Fra innovazione e tradizione, ecco l'Europa di domani

Thomas Dorner, Aberdeen Standard Investments, notizia
Immagine ceduta

Contributo a cura di Thomas Dorner, Financials analyst & portfolio manager di Aberdeen Standard Investments. Contenuto sponsorizzato.

Le aziende europee godono di posizioni dominanti in molteplici settori globali come quello dei beni industriali e farmaceutico. Numerosi brand europei legati al largo consumo e al lusso vantano un'immagine prestigiosa e una lunga tradizione, qualità altamente desiderabili e difficilmente replicabili. Inoltre, molte società hanno dimostrato una capacità di innovazione che compete con le controparti globali in settori come quello tecnologico e dei servizi finanziari.

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Il quadro politico dell'Europa è storicamente complesso a causa delle diverse priorità politiche, economiche e culturali degli Stati membri e per alcuni investitori la mancanza di un solido coordinamento normativo in seno all'Europa è stata penalizzante. Tuttavia, sembra che sulla scia della pandemia da Covid-19 alcune cose stiano cambiando. Lo dimostra la risposta forte e decisa che l’UE è riuscita a dare a una serie di tematiche tra cui il cambiamento climatico, che domina la lista delle priorità del programma Next Generation EU deciso in risposta alla pandemia. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha inoltre lanciato un appello affinché il 2021 segni l’inizio del decennio digitale dell’Europa.

Non si tratta semplicemente di ambizione politica e di iniziative nazionali: nel mercato europeo si ravvisano infatti segnali concreti di un graduale passaggio dalla old economy a settori ad alta crescita. Oggi, il comparto più rappresentato nell’Euro STOXX50 è quello tecnologico, mentre nell'ultimo decennio l’esposizione alla finanza e all'energia si è sostanzialmente ridotta. Nel tempo, questa evoluzione dovrebbe accelerare il passo e rendere più visibile una crescita degli utili. (Fonte: Morgan Stanley)

I dati suggeriscono un elevato livello di innovazione delle aziende europee. L’Indice Bloomberg’s 2021 Innovation, che valuta fattori quali l’intensità degli investimenti in R&S, la produzione manifatturiera di valore aggiunto, la produttività e l’attività brevettuale, vede figurare ai primi 10 posti ben sette Paesi europei. Per contro, gli Stati Uniti sono usciti dalla rosa dei primi 10 e la Cina langue al sedicesimo posto.

Heritage industriale e ascesa dei giganti di nicchia

La tradizione industriale europea ha contribuito in passato a creare la percezione che il suo mercato fosse ciclico, ma ha anche dato la luce ad alcune delle aziende più forti del continente. I cosiddetti giganti di nicchia del settore industriale sono una realtà che interessa tutti i mercati europei. Sono aziende che beneficiano di una solida tradizione, di una forte concentrazione sulle attività primarie nelle rispettive nicchie e di orizzonti di lungo termine, spesso proprio perché sono a conduzione familiare. Il Mittelstand, ovvero il tessuto delle piccole-medie imprese tedesche operanti in interessanti nicchie di mercato, ne è forse l’esempio migliore. In genere si tratta di aziende familiari, spesso altamente innovative.

Vi sono svariati esempi di società europee che a nostro avviso rientrano nella categoria dei giganti di nicchia.

  • Knorr Bremse (sistemi frenanti)
  • MTU (motori a reazione per aerei)
  • Atlas Copco (compressori industriali)
  • Assa Abloy (porte automatiche)
  • Kone (ascensori)
  • Kingspan (isolamento)

L’innovazione tecnologica nella new economy

La brand heritage e le competenze ingegneristiche sono alcune delle principali attrattive dei giganti di nicchia europei. Ma vediamo un numero crescente di società europee in posizione dominante anche in aree emergenti e in rapida crescita dell’economia.

Prendiamo ad esempio Nemetschek, una casa di software i cui prodotti complessi aiutano architetti, ingegneri e imprese edili a controllare e gestire meglio il ciclo di vita dei progetti edilizi. In pratica prende in carico tutti gli aspetti edilizi, dalla misurazione e calcolo del calcestruzzo rinforzato con fibre d’acciaio alla prevenzione dei difetti prima della costruzione. Questa soluzione contribuisce a migliorare l’efficienza e consente al contempo di ridurre sprechi e costi.

