Secondo il chief strategist del gruppo Norman Villamin l’elemento chiave che guiderà i mercati non saranno come quest’anno le decisioni delle banche centrali, ma gli interventi di stimolo dei Governi.
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Un 2024 in cui il focus degli investitori si sposterà dalle politiche monetarie delle banche centrali a quelle di stimolo dei governi. Questo l’elemento chiave dello scenario macro del prossimo anno secondo UBP. Se nel 2023 i mercati sono stati fortemente influenzati dall’aggressivo rialzo dei tassi di Fed e Bce per contrastare l’inflazione, nel nuovo regime all’orizzonte a guidare i listini saranno gli interventi degli Stati a sostegno della crescita, che avranno la capacità di determinare vincitori e vinti, influenzando le scelte di portafoglio. “Da qui in avanti, per gli investitori la domanda fondamentale non sarà cosa faranno le banche centrali, ma i governi. Stiamo entrando in una fase di dominio della politica fiscale”, spiega alla stampa Norman Villamin, Group chief strategist di UBP a margine della presentazione dell’outlook di investimento 2024.
“Dopo aver evitato una recessione globale in seguito agli shock del 2022-2023, le forze economiche e geopolitiche continueranno a rimodellare le fondamenta dell'ordine mondiale anche nel 2024”, spiega Villamin. “L'impennata dei rendimenti obbligazionari, che ha fatto seguito a un decennio di condizionamenti da parte delle banche centrali, è il segno più evidente di questa nuova era. Tuttavia, gli investitori obbligazionari continueranno a ottenere benefici nel 2024, quando le banche centrali sospenderanno i rialzi dei tassi e finirà un triennio di ribassi dei mercati obbligazionari”, osserva l’esperto.
Secondo l’analisi di UBP, infatti, nel 2024 la politica delle banche centrali rimarrà in pausa per poi lasciare spazio ai primi tagli dei tassi, con una probabilità in aumento che questi possano avere inizio già nel primo trimestre. “L’inflazione sta cominciando a rallentare. Ci aspettiamo un taglio dei tassi da parte della Fed nella seconda parte del 2024, con uno o due tagli. La sorpresa potrebbe provenire dalla Bce che potrebbe tagliare i tassi prima della Fed, già nella prima parte dell’anno, perché la crescita si sta deteriorando in modo molto rapido in Europa”, dichiara lo strategist. “Ma da parte della Fed non sarà messa in campo una politica di easing così importante come il mercato si attende. Un taglio di 100bps è una prospettiva troppo ottimistica da parte del mercato”, avverte Villamin che torna sull’argomento degli stimoli governativi, veri protagonisti dei prossimi dodici mesi. “Il problema dell’economia in Europa non è ciclico ma strutturale. È nato come conseguenza dell’aumento dei prezzi dell’energia per la guerra in Ucraina e le sanzioni sul gas russo. Tutto ciò sta mettendo in forte difficoltà il settore manifatturiero europeo, a partire dalla Germania. L’unico modo per Berlino di uscire da questa fase critica sono gli investimenti statali”, dice Villamin che prevede un aumento della spesa pubblica anche negli Usa nell’anno in cui si celebreranno a novembre le elezioni presidenziali.
Guardare oltre la Cina
“Le tecnologie trasformative, la transizione energetica in corso e il riallineamento geopolitico, influenzato dalle politiche degli Stati Uniti, sono temi chiave che si osserveranno per tutto il 2024”, continua lo strategist. “Se da un lato emergono opportunità per l'India e l'America Latina grazie alla diversificazione delle catene di approvvigionamento, dall'altro il contesto in continua evoluzione introduce anche dei rischi, tra cui guerre, spostamenti di potere a livello regionale e sfide impreviste e stagflazione”, prosegue l’esperto.
In questo scenario di cambiamento si inserisce la difficoltà della Cina che sta vivendo una fase di cambiamenti strutturali della propria economia, con delle difficoltà che vanno oltre l’inerzia nella ripresa post-pandemia. La profonda crisi del settore immobiliare cinese è il sintomo più evidente di questo momento complesso. “Il ritmo più sostenuto della deglobalizzazione complica il processo di riforma/ristrutturazione cinese”, dice Villamin che invita a concentrarsi sulle opportunità di lungo termine in Cina nei veicoli elettrici e le assicurazioni. Restando in Asia UBP mette in luce il buon momento del Giappone destinato a protrarsi, grazie alle riforme condotte dell’ex primo ministro Abe nel 2012 che hanno migliorato la redditività delle imprese per un decennio. “Il Giappone potrebbe rappresentare un unicum tra i mercati mondiali dove la crescita è guidata dai guadagni delle aziende e non dagli interventi statali”, spiega l’esperto.
Il rischio di un Trump-bis
Un rischio nel radar di UBP che potrebbe complicare ulteriormente lo scenario, accelerando delle tensioni a livello geopolitico ed esasperando delle criticità già presenti nell’economia Usa e globale, è l’eventualità che Donald Trump venga rieletto alla presidenza degli Stati Uniti. “Nel caso di una rielezione di Trump si prevede una ripresa delle politiche fiscali in linea con il 2017, caratterizzata da un aumento dei deficit e da una variazione degli oneri fiscali/normativi. Settori come l'energia tradizionale potrebbero beneficiarne, mentre le big tech potrebbero essere sottoposte a un maggiore controllo. Una spesa fiscale incontrollata potrebbe innescare una ripresa dell'inflazione, mettendo in discussione il controllo della Fed sull'economia”, dice Villamin. “Dal punto di vista geopolitico, le tensioni tra Stati Uniti ed Europa potrebbero riemergere, influenzando eventi come la guerra tra Russia e Ucraina. Potrebbe accelerare il riallineamento dell'ordine geopolitico globale con l'ascesa del ‘Sud globale’ e lo spostamento del potere dai leader storici ai Paesi emergenti in Europa e Medio Oriente”, continua. “Nel complesso, tali politiche destabilizzanti potrebbero consentire all'oro di tornare a essere lo strumento a lungo termine di preservazione della ricchezza nei portafogli degli investitori”, conclude Villamin.