Ciascuno con un compito specifico: studiare, analizzare e coprire una o più asset class. Il team italiano del colosso francese racconta a FundsPeople come funziona il loro processo di selezione.
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Ciascuno con un compito specifico: studiare, analizzare e coprire una o più asset class. Il team italiano del colosso francese racconta a FundsPeople come funziona il loro processo di selezione.
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Circa trenta professionisti, dislocati tra Dublino, Parigi, Milano e New York. Ciascuno con un compito specifico: studiare, analizzare, coprire una o più asset class. Il team di fund selection di Amundi, tra i primi dieci operatori a livello mondiale, non poteva certo peccare di organizzazione. Negli uffici di Milano, Barbara Costa, head of Fund Selection, prende subito la parola: “Siamo suddivisi in tre macroaree: fixed income, equity e alternative (più un team che si occupa di operational due diligence). La squadra italiana si divide tra specialisti nell’ambito equity, bond e multiasset mentre la parte alternativa viene coperta dai colleghi basati a Parigi e New York” (nuova location ereditata dopo l’acquisizione di Lyxor, ndr).
Al tavolo, compresa Costa, responsabile per la copertura dell’azionario globale, sono sei i professionisti che fanno selezione di fondi dagli uffici meneghini: Flavia Bucci (bond flexible euro, bond euro & US rates), Cristina Rovati (money market & multiasset), Federico Senna (bond investment grade euro), Filippo Valvona (bond emerging markets) e Alfonso Ventura (equity GEM, Asia & GEM countries).
“Il nostro è un processo quali-quantitativo, dove la parte quantitativa è sì importante ma rappresenta un punto di partenza e non un elemento determinante per la selezione di una strategia”, spiega Barbara Costa. Il fondo viene analizzato su diversi orizzonti temporali e in specifici momenti di mercato per valutarne il comportamento. La persistenza, insieme alla capacità di performare bene in determinati contesti lo rendono candidabile per procedere alla due diligence qualitativa.
Ma c’è uno step precedente, spiegano dal team. “Non possiamo svolgere attività di investiment due diligence sui fondi di società che non sono state validate in precedenza dall’attività di due diligence operativa”, afferma Costa. Solo dopo il “benestare” dei professionisti dedicati alla revisione degli aspetti operativi di una casa di gestione, è possibile procedere con l’analisi finanziaria.
L’attività di ogni fund selector, d’altronde, consiste nel ricercare le migliori strategie all’interno di un peer group, ad ogni ciclo di mercato, come ricorda Filippo Valvona. “Il nostro non è solo un ruolo di fund analyst ma anche di portfolio manager: cerchiamo di creare portafogli, nelle rispettive asset class, che siano in grado di navigare i vari cicli di mercato. Per fare ciò occorre guardare oltre la performance, o meglio la performance deve rappresentare solamente il punto di partenza per l’analisi. È necessario infatti capire, attraverso l’analisi qualitativa se il rendimento ottenuto fino a quel momento è replicabile anche nel futuro. In questo senso, l’analisi qualitativa richiede molto tempo e deve essere strutturata”.
1/5Un’analisi articolata, dunque, che, oltre a caratterizzarsi per una review delle strategie che sia almeno annuale, richiede anche report, incontri e videochiamate frequenti. “Siamo soliti avere degli aggiornamenti costanti con i gestori di tutte le case, dalle più grandi alle boutique, al fine di consentire un monitoraggio continuo e costante delle nostre posizioni. Questo processo avviene tramite ricezione di informazioni e conseguenti analisi che consentono di dare maggior corpo e trasparenza alla strategia selezionata. Ognuno di noi monitora costantemente le performance delle strategie sotto copertura, anche in funzione dello stile, delle caratteristiche del prodotto e delle condizioni del mercato”.
