Numeri, attività, investimenti, trasformazioni. I risultati iniziali del primo studio universitario sui family office in Italia, condotto dalla School
of Management del Politecnico di Milano e dal Centro per il Family Business Management
della Libera Università di Bolzano, offrono dati inediti.
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Rappresentano un fenomeno in costante crescita. Sono "il cuore del capitalismo familiare" e stanno vivendo un percorso di trasformazione importante, dovuto anche alla crisi economica e sanitaria. I family office entrano sempre più nell’agenda di operatori di wealth managament, di advisory finanziaria e strategica e delle famiglie stesse, che spesso si ritrovano a gestire un patrimonio complesso. Eppure, guardando attentamente alla loro composizione, ci si accorge subito come la loro forma organizzativa sia eterogenea, sia in termini di struttura ma anche di attività e processi.
I dati italiani
Secondo una ricerca condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal Centro per il Family Business Management della Libera Università di Bolzano, i family office attivi in Italia a ottobre 2020 erano 158. Otto in più rispetto al 2019, anno in cui comunque si era già registrato un balzo in avanti notevole, considerando che sei anni fa se ne contavano 120. Di questi 158 attivi ad oggi, dunque, 24 sono di origine bancaria, spesso attraverso fiduciarie controllate, 78 sono family office professionali (una popolazione molto variegata che include società SIM, SCF etc.) e 56 sono single o multifamily office controllati da famiglie imprenditoriali, le cui principali attività riguardano soprattutto la gestione finanziaria del patrimonio, più che la gestione dei costi, del reporting integrato e delle transazioni, come invece accade oltreoceano.
Investimenti altalenanti
I primi dati della ricerca, condotta dai docenti universitari Alfredo De Massis e Josip Kotlar, mostra anche come gli investimenti dei family office in Europa siano in costante crescita: nel 2020 si contano 111 investimenti in startup e imprese innovative che hanno coinvolto almeno un family office europeo, segnando un +19,9% in termini di valore investito rispetto all’anno precedente. La situazione in Italia è più altalenante, con un 2020 che ha segnato un drastico calo sia del numero di investimenti (da 12 a 9) che di valore investito (-51% rispetto al 2019). Si pensi che nel 2017 gli investimenti dei family office italiani pesavano per il 21% del totale europeo, mentre nel 2020 la cifra è scesa all’8%. Pandemia a parte, la spiegazione sta nel fatto che il numero dei family office italiani è ancora esiguo, rispetto ad altri Paesi europei, come ad esempio la Germania, la Svizzera e la Svezia. Tuttavia, benché la cifra sia ancora bassa, in Italia c’è comunque un alto numero di investimenti imprenditoriali, il più alto in Europa, secondo il report.
Più new economy e venture capital
Entrando nel dettaglio degli investimenti, i family office europei, secondo lo studio, investono soprattuto il startup e imprese innovative della new economy, dall’e-commerce al fintech, ma c’è un forte interesse anche verso la app economy, il mondo IT e l’artificial intelligence, o settori più tradizionali come health care e food & beverage. L’Italia risulta al quinto posto nella classifica delle startup e imprese innovative che hanno ricevuto investimenti da FO, con 45 deal portati a termine da parte di FO europei tra il 2015 e il 2020. Segno del crescente collegamento con il mondo dell’imprenditoria e dell’economia reale, tanto auspicato anche dal governo Draghi.
Si registra, infatti, anche un aumento di investimenti in attività di venture capital e private equity. Settori che stanno diventando una vera e propria asset class alternativa per tutto il mondo del risparmio gestito. In Italia l’attenzione è emergente e di nicchia ma in evoluzione: secondo la ricerca di Politecnico di Milano e Libera Università di Bolzano, tra il 2016 e il 2019 i family office hanno effettuato circa 90 deal diretti di venture capital, includendo anche quelli di equity crowdfunding, di cui 69 in Europa (Italia, ma anche Germania e Francia) e 17 negli Stati Uniti, per un valore di 3 miliardi di dollari.
Trasformazione dei family office
L’evoluzione dei family office non riguarda, però, solo la gestione degli investimenti: ci sono anche molte trasformazioni strutturali, strategiche e organizzative. In Italia, la crescita numerica degli attori ascrivibili a family office è un chiaro segnale della maggiore attenzione delle famiglie imprenditoriali a una gestione olistica del proprio patrimonio liquido, illiquido e intangibile. Ma se il mercato è in espansione, si notano anche spinte centripete di consolidamento degli attori principali, spesso tramite fusioni e acquisizioni. Due esempi recenti sono l’acquisizione da parte di CFO SIM di Alpe Adria Gestioni SIM e quella di Sireco Fiduciaria da parte di Sella Fiduciaria, compagnia del gruppo Sella. Secondo lo studio, c’è la necessità da parte dei family office di professionalizzare e diversificare i propri servizi, per far fronte ad una clientela sempre più esigente e internazionale.
Inoltre si affacciano nuovi trend globali, come la sostenibilità e l’impatto sociale. Attività come filantropia e investimenti SRI stanno diventando sempre più popolari perché permettono di mettere in pratica la visione di lungo periodo che caratterizza le famiglie e di perseguire gli obiettivi non finanziari, come la reputazione e l’identità.