Leadership nel settore dei consumi

Per molti l'Europa è sinonimo di beni di lusso, in quanto patria di gruppi come Hermès, LVMH, Richemont e Kering. Il Vecchio Continente si è guadagnato questa reputazione grazie alla lunga tradizione di produzione artigianale unita a una gestione a conduzione familiare rimasta stabile, in molti casi, per oltre un secolo. Ad esempio la casa Hermès, fondata nel 1837 per vendere selle a una clientela d'élite, è poi passata a produrre le famose borse in pelle all’inizio del XX secolo e secondo Reuters il 67% delle azioni della società è ancora in mano alla famiglia Hermès.

L'industria del lusso è diventata un tipico mercato "winner takes all" e a fare man bassa dei profitti sono le società ai primi 20 posti, gran parte delle quali ha sede in Europa. La combinazione di tradizione e brand altamente ambiti rappresenta un potente vantaggio competitivo immateriale, per questo le aziende del lusso europee investono molto tempo, impegno e denaro per coltivare la propria immagine. È una caratteristica utile in un settore con una crescita allettante e probabilmente destinata a perdurare, grazie alla crescente domanda cinese. Secondo Business of Fashion, la Cina rappresenta infatti circa il 30% della spesa complessiva per beni di lusso e mostra un'espansione capace di sostenere l’egemonia europea per il prossimo decennio.

L’Europa tuttavia è anche patria di società con robusti brand che non c'entrano con il lusso. Le aziende europee produttrici di beni di consumo in genere spendono più dei competitor per tutelare e sviluppare i loro marchi e mostrano un rapporto tra spesa in R&S e vendite di norma superiore a quello delle controparti statunitensi. In genere ciò si traduce in una crescita a lungo termine superiore.

Campioni di sostenibilità

L’Europa è all’avanguardia anche nell'ambito del capitalismo responsabile. Il continente ha una solida base nella catena del valore globale delle energie rinnovabili, con alcuni dei maggiori sviluppatori globali di energie rinnovabili nel settore dei servizi di pubblica utilità. Dopo la crisi finanziaria globale, questo settore si è trovato in gravi difficoltà perché l’eccesso di capacità produttiva ha creato pressioni sugli utili. Tuttavia, tali aziende hanno attuato misure forti per ristrutturare e investire durante questa difficile fase e sono riuscite ad affermarsi come leader globali delle energie rinnovabili.

Il mercato dell'energia eolica offshore rappresenta un esempio particolarmente interessante. Fino a poco tempo fa era concentrato quasi esclusivamente in Europa, ma oggi si sta espandendo rapidamente in tutto il mondo. Una delle società che operano in questo campo è Orsted, nota per l'efficiente gestione delle complessità intrinseche del settore, che a gennaio 2020 è stata insignita da Corporate Knights – il magazine specializzato in capitalismo clean – del riconoscimento di azienda più sostenibile del mondo.

L’Europa è anche la patria di società che operano nella filiera delle energie rinnovabili, come i produttori di turbine eoliche Vestas e Siemens-Gamesa. Senza nulla togliere all'importanza geografica dell’Europa, questi sono mercati globali e di fatto il maggior mercato di Vestas sono gli Stati Uniti, dove sotto l’egida dell’amministrazione Biden si osserva una rinnovata attenzione per il cambiamento climatico.

Considerazioni finali

Riteniamo che la classica immagine di Europa come old economy, povera di innovazione e crescita, non colga i cambiamenti in atto. L’Europa è patria di alcune delle più importanti industrie e di famosi brand nel settore dei consumi che giudichiamo ben posizionati per una solida crescita a lungo termine. Inoltre, esistono anche segnali di un'evoluzione verso la new economy e soprattutto è evidente la chiara leadership dell'Europa sul fronte delle sfide ambientali, sia a livello politico che commerciale. Nel complesso, riteniamo che questi fattori offrano numerose e interessanti opportunità per gli investitori che privilegiano un approccio bottom-up.

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Le società menzionate sono state scelte solo a scopi illustrativi al fine di mostrare lo stile di gestione degli investimenti qui descritto e non come raccomandazione d’investimento né indicazione della performance futura.