto alle precedenti elezioni: “In questi anni è salita di molto la popolarità dell’euro: secondo i sondaggi dell’Eurobarometro di 18 punti percentuali dal 2014. Probabilmente per questo, diversamente dalle elezioni del 2018 o del 2013, non sono emerse posizioni nette contro l’euro o contro l’Unione europea, che dal canto suo ha varato il Recovery Fund dando all’Italia moltissime risorse”. In un’analisi condotta insieme a Thomas Wacker, CFA, head CIO Credit, UBS, Ramenghi sottolinea inoltre come, mentre si possono fare già delle ipotesi su una vittoria della coalizione guidata da Meloni, seppur meno probabile “non si può escludere completamente uno scenario in cui nessuna coalizione ottenga abbastanza voti per formare un governo e si debba trovare un'alleanza più ampia”. L’effetto sui mercati, tuttavia, è già visibile con i premi di rischio per i titoli di Stato italiani più che raddoppiati rispetto ai minimi pandemici (intorno ai 230 pb rispetto ai Bund tedeschi a 10 anni).  “Riteniamo che nel breve termine i mercati non avranno una reazione forte, ma daranno alla nuova coalizione la possibilità di dimostrare la propria competenza”, è l’opinione di Neil Mehta, portfolio manager, BlueBay Asset Management. “È improbabile che Meloni si ponga in modo conflittuale fin dall'inizio”, il partito, d’altronde vuole presentarsi come credibile e capace di governare, per questo motivo Metha ipotizza la nomina di un ministro delle Finanze “favorevole al mercato, che aggiungerà ulteriore fiducia agli investitori e che darà un nuovo incentivo alla prudenza fiscale”.

Accordi e disaccordi

Le opinioni che arrivano dagli analisti, in ogni caso, non sempre collimano. La chiamata alle urne non sarebbe “una fonte di preoccupazione” per Hannah Piper, fund manager del fondo Schroder ISF Italian Equity. Piper cita a supporto di questa affermazione diversi elementi: la durata media dei governi italiani “meno di due anni”; il ruolo equilibratore di BCE e Commissione europea; uno spread Btp-Bund (appena al di sotto del picco 2018) che “sta già prezzando l'esito più probabile (un governo di destra)”, e la presenza del TPI (il cosiddetto scudo anti-spread) come antidoto a una potenziale presa di posizione degli investitori internazionali sui Btp italiani. “Sarebbe nell'interesse di qualsiasi nuovo governo – afferma Piper – continuare a rispettare gli obiettivi concordati con la Commissione Europea per continuare a ricevere i finanziamenti dell'UE (PNRR)”. Secondo Alvise Lennkh-Yunus, direttore esecutivo e Giulia Branz, senior analyst di Scope Ratings, sebbene le preferenze politiche pre-elettorali dichiarate dalla coalizione di centro destra “potrebbero indebolire le prospettive economiche e fiscali dell'Italia, riteniamo che i vincoli che qualsiasi governo italiano dovrà affrontare una volta al potere limiteranno in modo significativo il suo margine di manovra, determinando così, in ultima analisi, una serie ristretta di opzioni di politica economica".

Meno fiducioso invece François Raynaud, fund manager multi-asset & overlay di Edmond de Rothschild Asset Management. Secondo l’esperto le aspettative sono per una maggiore volatilità nella fase dei negoziati con l'Europa, che dovrebbero iniziare a novembre, e questo nonostante le posizioni della leader di FdI si siano “ammorbidite” rispetto al passato.  L’autunno caldo dei negoziati sul recovery plan potrebbe ritardare infatti alcuni programmi di investimento in Italia “e i negoziati sul bilancio dovrebbero essere complessi, dato che l'Italia non ha margine di manovra senza i trasferimenti di denaro europei e che il programma della coalizione di destra prevede molte riduzioni fiscali e di spesa, ma nessuna indicazione su come finanziarle, se non attraverso la richiesta di nuovi fondi europei”. Da qui si insinua un’altra criticità: “lo scostamento dalle regole di bilancio potrebbe impedire l'uso del nuovo strumento anti-frammentazione della BCE, qualora necessario”. Per questo motivo EdR AM si mantiene cauta “sul debito italiano in quanto i negoziati potrebbero spingere gli spread ben oltre i 250 punti base”.

Il silenzio sullo spread

E proprio lo spread si conferma “il grande assente” dal discorso elettorale. A sottolineare questo silenzio sul differenziale Btp-Bund sono gli analisti del team investimenti di Fineco AM, che ricordano come la BCE sia impegnata a “perseguire una politica che si adatti a tutti gli Stati membri”, soprattutto in momenti (come l’appuntamento elettorale in Italia) che spingono lo spread verso l’alto. In passato il QE ha contribuito a mantenere stabili i rendimenti dei titoli italiani, mentre nell’ultimo periodo “i candidati politici in Italia hanno inviato messaggi rassicuranti ai mercati”, e anche l’introduzione del Tpi “può contribuire a scoraggiare un ampliamento legato a reinvestimenti in altre direzioni dei titoli in scadenza”.

Come far fronte alla volatilità

Tutto il discorso elettorale, infine, mantiene alta l’attenzione sui temi che preoccupano di più i mercati: l’inflazione (e la crisi energetica) e la volatilità connaturata a eventi come le elezioni. Appunto su questo tema Gimme5, soluzione di risparmio virtuale ideata da AcomeA cita una ricerca USA (“Stock Market Volatility And Presidential Election Uncertainty: Evidence From Political Futures Markets” di David R. Bowes, della Southeastern Louisiana University, USA) che illustra come, “in corrispondenza di ogni elezione presidenziale Usa tra il 1992 e il 2012, la volatilità sui mercati finanziari abbia subito una brusca accelerata (guardando la performance dell’indice S&P500)”. Non solo: “Maggiore è l’incertezza sul possibile governo vincente, maggiore sarà la volatilità determinata dalle elezioni”. Gli analisti danno una serie di indicazioni su come gestire al meglio il momento, a partire dalla definizione di un obiettivo (che facilita la propensione al risparmio) e dell’orizzonte temporale “indipendentemente dal partito vincitore, nel lungo periodo il mercato americano (S&P 500) sia comunque cresciuto” si aggiunge, anche in linea con il contesto di mercato, la necessità di “controllare l’emotività” mantenendo costanza (“La discesa dei mercati può essere quindi vista come un’opportunità per comprare a sconto”)  e diversificazione.