Sulla base della suddivisione per aree specialistiche, anche l’attività di fund selection segue un approccio specifico e, nel dettaglio dei fondi liquidi, “Inarcassa attua una prima analisi di ordine puramente quantitativo basato sull’utilizzo di una piattaforma selezionata tramite bando di gara triennale” (a oggi, Morningstar Direct). La piattaforma, specifica Giuliani, rappresenta esclusivamente “il bacino di selezione” mentre la valutazione dei singoli fondi (sia quella finanziaria sia quella non finanziaria) si esegue “totalmente in house”, con l’applicazione di criteri proprietari. “Nel dettaglio, la selezione dei fondi si articola lungo parametri legati al patrimonio (almeno 300/500 milioni di AuM), al track record (almeno tre anni) e al rispetto dei criteri di sostenibilità stabiliti nella policy ESG dell’ente”. Quest’ultimo punto merita un approfondimento in quanto Inarcassa, oltre a qualificarsi come primo ente di previdenza obbligatoria per liberi professionisti iscritto ai Principi di investimento responsabile (PRI) delle Nazioni unite (da gennaio 2017), dal 2021 si è dotata di una policy ESG, a cui Giuliani ha lavorato e che si snoda lungo tre filoni: “La ESG evaluation, la valutazione del portafoglio sotto il profilo della carbon footprint, e gli SDGs (sei dei 17 obiettivi Onu al 2030)”. A questo si somma la valutazione ESG di tutto il portafoglio dell’ente (compresi, dunque, anche i fondi illiquidi) a opera dell’ESG advisor Nummus Info (“che elabora una relazione trimestrale periodica sulla componente liquida e una, semestrale, su quella illiquida, che ad oggi cuba circa 200 fondi totali, di cui circa 150 private market e circa 50 real estate”).
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