Oltre agli incontri coi gestori, i fund selector di Amundi sono strettamente in contatto tra loro seppure siano dislocati in diverse sedi. Riunioni settimanali scandiscono il lavoro accurato dei trenta professionisti. “Ci ritroviamo per capire, durante la settimana, quali gestori hanno destato interesse e per quali motivi. Le riunioni sono, tuttavia, anche occasione per validare nuove due diligence. Una volta che gli analisti hanno completato il loro report, questo viene discusso e sottoposto ad approvazione del team, in un processo di assoluta condivisione. In caso di esito positivo entra a far parte del nostro universo investibile”, spiega Costa.
Come aggiunge Flavia Bucci, il team non ha solo la responsabilità della selezione ma anche di monitorare l’andamento del fondo stesso. “Qui entrano in gioco il set di informazioni e i commenti che riceviamo anche dai numerosi aggiornamenti che abbiamo col gestore e la casa d’investimento. È fondamentale conoscere il posizionamento dei fondi che variano attivamente la loro allocazione e soprattutto fare molta attenzione alla liquidità dei titoli presenti nelle strategie selezionate, per poter valutare al meglio i rischi in relazione agli andamenti di mercato”.
2/5Poi c’è il tema legato agli investimenti SRI. L’analisi di sostenibilità in Amundi è incorporata nella due diligence qualitativa. “Serve a capire il processo ESG degli asset manager” e come si declina al livello di società, processo di investimento e singolo fondo, dice l’head of Fund selection.
Tale valutazione è integrata da un’analisi quantitativa volta a definire lo score ESG del portafoglio sulla base della metodologia proprietaria di Amundi. Lo scopo è di identificare il grado di sostenibilità del prodotto verso l’indice/universo investibile di riferimento.
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Nel corso degli anni, selezionare un prodotto è diventato un mestiere sfidante. “C’è stata un’esplosione dell’offerta non solo in termini di asset class ma anche di strategie di nicchia”, dice Filippo Valvona. Il tempo in cui si riusciva a coprire la parte azionaria e obbligazionaria assieme è, sostanzialmente, finito. “Non è più possibile avere un approccio universale. Oggi devi essere specializzato”, aggiunge.
C’è stata anche una grande evoluzione degli strumenti che ha determinato la necessità di sviluppare un maggior livello di granularità nelle analisi svolte. Una specializzazione di tipo settoriale consente di analizzare il portafoglio del fondo in tutte le sue sfaccettature. Sul fronte qualitativo, invece, è cambiata la modalità. “Un tempo facevi le riunioni in presenza. Ora invece, grazie alla tecnologia, è molto più facile raggiungere un gestore e avere accesso al suo portafoglio e alle sue idee d’investimento”, continua Valvona.
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Con l’arrivo del nuovo anno, anche in Amundi si dicono positivi sul mercato obbligazionario. Per Federico Senna, “siamo potenzialmente al termine di una fase di repricing della curva dei rendimenti, in cui le obbligazioni cominciano a tornare al centro dell'asset allocation. Le valutazioni delle obbligazioni investment grade godranno perciò di una notevole ripresa nel 2023. Ci aspettiamo che la volatilità rimanga elevata, tuttavia l’asset class offre ora rendimenti a scadenza molto attraenti, che potrebbero portare a significativi inflows, fornendo un supporto da un punto di vista tecnico”.
Sul fronte equity, se le banche centrali dovessero rallentare la politica dei rialzi è probabile che strategie penalizzate negli ultimi anni, come quelle growth, possano riprendere slancio. Poi c’è la Cina. “Potrebbe fare da traino sui mercati emergenti” dice Alfonso Ventura. “Rispetto al 2022, assistiamo ad un cambio di rotta: il governo ha rimosso la maggior parte dei controlli sul Covid ed ha terminato il giro di vite normativo nei settori legati alla tecnologia, all’educazione e all’immobiliare. Le prospettive dovrebbero vedere un’accelerazione della crescita perciò riteniamo che il mercato sia pronto a registrare una forte performance”.
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