Private equity e venture capital, nel 2023 crollano raccolta e investimenti

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Jakub Dziubak (Unsplash)

Cala la raccolta sul mercato italiano del capitale di rischio. Secondo i dati presentati da AIFI, Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, in collaborazione con PwC Italia – Deals, nel 2023 il mercato del private equity e venture capital ha attratto flussi per 3,77 miliardi (di cui 2,5 miliardi raccolti sul mercato) una discesa evidente dai 5,9 miliardi dell’anno precedente (-36%). In calo anche il numero di operatori impegnati in attività di fundraising: 35 nel 2023 (14 in meno rispetto all’anno precedente).

Il dettaglio dei numeri restituisce un panorama in cui gli operatori interni rappresentano l’83% del totale degli investitori: in testa fondi pensione e casse di previdenza (522 milioni di euro), seguiti dalle banche (13%, 332 milioni) e dai fondi di fondi privati (11%, 270 milioni).

La contrazione degli investimenti

Un calo più rilevante si riscontra sul fronte investimenti, scesi del 66% a 8,16 miliardi contro i 23,66 miliardi del 2022. Due anni fa, tuttavia, si erano registrate operazioni importanti (sia nel segmento buy out sia in quello delle infrastrutture): nello specifico sette operazioni con equity versato compreso tra 150 e 300 milioni (large deal) e 17 operazioni di ammontare superiore ai 300 milioni (mega deal), per un ammontare complessivo pari a 17,9 miliardi (76% del totale). Diverso il dato del 2023, che ha visto sei large deal e soltanto quattro mega deal, per un importo pari al 36% dell’ammontare complessivo investito nell’anno (2,93 miliardi). Mentre small e medium deal hanno attratto 5,24 miliardi investiti: il secondo valore più alto di sempre dopo il 2022.

Il traino del venture capital

Il calo generale del settore ha coinvolto anche il numero di operazioni, passate da 848 nel 2022 a 750 nel 2023 (-12%), a fare da traino ancora una volta l’attività di venture capital. Nel dettaglio: il segmento dell’early stage (seed, start up e later stage), vede una contrazione del 16% del numero di operazioni (547 nel 2022, contro 458 nel 2023) e del 35% dell’ammontare investito (da 1,18 miliardi a 762 milioni).

I buy out si posizionano in testa in termini di ammontare (il 67% del totale), con 5,47 miliardi e 170 operazioni. Seguono le operazioni di expansion con investimenti per 941 milioni, dato quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente (483 milioni), distribuito su 68 operazioni (+48% rispetto alle 46 del 2022).

Forte contrazione, invece, per gli investimenti in infrastrutture che con 937 milioni scendono del 91% rispetto all’anno precedente. Più ridotto il calo delle operazioni (44 nel 2023 contro le 52 dell’anno precedente). Infine, il segmento del turnaround, dedicato alle imprese in difficoltà, ha mantenuto un ruolo di nicchia, con solamente sei operazioni e 30 milioni investiti.

Con riferimento all’origine geografica degli operatori, rimane elevato l’interesse dei soggetti internazionali per il nostro mercato: nel 2023, infatti, il 64% dell’ammontare complessivo è stato investito da operatori esteri (5,25 miliardi).

“Dopo un biennio eccezionale per ammontare investito, soprattutto con riferimento al comparto delle infrastrutture, nel 2023 si osserva un calo delle grandi operazioni” dichiara Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI. “L’Italia si conferma però attrattiva nel segmento del mid market, composto da imprese eccellenti; è quasi raddoppiato l’expansion, +95%, segno che le aziende possono trovare nel private equity uno strumento valido per crescere e internazionalizzarsi”.

Settori, geografie e disinvestimenti

A livello settoriale, il 2023 ha visto al primo posto per numero di investimenti il comparto Ict, con il 27% delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 17%, e dal medicale, 14 per cento.

A livello geografico la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 45% del numero degli investimenti in Italia, seguita da Lazio (9%) e Toscana (8%).

Nel 2023 l’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato pari a 1,73 miliardi, in calo del 61% rispetto all’anno precedente. Il numero di exit è stato pari a 99, -15% rispetto alle 117 del 2022. Il canale maggiormente utilizzato per i disinvestimenti in termini di numero è stato la vendita a un soggetto industriale, con 37 exit (37% del totale), mentre in termini di ammontare la vendita a un altro operatore di private equity ha rappresentato il canale di disinvestimento preferito (776 milioni di euro), con un’incidenza del 45%.