Azionario globale, non solo i Magnifici 7. Come orientarsi per individuare le opportunità

Didier Rabattu News
Didier Rabattu, immagine concessa (LOIM)

In una fase di incertezza per il rallentamento della crescita, l’inflazione in calo ma persistente e i tassi alti, Didier Rabattu, Global Head of Equities di Lombard Odier IM, per cogliere i possibili sviluppi dei mercati azionari nei prossimi mesi, invita gli investitori a soffermarsi su due indicatori chiave: il rendimento del capitale e il costo del capitale. “Il periodo tra il 2016 al 2022, in cui il costo del capitale è stato negativo per i tassi di inflazione bassi e tassi nominali negativi, ha rappresentato per certi versi un’anomalia. Un ambiente di questo tipo permette di avere elevati rapporti prezzi utili esclusivamente in virtù dei bassi costi di finanziamento per le aziende”, spiega Rabattu che aggiunge: “Ma ora la situazione è cambiata: con l’inflazione più elevata e l’aumento dei tassi da parte delle banche centrali a partire dal 2022 il costo reale del capitale è aumentato. Il tasso di inflazione in Europa e Usa è all’incirca del 3%, mentre i tassi si situano tra il 4% e il 5%. Quindi il costo reale del capitale si aggira attorno all’1,5%. Ma nonostante l’aumento del costo del capitale, il return on equity delle società si è mantenuto elevato. E questo spiega le buone performance dei mercati azionari dell’ultimo anno nonostante lo scenario avverso”, continua il responsabile globale dell’equity di Lombard Odier IM. “Questo perché nonostante la corsa dell’inflazione le aziende sono riuscite ad alzare i prezzi sufficientemente per proteggere i flussi di cassa. Ne è scaturito un contesto molto diverso dal contesto inflattivo degli anni Settanta, quando i rendimenti sul capitale crollarono. Al contrario negli ultimi due anni, le aziende sono riuscite a proteggere i margini di profitto e questa è una delle ragioni per cui i rapporti P/E sui mercati rimangono piuttosto elevati”, analizza l’esperto.

Performance azionarie concentrate in pochi nomi

Un altro fenomeno che ha caratterizzato i mercati è stato la concentrazione della performance in una manciata di titoli: quelli delle mega cap tecnologiche statunitensi, le cosiddette “Magnifiche 7” (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Meta e Tesla) i cui profitti sono aumentati in modo drammatico negli ultimi due anni. Queste aziende rappresentano oggi da sole più del 30% dell’indice S&P500, ma anche il 25% dell’indice MSCI World.

Una situazione analoga si sta osservando anche in Europa, regione che diversamente dagli Usa attraversa una fase complessa dal punto di vista della crescita economica. “In Europa stanno facendo bene solo alcuni settori, in particolare il lusso o l'healthcare per i nuovi farmaci contro l'obesità, e il gruppo ristretto di aziende che Goldman Sachs ha chiamato GRANOLAS (GSK, Roche, ASML, Nestlé, Novartis, Novo Nordisk, L'Oréal, LVMH, AstraZeneca, SAP e Sanofi)”, dice l’esperto.  “Le small o mid cap, ad eccezione delle ultime due o tre settimane, sono piatte e non hanno ancora recuperato dal forte ribasso dei mercati del 2022”, prosegue Rabattu. “In sostanza il bull market di oggi, sia per l’Europa che per gli Usa, è limitato alle large cap e ha interessato solo marginalmente l'economia reale”, osserva il professionista, che però in vista dei prossimi mesi guarda con interesse al segmento delle piccole e medie capitalizzazioni a livello globale, per il fatto di essere scambiate con valutazioni relativamente a buon mercato. “Inoltre, in concomitanza con l'allentamento dei tassi da parte delle banche centrali, questo trend che favorisce le large cap potrebbe invertirsi, mitigando la forte discrepanza attuale tra le valutazioni delle small e mid cap e delle large cap”, analizza.

Giappone

Un mercato che piace a Rabattu è il Giappone. Il Paese del Sol Levante sta vivendo un momento molto positivo per il ritorno dell'inflazione dopo decenni in cui è stata pressoché insistente. “La banca centrale giapponese sta mantenendo politiche accomodanti. Di conseguenza con i tassi di inflazione attuali il costo del capitale è negativo all'incirca del 3,5%. Inoltre, le aziende giapponesi per il ritorno dell'inflazione sono state spinte a mettere in opera le enormi masse di liquidità che hanno costruito nel proprio bilancio, favorendo operazioni di buy-back che stanno sostenendo le performance del mercato nipponico”, dice il Global Head of Equities di Lombard Odier IM.

I settori nel radar

“Al momento alcune parti dei mercati emergenti sono molto a buon mercato, in particolare le aziende cinesi di qualità quotate nei mercati offshore, che sono penalizzate dal momentum negativo della Cina. Gode di valutazioni interessanti anche il comparto delle risorse naturali, ad esempio delle aziende impegnate nella filiera del litio, cobalto o nichel, materie prime critiche per la transizione energetica”, analizza Rabattu. Al di fuori dei nomi più noti, l’esperto vede delle opportunità anche nel tech. “Ci piacciono il green tech e il fintech, che sta sfidando il settore finanziario e delle banche sul terreno dell’innovazione. Anche nei pagamenti globali ci sono aziende interessanti che scambiano a prezzi accessibili”, dice il professionista. Mentre i settori più in difficoltà, secondo l’analisi di Rabattu, sono le banche per i debiti elevati che pesano sui bilanci di alcuni nomi del settore e il settore dell'automotive. “Sta subendo forti cambiamenti per il passaggio alle auto elettriche e per la guida autonoma che potrebbe trasformare completamente l'industria. Nell’automotive sono in atto dei cambiamenti che al momento non rendono chiaro quale sarà il suo futuro, anche per il fatto che la Cina sta conquistando nuove fette di mercato in Asia e America Latina e ora punta ad espandersi anche in Europa”, dice l’esperto.

Sostenibilità in crisi?  

Alla luce dei recenti eventi negli Stati Uniti in cui alcune grandi aziende del asset management stanno ridimensionando la loro partecipazione alle coalizioni di investitori che favoriscono l’engagement contro il cambiamento climatico, Rabattu non crede che queste defezioni comprometteranno il futuro degli investimenti sostenibili. “I fattori ESG sono legati a delle pratiche di business, ma sono una cosa diversa e indipendente dalla sostenibilità. Negli Usa gli ESG stanno attraversando un momento critico. Tuttavia questo non significa che la sostenibilità stia giungendo al capolinea”, dice l’esperto. “L'Inflation reduction act (IRA) del governo federale studiato per attrarre investimenti green in Usa sta crescendo in modo mastodontico. Ci sono molte aziende, tra cui aziende europee, impegnate nella transizione energetica e nelle energie pulite che grazie a questo piano stanno aprendo nuovi stabilimenti sul suolo americano. Gli effetti di questa iniziativa sull’economia Usa dimostrano che la sostenibilità nel Paese è un trend destinato a continuare”, conclude Rabattu.