La head of impact investing della società svizzera, raggiunta a Londra da FundsPeople, spiega quali le strategie messe in campo quando si tratta di impact investing e quali le aspettative dalla Cop28 in corso.
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L’acronimo ESG è stato spesso associato negli ultimi anni alle istanze relative al clima. Quest’ultimo aspetto è stato ulteriormente indagato e approfondito col tempo, abbracciando anche altri ambiti come la biodiversità che rappresenta una parte essenziale del capitale naturale ed è collegata ad altre forme di capitale nel sistema economico sia direttamente che indirettamente. “La consapevolezza sulla crisi della biodiversità è pari a quella che c’era 5-10 anni fa a proposito del cambiamento climatico, e ora c'è grande attenzione su questo tema. Le evoluzioni normative e il sostegno in termini di capex dovrebbero guidare il cambiamento nelle opportunità di investimento e, con esso, nel lungo termine, il ritorno per gli investitori", spiega Victoria Leggett, head of Impact Investing di UBP, raggiunta a Londra da FundsPeople.
In questo senso la società ha messo in campo diverse strategie, tra cui una dedicata alla tutela e al ripristino della biodiversità e un’altra focalizzata sui mercati emergenti. Entrambe le strategie sono gestite dal team di impact investing di cui Leggett è a capo. Per l’esperta una degli aspetti principali e punti di forza è la collaborazione tra le parti. E questo lo si evince anche dall’evento organizzato dalla società nella City, una conferenza che ha riunito ONG, esperti di biodiversità, fornitori, aziende, gestori patrimoniali, singoli investitori e beneficiari di fondi pensione per affrontare le sfide e le opportunità della biodiversità lungo tutta la catena del valore. “Cercare di far sedere i professionisti coinvolti attorno a uno stesso tavolo per un confronto proficuo per noi è fondamentale così da creare un sistema valoriale condiviso e di cambiamento tangibile. Per questo non sono interessata ai singoli case study, voglio che l’economia cambi forma e non si tratta di una singola società”, dice.
Circoscrivere e misurare
La specializzazione della professionista è quella dell’impact investing. “Mi focalizzo dunque sugli aspetti principali che riguardando il clima e le istanze sociali. Non c’è però soltanto la biodiversità, guardiamo con favore al micro credito in particolare nel nostro fondo sui mercati emergenti, che è un ottimo modo per accedere a società quotate che supportano le donne e le piccole aziende, specialmente quelle che si trovano in zone rurali; un’altra area è quella dell’agricoltura in cui abbiamo iniziato a investire un paio di anni fa, concentrandoci su aziende che stanno cercando di cambiare alcune logiche, come ad esempio la diminuzione del consumo di pesticidi o fertilizzanti chimici, anche attorno al 30-40%”, prosegue. Quello che si genera e a cui si tende è il doppio impatto. Uno finanziario e l’altro, in questo caso, relativo alla natura. “Il primo riguarda i minori costi mentre quello che impatta sull’ambiente è relativo a problematiche quali i rifiuti che entrano in circolo in natura”, spiega l’esperta di UBP.
Un altro universo di interesse è quello delle rinnovabili, “ci concentriamo su diverse aree, come l’elettrificazione delle auto attraverso le ricariche, questi sono spazi che dobbiamo ripensare quando si tratta di andare verso una transizione verde. O ancora, l’healthtech e più in generale il settore farmaceutico”.
Secondo Leggett queste aree di investimento non sono prive di rischi “ma non comportano un rischio superiore a quello di un tipico investimento azionario. Forse si ha la percezione che i fondi a impatto siano ad alta crescita e abbiano valutazioni elevate, ma non è sempre così. Molti dei fondi a impatto hanno solo piccoli premi per le valutazioni sul mercato, e possono accedere a una serie di aziende da piccole a molto grandi. Il fattore comune è che le aziende presenti in questi fondi dovrebbero risolvere i problemi attraverso i loro prodotti e servizi”, commenta. L’approccio che utilizza il team di UBP è quello dell’engagement, sia per creare un cambiamento nei sistemi sia per monitorare eventuali criticità ESG o finanziarie.
Un altro aspetto cardine quando si tratta di investimenti sostenibili e a impatto è quello relativo alle metriche. “Credo che queste aiutino i nostri investitori a essere più sicuri, permettendoci di comparare un fondo a un altro, ponendo una base comune, un set di dati da cui partire e da analizzare con la massima trasparenza. Così da vedere il punto di partenza ma anche gli sviluppi fatti in questo senso”, dice. Un limite che riscontra in questo campo la professionista è l’utilizzo di metriche diverse. “Questo aspetto fa sì che l’analista, o colui il quale alloca il capitale debba trovarsi a lavorare con informazioni discrepanti e, di conseguenza, prendere decisioni talvolta imprecise”, puntualizza.
Cop28
Giovedì 30 novembre è iniziata a Dubai la Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. “Spero che uno dei messaggi fondamentali sia che la natura e il clima rappresentano problemi che riguardando la collettività e quindi anche trovare relative soluzioni. Abbiamo iniziato a ricevere messaggi positivi nella conferenza della passata edizione e mi auguro che si prosegua su questo percorso”, ammette.
Nella desiderata di UBP per questo evento figurano alcuni punti chiave, come nel caso specifico delle istituzioni finanziarie e delle aziende private, “ci auguriamo di vedere maggiori progressi nella regolamentazione delle dichiarazioni di emissioni, in linea con le conclusioni del Gruppo di esperti di alto livello delle Nazioni Unite sugli impegni di emissioni nette zero che ha pubblicato le sue conclusioni lo scorso anno. O ancora, come dicevo prima, una continua convergenza tra l'agenda sul clima e quella sulla natura”, conclude Leggett.