Mercati emergenti, dal 2019 ci sono stati tre cigni neri e un cigno verde

Sergio Trigo Paz, UBP_news
Sergio Trigo Paz. Foto concessa (UBP)

Tre cigni neri e un cigno verde dal 20219. E, alcuni di questi, hanno portato notevoli benefici e creato opportunità di alfa elevato nei mercati emergenti. A dirlo è Sergio Trigo Paz, Chief Investment officer e head of Emerging Market Fixed Income di UBP. "I dazi USA sulla Cina sono stati il primo cigno nero e hanno dato il via ai processi di deglobalizzazione e di nearshoring. Questi hanno determinato una forte spinta agli investimenti diretti esteri (IDE) in Messico, America Latina, Europa dell'Est, Turchia e India a scapito della Cina", spiega l'esperto.

A detta di Trigo Paz, il secondo cigno nero è stato il COVID-19, che ha innescato il boom dell'inflazione e successivamente ha posto fine al decennio del quantitative easing con “tassi più bassi e più a lungo”. "L’aumento del costo di finanziamento e la chiusura del mercato, hanno ridotto l’accesso al credito, spingendo i Paesi più deboli a rivolgersi al FMI o a dichiarare default, per cui solo i più solidi sono sopravvissuti. Oggi c'è una forte dispersione del credito che ha fatto emergere opportunità di alfa nel debito dei mercati emergenti", spiega.

Infine, il terzo cigno nero è costituito dall'invasione russa dell'Ucraina. "Il congelamento dei 300 miliardi di riserve russe ha innescato una strategia di diversificazione delle riserve per la Cina e i Paesi del Medio Oriente. Nei prossimi anni, i mercati valutari dei paesi emergenti beneficeranno della riduzione delle riserve in dollari ed euro da parte della Cina", prosegue l'esperto di UBP.

Inoltre, il cigno verde di cui si parlava all'inizio è l’incendio della foresta amazzonica che ha portato a una maggiore consapevolezza del riscaldamento globale e, di conseguenza, a un boom degli ESG." La transizione energetica pluriennale e la strategia di diversificazione adottata da molti Paesi stanno portando benefici all'Africa, all'America Latina e al Medio Oriente", ammette.

Rischi e opportunità

In UBP vedono tre rischi principali nei mercati globali. "Il primo è quello geopolitico in Medio Oriente. Il secondo è la persistenza dell'inflazione, soprattutto negli Stati Uniti, che potrebbe prolungare il periodo dei “tassi più alti più a lungo” e avere un impatto sui costi di finanziamento che resterebbero elevati", ammette Trigo Paz. Infine, il terzo e ultimo è l'ascesa del populismo di destra in Europa e negli Stati Uniti, soprattutto in caso di vittoria di Trump. "Le forze in gioco in Europa e negli Stati Uniti avrebbero conseguenze sull'accesso dell'Ucraina ai finanziamenti per la guerra e sulle relazioni con la Russia", commenta. Secondo l'esperto, se questi rischi non si concretizzeranno potranno persistere trend forti come il nearshoring o la diversificazione delle riserve che permettono di accedere alla gamma di opportunità dei mercati emergenti ad alfa elevato.

Settori e strategie

L'esperto dice di guardare con favore all’high yield nei mercati emergenti per due motivi. "Il primo è che il periodo dei "tassi più alti più a lungo" ha permesso di individuare e prezzare la maggior parte delle debolezze creditizie dei paesi finora rimaste nascoste. Il secondo motivo è che la diversificazione nell’ambito dell’approvvigionamento di materie prime volta a escludere la Russia e il nearshoring miglioreranno il quadro macro e, di conseguenza, i fondamentali per gli esportatori e i produttori di materie prime appartenenti all’universo high yield", dice. Ritiene inoltre che questo porterà benefici all'Africa, alla Turchia, all'Egitto e a tutta l’America Latina nei prossimi dieci anni.

"In questo momento, preferiamo evitare l'esposizione alla Cina a causa delle tendenze alla deglobalizzazione e alle opzioni investment grade, per le quali riteniamo che gli spread siano troppo ristretti", commenta.

Quello che nota Trigo Paz è che gli investitori sono interessati a diversificare rispetto all’high yield europeo e statunitense. "Due strategie potrebbero essere ben posizionate per sfruttare le opportunità di alfa elevato generate dalle forti tendenze citate precedentemente: un hedge fund macro EM e una strategia ad alfa elevato unconstrained", spiega.

La prima, a detta dell'esperto di UBP; con la sua struttura long-short, dovrebbe beneficiare della dispersione negli emergenti tra vincitori e vinti e può anche sfruttare la volatilità derivante dai contesti geopolitici e macro. "La seconda, grazie alla sua struttura unconstrained, potrebbe sfruttare le opportunità offerte dai mercati valutari, dal dollaro USA e dalle valute locali, contribuendo al contempo a ridurre l'esposizione alla volatilità macro globale e a diversificare il rischio idiosincratico", conclude.