Presentata a Roma la 2^ edizione della ricerca sulla sostenibilità nel settore assicurativo, realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile e ANIA. Parente (Eiopa): “Le ESAs al lavoro per rendere più efficacie il framework normativo”.
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Si nota una tendenza, da parte degli investitori istituzionali, a “non abbassare la guardia”. La riflessione di Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile in apertura della conferenza dedicata agli investimenti sostenibili delle assicurazioni, entra nel merito dell’atteggiamento attento e proattivo di questo comparto che “da un lato incarna la propensione all’investimento sostenibile e dall’altro, con la gestione dei rischi, tiene conto di eventi ed esternalità ormai frequenti, in particolare quando si parla di impatto ambientale”. L’occasione è stata la presentazione della ricerca “La sostenibilità nel settore assicurativo italiano”, realizzata da Forum e dall’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (ANIA), avvenuta il 23 novembre a Roma nell’ambito delle Settimane SRI. Arrivata alla seconda edizione, l’indagine ha visto una partecipazione pari al 76% del mercato assicurativo italiano in termini di premi raccolti (in aumento rispetto al 2022 quando la quota di mercato rappresentata dai rispondenti era pari al 73%). “Ci muoviamo in un’ottica di sistema – afferma Bicciato – e il cambiamento deve coinvolgere tutti gli investitori. Se si procede insieme, è più facile portare avanti iniziative volte a contenere l’aumento delle temperature”. Per delineare i contorni del sistema, però, non ci si può limitare alle sole iniziative portate avanti in Italia.
Eiopa: presto nuovi RTS
L’approccio, oltre che nazionale, passa per l’analisi di quanto si sta compiendo in sede europea. “Già da tempo la sostenibilità è nella nostra agenda e sempre più si diffonde la consapevolezza della sua importanza”, afferma Fausto Parente, executive director di Eiopa, intervenuto nel corso dell’evento. “Qualcuno pensa che si tratta di adempiere a normative, ma a noi piace pensare che dietro ci siano cambiamenti strategici fondamentali per il settore”. Proprio in ottica strategica, Parente anticipa alcune delle azioni che Eiopa porta avanti insieme alle altre due ESAs (EBA ed ESMA) con l’obiettivo di migliorare l’attuale framework normativo in modo da renderlo più efficace. In particolare, afferma “emaneremo nuovi RTS con l’obiettivo di semplificare alcuni indicatori, dando più rilevanza alla questione sociale, e trovare soluzioni più ‘consumer friendly’ per i prodotti assicurativi”. Questa revisione della normativa di secondo livello, sostiene l’executive director, “è solo un passaggio”. Ad oggi le authority europee hanno allo studio una revisione della stessa SFDR “per fornire un’informativa sulla sostenibilità dei prodotti che sia su una scala univoca e più facilmente intellegibile da parte del cittadino”. Un altro aspetto di ambito regolamentare è infine l’integrazione di SFDR con il Regolamento sui Priips in quanto “la somma di queste due disclosure ha generato complessità”.
Identità sostenibile delle assicurazioni
Una complessità di cui le stesse assicurazioni sono consapevoli. E alcuni elementi fondamentali per una maggiore comprensione di come sta agendo il comparto arrivano, appunto, dalla ricerca, presentata nel corso dell’evento da Anna Crocetti, membership management and research officer del Forum e Alessandra Diotallevi, responsabile servizio sostenibilità, ANIA.
Tra gli aspetti generali emersi dal sondaggio l’istituzione di una funzione aziendale o di un comitato ad hoc dedicati ai temi di sostenibilità nel 90% dei casi, e “se lo scorso anno era al diretto riporto delle funzioni apicali per il 46% del campione, quest’anno il dato sale all’89%”, afferma Diotallevi rimarcando come il tema sia ormai centrale per i “piani alti” delle entità. Novità della ricerca di quest’anno, è poi l’inclusione dell’obiettivo della parità di genere all’interno delle politiche di gestione delle risorse umane e i ruoli a cui si applica: il 98% del campione tiene conto di tale obiettivo, nella maggioranza dei casi (96%) tramite indicatori quantitativi (accompagnati nel 75% dei casi da indicatori qualitativi).
