Omogeneità, standardizzazione, monitoraggio. L'appello degli investitori istituzionali alla finanza sostenibile

convegno HDI
Foto HDI Assicurazioni

Alea iacta est. Ovvero il dato è tratto. La famosa sentenza proferita da Giulio Cesare di ritorno dalle Gallie (al momento di varcare il Rubicone per muovere guerra contro l’ex alleato Pompeo), si sussegue durante tutta la giornata di lavori. A citarla è il padrone di casa, Roberto Mosca, amministratore delegato e direttore generale di HDI Assicurazioni accogliendo gli speaker nella sede centrale della compagnia. Tema? Il rapporto tra gli investitori istituzionali e la finanza sostenibile. “Il dado è tratto”, quindi. Come a dire, il percorso che avvicina casse di previdenza, fondi pensione, gruppi e compagnie assicurative al mondo ESG è già tracciato. “Siamo sempre più convinti di quanto la sostenibilità sia un argomento centrale per HDI e per l'intero settore assicurativo”, dice l’amministratore delegato. “Questi temi hanno già oggi un impatto sul nostro modo di fare business, di come pensare il futuro, e questo incontro lo dimostra. Un momento di dibattito tra i massimi esperti del settore, speaker che hanno confermato quel legame tra finanza e sostenibilità su cui anche la nostra compagnia continuerà ad impegnarsi”.

Verso la fase 2 della transizione (ma con prudenza)

D’altronde, se pensiamo che la finanza sostenibile compie vent’anni è chiaro che dalla fase 0, passando per la 1, oggi ci si incammini, anche se lentamente, verso la fase 2 della transizione, come ricorda Emilio Pastore, head of Finance and Treasury di HDI, che fa gli onori di casa. Dopo quattro anni dall’entrata in vigore della Sfdr, il mercato finanziario ha fatto sicuramente dei passi avanti e si registra una maggiore consapevolezza, a livello trasversale, sulle tematiche ESG.​ Eppure per gli investitori istituzionali vige ancora una certa prudenza. E non pochi grattacapi.

Le esperienze, per esempio, sui fondi pensione, sono ancora limitate. In alcuni casi, seppur circoscritti, si palesano anche i primi cambiamenti, in senso più prudente, rispetto alle scelte iniziali. La sfida normativa è una grande opportunità ma anche una spada di Damocle per la maggior parte degli attori. “Se pensiamo, ad esempio, ai rating di sostenibilità, la correlazione non supera ancora il 20 per cento”, spiega lo stesso Pastore. “La normativa ha dato certamente una spinta anche a noi, come assicuratori, a interrogarci sulla nostra identità ESG ma c’è ancora un lungo percorso da fare. Penso all’omogeneità dei dati, alla standardizzazione delle regole ma anche alla semplicità e alla chiarezza che ancora sono insufficienti”.

Un vulnus comune: la regolamentazione

In linea di massima, infatti, i rappresentati del settore che hanno perso parte alle varie tavole rotonde, condividendo esperienze, progetti e idee, puntano il dito proprio su un vulnus comune: la regolamentazione. Testare e capire la bontà di un prodotto o di un emittente è ancora molto difficile, proprio per la grande divergenza tra i rating. Inoltre, sull’introduzione della Sfdr, gli attori concordano con l’idea che si poteva andare con più ordine e senza fretta. Un esempio concreto riguarda i prodotti multimanager: se la normativa è pensata per i singoli prodotti, non lo è invece per chi deve rendere un prodotto multimanager articolo 8.

Altro tasto dibattuto la difficoltà di formalizzare i piccoli passi compiuti ma anche i nuovi obblighi di disclosure. La direttiva Shareholder Rights II prevede per i fondi pensione l’obbligo di pubblicare la propria politica di impegno o le motivazioni del mancato adempimento, secondo il principio del comply or explain. Durante il dibattito è emerso come ancora oggi la maggior parte dei fondi pensione abbiano preferito una posizione di explain. Insomma, gli istituzionali chiedono a gran voce regole certe e un monitoraggio certo, oltre che una semplificazione dell’iter. Il quadro che emerge dà comunque evidenza di un lento avanzamento degli operatori verso un futuro sempre più sostenibile.