Investitori istituzionali, in Italia cresce l'esposizione agli alternativi

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Andrea de Santis (Unsplash)

Cresce l’interesse degli investitori istituzionali italiani per i fondi alternativi e aumenta la propensione al rischio. Investitori più “coraggiosi” e più consapevoli dell'importanza della diversificazione attraverso soluzioni come private equity, real asset, obbligazionario growth o headge fund. Le percentuali infatti evidenziano il gap che intercorre tra l'esposizione agli investimenti alternativi del 2017 e quella del 2021. Cinque anni fa aveva fatto registrare il 17%, mentre lo scorso anno è cresciuto fino a toccare il 27 per cento.

È questa la fotografia scattata dalla 19° edizione dell’indagine "Mercer European Asset Allocation", presentata in Italia e che ha coinvolto oltre 850 portafogli istituzionali paneuropei di 11 Paesi, per una copertura totale di 1.000 miliardi di euro di asset under management.

Fonte: "Mercer European Asset Allocation Survey"

Andando più nel dettaglio e prendendo in considerazione ancora una volta gli ultimi cinque anni, nel grafico qui sopra si nota che l’allocazione azionaria in Italia ha subito una piccola variazione al rialzo dal 26% al 29 per cento. Come sottolinea Luca De Biasi, responsabile Wealth di Mercer Italia, un dato che colpisce l’attenzione è la diminuzione significativa dell'esposizione nel comparto obbligazionario, che nel 2017 era pari al 40% e che nel corso dello scorso anno si è contratta fino al 32 per cento.

Italia vs Europa

Se si allarga lo sguardo al contesto europeo è possibile fare dei raffronti tra le scelte degli investitori istituzionali del Bel Paese e la media di quelli europei. Secondo i dati della survey di Mercer, l'atteggiamento degli italiani è più propenso ad assumersi dei rischi di allocazione, con il dato pari al 27% su investimenti alternativi rispetto a una media europea che si ferma al 20 per cento. Gli italiani risultano invece sottopesati nell’obbligazionario con una percentuale pari al 32% rispetto alla media europea del 53% mentre, viceversa, l’esposizione azionaria italiana è pari al 29% rispetto al 21% degli altri Paesi europei.

Fonte: "Mercer European Asset Allocation Survey"

ESG, c'è ancora strada da fare

Oltre alle informazioni sulla strategia di investimento, l’indagine di Mercer accende una luce anche sui fattori ESG all’interno delle scelte di investimento degli investitori istituzionali, così come le motivazioni a supporto e le iniziative prese in tal senso. Il confronto tra il campione europeo e quello italiano evidenzia inoltre le peculiarità del mercato nazionale. "Il 76% degli Investitori istituzionali in Europa integra i rischi ambientali, sociali e di governance all’interno delle proprie decisioni di investimento, dato in sensibile crescita rispetto a solo quattro anni fa, quando meno della metà dei piani previdenziali considerava le tematiche ESG. In Italia questo dato si aggira intorno al 65%" spiega Luca De Biasi. A colpire sono i driver di integrazione di questi fattori non squisitamente finanziari tra cui il "rischio reputazionale" che in Italia pesa per il 74% del campione contro una media europea che si ferma al 35%. Il dato relativo alla "specifica policy ESG" in Italia si ferma al 30% contro la media europea che vola letteralmente al 76 per cento. Questo fa comprendere come gli istituzionali italiani non abbiano ancora attuato un’analisi olistica dei fattori ESG e che la stessa non sia ancora ben radicata nella governance di una azienda.

Inflazione, osservata speciale

L'osservata speciale durante quest'anno, così come lo scorso seppur sottovalutato da molti, rimane l'inflanzione. L'effetto spillover di questo fattore, ossia di trasferimento è ormai in atto ed è possibile vederlo nei prezzi delle commodities o ancora nei colli di bottiglia della supplay chain. "Mercer aveva identificato il rischio di una inflazione particolarmente alta già a fine 2020 e suggerito ai propri clienti Istituzionali di costruire per tempo portafogli che in qualche modo potessero resistere all’urto di una inflazione più alta di quanto previsto" commenta De Biasi. L'esperto pertanto ricorda che In tale ottica utilizzare oro anche in percentuali importanti come il 5-10%, commodities, inflation linked bond, ma anche esposizione a infrastruttura e real estate, rappresentano un punto di partenza che va però completato con altre scelte di portafoglio coraggiose.