Per quanto riguarda poi l’inclusione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento, questo avviene per la quasi totalità del campione, il 99,98% (“auspichiamo in una totalità nella prossima rilevazione”, afferma Crocetti), soprattutto nelle decisioni riferite al portafoglio diretto e in delega. La ricerca di quest’anno conferma poi come la principale motivazione che spinge le assicurazioni a effettuare investimenti sostenibili sia “la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno finanziario”. Si arriva poi all’inclusione dei rischi ESG nell’attività di sottoscrizione dei rischi, ebbene, anche quest’anno “il campione o già include i criteri ESG nella definizione dell’offerta di prodotti assicurativi danni o prodotti assicurativi vita diversi dai prodotti di investimento oppureha avviato (o sta proseguendo) valutazioni in merito”. Questa inclusione avviene principalmente tramite la limitazione dell’offerta di prodotti assicurativi per le attività esposte ad alti rischi ESG, l’offerta di prodotti assicurativi per la copertura dei rischi climatici (per lo più legati all’acqua, al vento e alle temperature), nonché l’offerta di prodotti specifici per favorire l’inclusione assicurativa.
La tavola rotonda
“Dai dati emerge un approccio compatto delle assicurazioni verso le leve di contrasto al cambiamento climatico”, afferma Giulia Balugani, sustainability manager di UnipolSai Assicurazioni. Balugani sottolinea come questi temi siano più “avvicinabili” dagli investitori e anche per l’azione stessa delle assicurazioni, “tuttavia la transizione è molto complessa e ci chiede nuove competenze, informazioni e flussi di dati: tutti elementi che si stanno costruendo in questo periodo”. Altro elemento all’attenzione è poi legato alla promozione dei piani di adattamento: il dato è inferiore a quello della mitigazione, “da operatore la cosa non mi stupisce perché la finanza sull’adattamento è meno matura rispetto alla mitigazione, ma anche per il livello di complessità delle operazioni di adattamento. Ebbene, in questo ambito le compagnie possono offrire un forte contributo in fatto di dati e di competenze. Per il nostro settore è una sfida alta, ma ineludibile”.
Barbara Lucini, head of country sustainability & social responsibility, Generali Italia pone l’accento sul tema della S indicando come sia, oggi, “più esplicitata nell’attenzione degli operatori assicurativi, anche in ragione di un’assunzione che l’attività assicurativa sia intrinsecamente e socialmente responsabile”, ma c’è ancora molto da fare. “In Generali – afferma – abbiamo avviato una riflessione sul contributo addizionale e intenzionale da intraprendere per rispondere alle sfide che ci aspettano, dall’inverno demografico, al welfare, alla fragilità crescente di larghi settori della popolazione. Su queste c’è un servizio disciplinato degli assicuratori che da un lato devono rivedere l’offerta, dall’altro la rete di partnership”.
E sempre l’investitore finale è il nucleo a cui tende l’azione “consapevole” degli operatori finanziari, tanto che il focus dell’intervento di Arianna Magni head of institutional and international business development di Etica SGR, va a indagare la scarsa richiesta (il 22% dei rispondenti) di sostenibilità quando si tratta di analizzare un titolo di Stato. “Eppure da parte dei risparmiatori esiste una forte richiesta di titoli di Stato. Dal nostro punto di vista non solo è possibile, ma doveroso fare una due diligence degli Stati per capire quali sono ‘eligible’ dal punto di vista delle considerazioni di sostenibilità”.
Un’ultima riflessione va poi in direzione dei PAI (principal adverse impact) che, secondo Barbara Moretto, team leader sostenibilità, Reale Group, “al di là della difficoltà introdotta dall’aggiunta di una ulteriore disclosure all’interno del set informativo”, ha aperto uno spazio di riflessione più in generale per il settore delle assicurazioni dando l’opportunità di ragionare “in termini di valutazione delle proprie policy”. Un elemento interessante, afferma Moretto, è appunto rappresentato dal tentativo di “dare delle risposte alle richieste poste dai nuovi indicatori, indagando se le policy di investimento già a disposizione dell’assicurazione sono effettivamente efficaci e in linea con la strategia generale, non solo dal punto di vista dell’invesitmento sostenibile – conclude l’esperta – ma anche della sostenibilità più ampia del gruppo e, soprattutto, siano comprese dal cliente esterno”.