L’istituto ha avviato una serie di appuntamenti dal titolo “In Rosa” per riunire le professioniste del private banking e della consulenza finanziaria e offrire un punto di vista specialistico sull’inclusione di genere.
Fare il punto sulla presenza delle donne nell’industria della consulenza finanziaria e del private banking. Una chiamata a verificare i numeri, certo, ma anche a valorizzare il ruolo delle professioniste in un ambito in cui la bilancia in termini numerici pende soprattutto dalla parte maschile. Con questo obiettivo, Banca Generali ha avviato una serie di appuntamenti sul territorio, il secondo dei quali oggi, 12 marzo, a Torino. Il titolo dell’evento è “evocativo”: In Rosa, e segue quello organizzato la settimana precedente a Bologna, che ha riunito le consulenti di area e offerto un punto di vista specialistico sul tema.
“Nell’area Nord-Ovest le consulenti sono oltre un quarto del totale, un dato al di sopra della media nazionale”, ha sottolineato Alessandro Mauri, sales manager di Banca Generali nell’introdurre i lavori e dichiarandosi “orgoglioso” del dato. Mauri ha riportato come le professioniste abbiano spesso risultati pro-capire migliori dei colleghi di sesso maschile, in particolare sul fronte della qualità del mix di raccolta. “Stiamo incontrando sempre più donne nell’area Nord-Ovest, con diversi livelli di esperienza, interessate a conoscere le prerogative e le opportunità offerte dalla consulenza finanziaria, attratte non solo dalle prospettive di crescita economica, che sono indubbiamente molto interessanti come ha dimostrato lo sviluppo del settore, ma anche e soprattutto dalle modalità e dalla qualità dell’approccio al lavoro”, ha aggiunto.
Le consulenti sempre più protagoniste
Il compito di delineare il perimetro dell’industria “al femminile”, in cui le professioniste sono sempre più “protagoniste” nel settore (benché il percorso da fare sia ancora lungo), si è sviluppato negli interventi di Valentina Frezza responsabile della direzione risorse umane di Banca Generali, Raffaela Aprea senior sales manager di Generali Investments, e Silvia Magni senior relationship manager di Invesco. “Costruire un’azienda sempre più inclusiva e capace di valorizzare le diversità è essenziale per continuare a innovare, a comprendere ed essere vicinialle nostre persone, ai nostri clienti, e per prendere parte alla crescita sostenibiledell’ecosistema in cui siamo inseriti”, ha affermato Frezza nell’esporre il punto di vista della banca e i programmi attivi per aumentare l’inclusione e l’engagement.
“Negli ultimi anni – ha proseguito Frezza – si è affermato un nuovo paradigma lavorativo, in cui l’engagement del dipendente non è più strettamente legata al solo pacchetto retributivo in senso economico, ma pone sempre più attenzione alla people strategy nel suo complesso, con particolare focus sui temi relativi a diversity, equity e inclusion. Motivo per cui come banca ci stiamo muovendo sempre più in questa direzione”.
Bilanciamento di genere “reale”
Lo sforzo richiamato dalle manager ha un riscontro nella terza private bank italiana in cui “il bilanciamento di genere è reale” dal momento che la metà del personale è di sesso femminile. Risultato che Banca Generali ha perseguito con un impegno avviato da tempo, già con la sottoscrizione dei Women Empowerment Principles, ossia i principi internazionali in materia di lavoro e di diritti umani che si basano sul riconoscimento di un interesse e una responsabilità per l'uguaglianza di genere nelle imprese, oltre a studiare percorsi personalizzati di inserimento specifici per le dipendenti.