Un metodo articolato, basato su un approccio di selezione dei fondi liquidi (e non solo) che include, armonizzandolo nel processo, il focus sulla sostenibilità. Nadia Giuliani, responsabile ufficio investimenti liquidi e referente ESG Strategy di Inarcassa, raggiunta da FundsPeople presso la sede dell’ente a Roma, ripercorre i principali passaggi dell’attività di selezione della Cassa di previdenza di ingegneri e architetti liberi professionisti, all’interno della direzione patrimonio, guidata da Alfredo Granata. Una “ripartizione per aree di competenza”, rimarca Giuliani, strutturata negli anni per fronteggiare le crescenti richieste di una realtà che, al 31 dicembre 2022, conta quasi 176 mila iscritti per un patrimonio superiore ai 13 miliardi di euro (fonte: Decimo report Itinerari Previdenziali).
Giuliani (Inarcassa): “L'analisi ESG? Integrata nella fund selection dei fondi liquidi”
La direzione patrimoni si suddivide in tre unità: quella dedicata a rischio e monitoraggio del portafoglio è guidata da Francesco Idili, coadiuvato da due colleghi; l’ufficio execution (che si occupa di dare esecuzione alle delibere del board e monitorare nel tempo le esigenze di gestione legate agli investimenti), conta quattro professionisti; a queste unità si somma la Funzione Investimenti, totalmente concentrata su analisi e valutazione delle proposte di investimento. Qui l’attività di fund selection è suddivisa in tre aree specialistiche sotto la regia di Riccardo Gandini: l’ufficio private markets, di cui è responsabile Graziana Scampoli e in cui lavora Giuseppe Spaziante; l’ufficio real estate, da fine 2022 sotto la supervisione di Andrea Boschetto; e l’ufficio liquidi, appunto, di cui è responsabile Giuliani e con cui lavora Valerio Paolucci.
1/5Sulla base della suddivisione per aree specialistiche, anche l’attività di fund selection segue un approccio specifico e, nel dettaglio dei fondi liquidi, “Inarcassa attua una prima analisi di ordine puramente quantitativo basato sull’utilizzo di una piattaforma selezionata tramite bando di gara triennale” (a oggi, Morningstar Direct). La piattaforma, specifica Giuliani, rappresenta esclusivamente “il bacino di selezione” mentre la valutazione dei singoli fondi (sia quella finanziaria sia quella non finanziaria) si esegue “totalmente in house”, con l’applicazione di criteri proprietari. “Nel dettaglio, la selezione dei fondi si articola lungo parametri legati al patrimonio (almeno 300/500 milioni di AuM), al track record (almeno tre anni) e al rispetto dei criteri di sostenibilità stabiliti nella policy ESG dell’ente”. Quest’ultimo punto merita un approfondimento in quanto Inarcassa, oltre a qualificarsi come primo ente di previdenza obbligatoria per liberi professionisti iscritto ai Principi di investimento responsabile (PRI) delle Nazioni unite (da gennaio 2017), dal 2021 si è dotata di una policy ESG, a cui Giuliani ha lavorato e che si snoda lungo tre filoni: “La ESG evaluation, la valutazione del portafoglio sotto il profilo della carbon footprint, e gli SDGs (sei dei 17 obiettivi Onu al 2030)”. A questo si somma la valutazione ESG di tutto il portafoglio dell’ente (compresi, dunque, anche i fondi illiquidi) a opera dell’ESG advisor Nummus Info (“che elabora una relazione trimestrale periodica sulla componente liquida e una, semestrale, su quella illiquida, che ad oggi cuba circa 200 fondi totali, di cui circa 150 private market e circa 50 real estate”).
2/5Il dettaglio sostenibilità, dunque, accompagna lo screening dei fondi già dai primi passaggi, e si concretizza ancor di più nel momento dell’analisi qualitativa. “La selezione quantitativa – prosegue l’esperta – dà origine a un ranking di 15/20 fondi che sottoponiamo a una due diligence specifica, con l’invio di due questionari, uno finanziario e uno non finanziario”. Il primo è “costituito da una cinquantina di domande” e si integra con quella che Giuliani definisce “una batteria di documenti”, che vanno dal prospetto informativo, all’ultimo KIID report, al report di sostenibilità (“se presente”). Il questionario non finanziario prevede una ventina di domande, ed è qui che si concretizza l’analisi ESG dell’ente che indaga la componente di sostenibilità “sia a livello di entity, sia a livello di strumento”, (“lato investimenti liquidi, poi – rimarca – i gestori con cui si confronta Inarcassa sono tutti firmatari PRI”).
3/5In quanto referente ESG dell’ente, Giuliani ha seguito da vicino le varie evoluzioni normative che hanno “investito” il settore. “Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi anni potrebbe essere definito come una sorta di ‘compulsività’ da parte delle istituzioni europee nell’elargizione della regolamentazione sulla sostenibilità” osserva. Il via a questa intensa attività legislativa coincide con l’applicazione della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) a marzo 2021. Da quel momento il corso della finanza ESG è accelerato, con punti di riflessione (indotti), “come la great riclassification a cui si è assistito a fine 2022 che ha, in qualche modo, minato molte delle strutture che avevano emesso un gran numero di fondi articolo 9 SFDR”, ricorda Giuliani indicando come agli operatori del settore sia stato richiesto “di restare al passo con una regolamentazione che vorrebbe mettere ordine ma che, tuttavia, ha generato incertezze multiple”. Quindi, quale il rischio maggiore che un operatore specializzato incontra in questo momento negli ESG?
4/5La risposta a questo interrogativo è netta: il rischio reputazionale. Un rischio che si affianca a quelli che Giuliani indica come “rischi standard” sui mercati. “Nell’analisi finanziaria si osservano in primis i rischi standard, ossia i rischi legati ai mercati, al credito, ai tassi. A differenza, però, dei rischi di mercato e di credito, i rischi reputazionali spesso scaturiscono dall'amplificazione di altre problematiche che possono verificarsi in qualsiasi momento e hanno il potenziale di propagarsi in ‘repliche’ secondarie di rischi reputazionali. In questo contesto, l’aspetto reputazionale si trasforma dunque in un asset strategico di fondamentale importanza, è tra i rischi che maggiormente si possono valutare quasi esclusivamente con una lente ESG, e si può applicare in maniera trasversale a tutte le principali strategie di investimento sostenibile, dalla best in class all’engagement”. Tra le strategie di sostenibilità, conclude la professionista, “soprattutto l’engagement ci consente di avere un dialogo con i nostri gestori, i nostri provider, ma anche di valutare in maniera autonoma (oltre al lavoro svolto in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile) i titoli su cui siamo investiti direttamente e che presidiamo periodicamente con incontri one to one con i team di sostenibilità e i team finanziari delle società partecipate dalla Cassa”.
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