Banca Mediolanum continua a puntare sul private e sui servizi tecnologia

doris
immagine concessa

Solidità patrimoniale, voglia di crescere ancora e di innovare. Con tanto di anticipo sul dividendo di 15 centesimi, per un totale di 110 milioni, il 50% in più di quanto pagato un anno fa.  I risultati di Banca Mediolanum continuano a viaggiare in territorio positivo. A fine ottobre, la raccolta netta in fondi comuni è stata pari a 367 milioni di euro (di cui 216 milioni attraverso la polizza MyLife) portando il totale da inizio anno a 3,867 miliardi di euro. La raccolta netta totale ha raggiunto così i 3,347 miliardi di euro, con un incremento del 51% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre il gruppo punta forte sul private banking. Parla Massimo Doris, vicepresidente di Mediolanum e amministratore delegato di Banca Mediolanum. Il gruppo, che conta su 4400 professionisti, ha un patrimonio in gestione (risparmio gestito più risparmio amministrato) di 51,5 miliardi di euro  (fonte: Assoreti, dati di patrimonio al 30 settembre 2014).

Qual'è il patrimonio gestito dal ramo private all’interno di Banca Mediolanum?

Il patrimonio gestito dai 385 private banker è circa di 11 miliardi, vale a dire che il portafoglio medio è di circa 30 milioni. Se all’interno prendiamo i 90 più importanti siamo a un patrimonio medio di 48 milioni di euro. È una bella crescita, considerando che siamo nati nel 2005 con 30 private. I clienti sopra al milione di euro a fine 2005 erano poco più di 500, oggi sono 2850.

Chi diventa private?

Chi ha un determinato numero di masse sotto gestione e una clientela sofisticata. Se si hanno 20 milioni di euro sotto gestione ma clienti piccoli non si può far parte del ramo private banking. Il nucleo familiare medio dei nostri professionisti è dai 500mila euro in su. Poi se vediamo che un cliente ha delle buone potenzialità, possiamo anche pensare di gestirlo anche con masse inferiori. I nostri professionisti poi sono supportati da una formazione continua attraverso un canale diretto con l’Università. 

Quanti professionisti sono arrivati nel 2014?

Ne sono arrivati 11 con portafogli interessanti. Nella maggior parte dei casi prendiamo patrimoni intorno ai 10 milioni di euro e li aiutiamo ad arrivare a circa 40 mln.

Siete molto forti sul fronte eventi e formazione. Quanti ne avete fatti quest’anno?

Abbiamo organizzato 8000 eventi nel 2013 per la rete di vendita. All’interno di questi, ci sono quelli cosiddetti high level, per la fascia di professionisti coi portafogli più corposi, che nel 2014 sono stati 70. L’apporto della sede è molto importante.

Parliamo della politica di remunerazione…

I nostri sono pagati totalmente a commissione, senza fissi. A meno che se ne acquisiscano da fuori: in questo caso, c’è un contratto a bonus per un anno e poi, a seconda di quanto riesce a portare, si valuta il da farsi. Le tipologie di commissione sono tre: front fee (se il cliente sottoscrive certificati o obbligazioni strutturate) perché coi fondi in genere non si pagano le commissioni di ingresso. Commissioni di gestione: i private banker possono arrivare anche a uno 0,80%. Commissioni sulla raccolta netta che ogni pb fa: 0,20% sull’amministrato e sul gestito va tra lo 0,5 e l’1,5%. In genere siamo intorno all’1% e non c’è un limite. Poi ci sono le stock option più gli incentivi. Una cosa importante che noi offriamo ai clienti rispetto ad altri competitor sono tutti i servizi bancari di base. Il cliente private in genere ha più di una banca. Noi possiamo essere la banca principale per un cliente private.

Continuate a investire in tecnologia?

Si, stiamo lavorando molto alle app su smartphone e tablet. Da quando, nel mese di gennaio 2012 in poi, abbiamo lanciato le app gli accessi alla banca tramite smartphone sono arrivati a un 30% sul totale, a scapito di internet e web. Stiamo migliorando le varie funzionalità a livello tecnologico in modo da consentire di aumentare il numero di operazioni. 

E sul fronte degli attivi?

Pensiamo di erogare nel 2014 circa 900 milioni di mutui e 400 milioni di prestiti, portando a fine anno lo stock mutui a quasi 5 miliardi e lo stock prestiti a circa 1 miliardo.

Cosa pensa degli stress test?

Ci piacerebbe essere una banca sotto il mirino BCE! Non ci spaventerebbe affatto. Tra l’altro, per quanto riguarda la sorveglianza di Banca d’Italia Banca Mediolanum, tra le ‘Less Significant Banks’ è ‘High Priority’. 

Come vede il mercato del gestito?
Vedo aggregazioni e consolidamento, molte tra le banche piccole che dovranno accasarsi con quelle più grandi. C’è un aspetto rilevante: essere compliant con la normativa significa sviluppare l’IT e aumentare il personale e questo ha un grande costo. Nel nostro budget 2014 sotto la voce: adeguamento normativo sono stati impiegati 20 milioni di euro. Anche per questo, per un piccolo, oggi è molto difficile stare sul mercato. Basti guardare ai numeri: secondo un’analisi della BCE nel corso degli ultimi cinque anni sono sparite 118 banche. 

C’è movimento sul mercato, sa a livello di dipendenti sia di clienti dato che il modello di banca tradizionale è sempre più in crisi. Intanto si sta assistendo ai vari piani di ristrutturazione. Basti vedere Unicredit e Banca Intesa. Voi come vi collocate?

La tendenza delle banche tradizionali è quella di puntare tutto sulla consulenza ma non sarà impresa semplice. Noi ne approfitteremo. Vedo maggiori possibilità di selezionare persone molto capaci che oggi stanno lavorando nelle banche e che hanno voglia/necessità di cambiamento.

Aspettate un po’ di masse dalla voluntaree disclosure?

Secondo me alla fine avrà successo questa operazione perché i paradisi fiscali sono sempre meno. Magari non saranno numeri macroscopici ma un po’ di masse potrebbero arrivare.