Sostenibilità, perché la double materiality è così centrale nelle decisioni di investimento

Salone SRI, Milano 15 novembre 2022
Salone SRI 2022 (foto FundsPeople)

Doppia materialità, una finanziaria e una di impatto. Si tratta di un concetto introdotto per la prima volta dalla Commissione Europea nel documento "Linee guida sul reporting non finanziario" del 2019. Dunque le aziende hanno l'obiettivo di rendicontare su come i problemi di sostenibilità influenzano la loro attività e come impattano, dall’altra parte, anche sulle persone e sull’ambiente.

In occasione del Salone SRI, che si è svolto il 15 novembre al Palazzo delle Stelline di Milano, si è discusso anche di questo, della centralità del concetto di doppia materialità.

"Va subito detto che quando si tratta l'argomento si abbraccia un ampio range, molti elementi possono essere messi a sistema all’interno di una decisione di investimento soprattutto se questa riguarda la sostenibilità. Gli investitori e le società hanno diversi elementi da valutare come il concetto di impatto, l'esposizione ai PRI e le differenze nella composizione dei portafogli", spiega Meggin Thwing Eastman, Managing director, ESG and Climate Research di MSCI, intervenuta alla tavola rotonda.

Secondo l'esperta, la double materiality è una sorta di espansione del mondo degli investimenti e non si tratterebbe, invece, di un nuovo paradigma. "Noi di MSCI collaboriamo con investitori in tutto il mondo e dobbiamo sottolineare come in alcuni Paesi, compresi gli Stati Uniti il tema della sostenibilità è più difficile da affrontare tanto a livello di regolamentazione quanto a quello politico". Il monito di Thwing Eastman è quello di avere un approccio olistico per comprendere a fondo lo scenario in cui si opera prima di prendere delle decisioni di investimento anche e soprattutto quando si tratta di fattori ESG.

Su questo punto gli fa eco Coline Pavot, head of Responsible Investment Research di La Financière de l’Echiquier. "Il nostro obiettivo è puntare sulla doppia materialità, nonostante molte persone siano ancora scettiche nei confronti di questo concetto e di questa integrazione. Inoltre, adottando questo approccio possono essere esplicitati anche molti costi che le aziende debbono sostenere e che, altrimenti, rimarrebbero sommersi", commenta la responsabile.

Mercati emergenti, la nuova spinta ESG

La vera sfida sostenibile sarà, nel prossimo futuro, non soltanto per i mercati sviluppati ma anche e soprattutto per quelli emergenti. "Quando si cerca di analizzare l'universo degli ESG bisogna fare uno sforzo e proiettarsi verso i prossimi 5-10 anni, dove sicuramente è già possibile vedere molta incertezza all’orizzonte", sottolinea Andrea Salvatori, head of Emerging Markets ESG Strategies di Amundi. Come ampiamente noto e riconosciuto da tutti, questo è stato un anno molto difficile per i mercati finanziari e il fatto che tutte le asset class siano andate male allo stesso momento non di certo aiutato gli operatori di mercato. "Le performance sono state negative, in questa congiunzione di diversi fattori, gli ESG rimangono comunque al centro, basti guardare anche le agende politiche dei governi", commenta l'esperto. Sarà necessario fare uno sforzo e pensare a dove si troverà l’industria tra qualche anno, quali potranno essere le leve che ne muoveranno lo sviluppo. "I fattori ESG sono passati dall’essere, solo qualche anno fa, un fenomeno immateriale, ma ora questa tendenza è totalmente cambiata", prosegue. In questo senso, gli emergenti saranno i protagonisti del futuro.

Conclude la discussione Lucia Meloni, Lead ESG analyst – Governance & Investments Research di Candriam. "I prossimi passi nella direzione della sostenibilità ci vedranno impegnati ad aumentare la trasparenza e le informazioni che vengono veicolate dalle società. Abbiamo già degli strumenti a disposizione come le regolamentazione ma dobbiamo continuare a portare avanti la nostra analisi ESG su un doppio binario, da qui l'importanza della double materiality" conclude.