Nonostante le sfide, il private debt continua a offrire opportunità di investimento attraenti. La diversificazione del portafoglio e i rendimenti potenzialmente superiori rispetto ad altre asset class lo rendono un'opzione interessante anche per gli istituzionali, che cercano una fonte di reddito stabile e un potenziale apprezzamento del capitale a lungo termine. A quali segmenti guardare, nell’attuale contesto di mercato? “Tra i segmenti più interessanti vi sono le operazioni combinate di private equity e debt che riescono a intercettare la domanda di diversi attori, distribuendo su più soggetti la catena di informazioni riservate tipica dei private markets”, evidenzia Lorenzo Giavenni, responsabile prodotti e canali Istituzionali di Arca Fondi SGR. “In questo senso il rischio di asimmetrie informative diminuisce, perché si uniscono non solo il gestore di debito, ma anche di quello equity, una banca o un’investment bank: c'è una catena di relazioni legata a un'impresa e a un'operazione che aiuta a fare luce sui possibili rischi. Questo sistema, unito alle buone prospettive dell'economia reale italiana, al trend di aumento di domanda e ai buoni rendimenti, rende i private markets piuttosto interessanti”, chiarisce l’esperto secondo cui, comunque, resta “essenziale valutare le capacità del gestore di riferimento e costruire un rapporto di fiducia nel tempo. Il riparo dalla volatilità, spesso citato tra i fattori caratteristici del private debt, non è sempre presente: in questi mercati l'aggiustamento delle valutazioni è un po’ più lento, ma comunque possibile. Dire che si tratta di un’asset class del tutto stabile è un’esagerazione. È però sicuramente vero che nel lungo periodo le performance sono interessanti e spesso superiori rispetto a quelle dei mercati quotati”.
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