Risparmiatori preoccupati per le tensioni geopolitiche (ma il fintech aiuta negli obiettivi di investimento)

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Oleg Laptev (Unsplash)

Quale il peso degli eventi geopolitici (dalla guerra in Ucraina alla crisi in Medioriente) sui comportamenti e sulle scelte di investimento dei risparmiatori? Il tema è delicato e coinvolge non soltanto le conseguenze tangibili delle crisi, come l’aumento del costo delle materie prime, l’inflazione e il conseguente impatto sulle abitudini di spesa; ma anche un livello più profondo, legato percezione degli individui.

Verificare il livello di “preoccupazione” dei risparmiatori è l’obiettivo di un recente sondaggio condotto in forma anonima sulla base clienti di Gimme5, l’app “salvadanaio virtuale” nata nel 2013 su iniziativa di AcomeA SGR.

Il soggetto più sensibile al tema? Donna e over 40

Emerge dall’indagine come la stragrande maggioranza degli intervistati abbia seguito con profonda (54%) o almeno leggera (41%) preoccupazione l’evolvere dei conflitti: soltanto il 5% del campione dichiara di aver seguito le vicende internazionali con “distacco”. I più sensibili? La Generazione X, ossia i nati tra il 1965 e il 1980, e le donne, che si dichiarano preoccupate nel 76% dei casi contro il 52% degli uomini.

Le abitudini di spesa

Come detto, al di là della percezione, gli effetti delle crisi internazionali sono tangibili nelle abitudini di spesa delle famiglie italiane. In ordine di priorità, la prima voce ad aver subito un taglio è quella relativa allo shopping (50,8% dei rispondenti), seguono lo svago (47%), i viaggi (42,2%), la formazione (8,5%) e, in alcuni casi, i beni di consumo primari (5,8%). Questo atteggiamento ha avuto ricadute anche sulla propensione all’investimento: il 47,5% degli intervistati ammette di aver ridotto gli investimenti per mancanza di risorse, mentre il 30,7% dice di aver perso la fiducia nei mercati e il 29,6% trova sempre più difficile stimare la rischiosità di un investimento. “Tra chi non riesce a intravedere le opportunità di investimento a sconto (79,4%) e chi reagisce in modo emotivo di fronte alle oscillazioni di mercato (27,2%), il primo assaggio di inflazione dopo anni di tassi zero non ha di certo lasciato indifferenti gli investitori italiani”, si legge in una nota.

Come sono cambiati gli investimenti

Una prima conseguenza del nuovo corso sulla composizione dei portafogli è visibile in una maggiore diversificazione del portafoglio (per il 30% dei rispondenti), con una riduzione dell’esposizione a settori specifici (10%) o del livello di rischio generale (8%) e, in alcuni casi, arrivando a disinvestire (12%). Non sembra, invece, aver perso rilevanza l’attenzione alla sostenibilità: i fattori ESG restano un tema importante (57%) o ancora più centrale (31%) per la maggior parte dei rispondenti.

Sul fronte delle differenze di genere e generazionali, emerge una maggiore propensione all’investimento da parte degli uomini (sono il 10% in più più rispetto alle donne), e degli appartenenti alla generazione del Baby boom (i nati tra il 1946 e il 1964), che detengono il record di risparmi investiti. Nei primi mesi del 2024 è comunque cresciuta la quota di quanti vogliono attivare nuovi obiettivi (visibile sull’app Gimme5) per risparmiare per casa e viaggi.

Educazione finanziaria, spinta decisiva

Una spinta decisiva all’investimento, segnalano i ricercatori, viene dall’educazione finanziaria: la maggior parte del campione (34%) ammette di aver iniziato a investire soltanto dopo essersi adeguatamente documentata, il 28% dopo aver messo dei risparmi da parte e soltanto il 17% ha cominciato al raggiungimento della maggiore età. Un segnale positivo di consapevolezza è rappresentato dal fatto che l’82% del campione ritiene fondamentale diversificare i propri investimenti; solo il 15% dichiara di adottare un unico strumento finanziario, mentre l’85% ne adotta almeno due (il 18% addirittura più di cinque).

Il livello di educazione finanziaria degli intervistati si riflette anche sulla scelta dell’orizzonte temporale da adottare per i propri investimenti: una media generale di sei anni, nello specifico chi opta per cinque anni (36%) e chi (31%) per dieci.

Gender gap, ancora tu?

Purtroppo, anche in tema di educazione finanziaria continuano a permanere le differenze di genere: gli uomini ritengono la diversificazione fondamentale nel 21% in più dei casi rispetto alle donne e nel 24% in più dei casi adottano un orizzonte temporale superiore ai cinque anni.

I risultati del sondaggio evidenziano, infine, il ruolo determinante che gioca la tecnologia negli investimenti: il 21% del campione afferma di aver iniziato a investire grazie al fintech, mentre il 42% ritiene utili gli automatismi di risparmio disponibili nell’app Gimme5. Guardando al futuro, gli intervistati si dicono interessati ad accedere a strumenti di analisi degli investimenti sempre più sofisticati (46%), a maggiori opzioni d’investimento (45%) e ad approfondimenti di educazione finanziaria (27%).