Ietto (Banca Aletti): "Selezione ESG dei fondi, un percorso con solide radici normative"

Barbara Ietto News
Barbara Ietto, foto ceduta (Banca Aletti)

Un lavoro a monte, che va poi a modellare l’intero processo di selezione degli strumenti ESG. È quanto compie Barbara Ietto (CESGA), nell’ambito del team di Consulenza e Active Advisory di Banca Aletti. “Nella mia attività - spiega Ietto - affianco tutto il team e, più nel dettaglio, il lavoro di Ilaria Michelini, che si concentra sull’implementazione del modello, il monitoraggio dei prodotti e la verifica dei parametri di rischio”. Un’attività pervasiva, dunque, strettamente legata agli sviluppi normativi e i cui output vanno ad alimentare il modello di selezione della private bank e centro di investimento del Gruppo Banco BPM.

Il processo di analisi ESG, afferma Ietto, precede le richieste della Sustainable Finance Disclosure Regulation, e a queste si armonizza (dopo l’entrata in vigore) nei processi di investimento. Elemento determinante e base del lavoro portato avanti dalla professionista è la due diligence condotta sull’asset manager, operazione che si scinde in due passaggi complementari: un’analisi dell’asset manager inteso come “entity” e un’analisi del prodotto. In questo modo, rimarca Ietto, “siamo in grado di verificare il livello di coerenza, di fatto, tra quanto il gestore dichiara in merito alla propria strategia ESG ‘alta’, e quanto va poi ad applicare concretamente nei processi di investimento e nella costruzione dei prodotti”.

Questa attività si è rafforzata negli anni, in particolare con l’avvento di quella che l’esperta definisce una “alluvione normativa” in ambito sostenibile. Il riferimento va non soltanto a SFDR, ma anche alla Taxonomy Regulation e alla cosiddetta Green MiFID 2 (oltre a richiamare il complesso e correlato impianto messo in piedi da Bruxelles in ambito sostenibile), andando a consolidare il focus sull’engagement per cui “verifichiamo che l’attività svolta dalle case prodotto nei confronti delle aziende investite sia costante, approfondita e dettagliata”. Anche per questo motivo, nel tempo, si è reso necessario un parallelo potenziamento del due diligence questionnaire (DDQ) con l’inserimento di un numero “importante” di domande sul tema (circa 30 su un centinaio di cui si compone il questionario). “L’esito di questa attività” prosegue l’esperta “va ad alimentare i nostri processi di valutazione e selezione degli strumenti, ferma restando la preminenza della componente finanziaria”.

Gli output

Il percorso di selezione ESG dei fondi ha dunque solide radici normative. E in coerenza con quanto richiesto da MiFID, per ogni strumento finanziario Banca Aletti misura e analizza gli attributi “ecosostenibilità, sostenibilità e presa in considerazione dei PAI”. Di fatto, afferma l’esperta, “nel processo di selezione degli strumenti si mettono in piedi due attività: una origina una buy list prettamente finanziaria e una più di natura ESG”, dove lo strumento sostenibile, ex articolo 8 o 9 SFDR, ha ottenuto la classificazione come tale alla luce della metodologia proprietaria. Quest’ultima, specifica Ietto, “va ad acquisire le informazioni che arrivano dalla casa prodotto, in linea con quanto richiesto dal II livello di SFDR, l’integrazione dei template si acquisisce con il flusso EET (European ESG Template, il metodo standardizzato per lo scambio di dati ESG ndr.), e a questo si somma l’utilizzo di metriche che acquisiamo dal nostro data provider, che ci consentono di verificare, ad esempio, i livelli di controversie di uno strumento o i livelli di ESG score”.

Quanto compiuto dalla private bank, dunque, non è stato altro che “integrare il modello di selezione con l’output della metodologia proprietaria ESG”. Alla domanda su quali asset class siano più coinvolte in questo processo, Ietto rimanda alla “granularità” di questa classificazione che, lato offerta, vede una maggiore concentrazione sull’azionario e sul mondo corporate: “In queste asset class abbiamo l’opportunità di scegliere lo strumento che da un punto di vista finanziario ed ESG consente la maggiore efficienza. Se ci spostiamo su strumenti governativi o alternativi in quest’ambito – conclude –, direi che auspichiamo un’offerta ‘più ricca’ nei prossimi tempi”.

Leggi l'intervista anche sul magazine FundsPeople di luglio/agosto, n. 75.